La cogestione campionato di calcio. Il ruolo del Presidente dell’AIA.
La posizione di questo imputato merita una trattazione a parte, in ragione della peculiarità del ruolo svolto nelle vicende per cui è processo, rispetto al cui svolgersi mantenne un atteggiamento parzialmente defilato ma in ogni caso molto significativo per il loro attuarsi.
Prima di esaminare le prove che lo riguardano ed al fine della migliore comprensione della vicenda è opportuno precisare, per quanto di interesse, che, a norma del Regolamento dell’Associazione Italiana Arbitri ( AIA), essa è l’organo che, all’interno della FIGC, riunisce obbligatoriamente tutti gli arbitri italiani che, senza vincolo di subordinazione, prestano la loro attività di ufficiali di gara nelle competizioni FIGC e degli organismi internazionali cui aderisce la Federazione ( art 1) e che l’art 3 stabilisce che gli arbitri sono sottoposti alla potestà disciplinare degli organi di giustizia sportiva della FIGC per le violazioni delle norme federali; a vigilare sull’osservanza delle norme federali vi è una Procura arbitrale che ha il compito di segnalare alla Procura Federale ogni presunta loro violazione da parte di arbitri; il Presidente nazionale è, ovviamente, tra gli organi direttivi e rappresenta l’AIA nei rapporti con la FIGC e con tutte le componenti interne, nonché nei confronti dei terzi.
Va, altresì, premesso che nel tempo in cui si svolsero i fatti del processo, Lanese era Presidente dell’AIA in carica dal 2000.
Passando ad esaminare i dati processuali sulla posizione in esame va rimarcato che molti di questi elementi sono già stati illustrati e valutati nella stesura della motivazione finora fatta e, per motivi di economicità e chiarezza di redazione del documento, saranno ora riproposti, aggiungendosi i nuovi presenti in atti e le valutazioni del caso.
Il 17 Sett 04 fu ascoltata una conversazione tra Pairetto e Manfredi Martino, nella quale tra l’altro il primo si lamentò del fatto che lui ( Bergamo) sapeva del telefono che io ti ho dato; Manfredi si meravigliò, poiché non ne aveva parlato con alcuno; Pairetto raccontò di aver capito che Bergamo già sapeva e quindi non negò riferendo le parole dette al collega “ si gli ho dato il telefonino per chiamarmi nel caso fosse successo qualcosa in occasione del… sai degli eventi, quelli…Nel medesimo giorno, in serata, l’argomento fu oggetto di commento tra Lanese e Pairetto, nell’ambito di un discorso che riguardava la posizione di Manfredi Martino, disse Pairetto : anche Manfredi non ci sta.. voi siete nella merda… a quello che tu mi dici va via e Lanese : …vorrei sapere chi glielo ha detto a Paolo Bergamo di questa scheda… facendo delle ipotesi, tra cui anche quella che lo stesso Manfredi se lo fosse fatto scappare, disprezzandone l’ingenuità e Pairetto di rimando… ma poi tra l’altro è una cosa che è già passata in secondo piano ma poi gli hanno dato il telefono, Lanese …gliel’abbiamo dato noi…, Pairetto quello speciale e Lanese ribadì… il telefono glielo abbiamo dato noi.
In proposito deve osservarsi che non è condivisibile l’assunto del PM, secondo il quale la conversazione dimostrerebbe che Lanese era parte nella distribuzione di schede riservate, di cui si è già scritto. Infatti, un simile risultato non emerge dagli accertamenti di PG e la conclusione accusatoria è confutata dalla produzione documentale prodotta dalla difesa sul punto, che fornisce una valida spiegazione alternativa a quella dell’Accusa.
Per comprendere al meglio questa conversazione va chiarito che dagli atti emerge che sovente i due designatori furono su posizioni diverse riguardo a varie vicende, trovando i dissidi decifrazione logica nell’interesse che ciascuno aveva alla riconferma nell’incarico in vista della possibilità che il ruolo di designatore fosse affidato ad una sola persona; in tale contesto Pairetto fu spalleggiato da Lanese e così può interpretarsi la contrarietà di entrambi a che Bergamo conoscesse dell’uso di un telefono “speciale” da parte di Manfredi. Si trattava, in sostanza, di un possibile strumento per coinvolgere il dipendente FIGC nell’alleanza tra Lanese e Pairetto, in prospettiva di quella conduzione comune delle cose calcistiche di cui si è già scritto, nella quale, peraltro, capitava che ciascuno coltivasse anche i propri personali interessi.
Si è già annotato che il 21 Settembre vi fu un incontro tra Moggi Giraudo, Bergamo e Pairetto al quale, diversamente che nelle successive occasioni, Lanese non partecipò; tuttavia egli ne fu preventivamente informato da Pairetto, che in seguito promise di raccontargliene il contenuto.
Tanto si desume dalle conversazioni tra i due ascoltate nei due pomeriggi del 20 e 21 Settembre 04, nel corso delle quali Pairetto fece riferimento ad un precedente colloquio tra Lanese e Bergamo aggiungendo…so che hai parlato a Paolo giusto per sentire e Paolo gli ha detto .. noi andiamo avanti senza.. perché domani va lì e Lanese rispose … si , l’ho fatto parlare.. gli ho detto anche quello che può fare a lui… poi ti faccio sapere ; il giorno della riunione a casa di Giraudo, dopo che Pairetto aveva confermato che si sarebbe visto con Bergamo in occasione di un incontro di calcio, rassicurò l’interlocutore… poi ti dico…e Lanese poi ci sentiamo Pairetto… tanto quando sei su… così ti racconto poi….
Il contenuto delle conversazioni non appare del tutto chiaro e tuttavia se ne ricava con certezza che Lanese era al corrente dell’incontro tra i designatori e gli esponenti della Juve e che Pairetto gli promise di raccontargliene i contenuti, quando si sarebbero visti.
D’altra parte, a stare agli atti, deve ritenersi che Lanese era già all’epoca in contatto anche con altri tra i principali imputati come Mazzini e Moggi; costoro, infatti, si confidarono di reciproci appuntamenti che ebbero col presidente AIA, subito dopo la riunione di cui sopra. La mattina del 22 Settembre Mazzini disse all’altro … venerdì, qui a Coverciano viene … Lanese e Ghirone e Moggi :… si ma … adesso tienitela per te, Lanese domani viene da me… e domani mattina mi vedo con lui… e poi ti dico quello che si deve fare venerdì...
Dall’incontro, di cui si è scritto, e dalle conversazioni precedenti deve ricavarsi che fin dal mese di Settembre 2004 fosse già attiva quell’amministrazione condivisa delle vicende calcistiche, alla quale all’epoca Lanese partecipò solo indirettamente, tramite Pairetto, con cui ebbe un più stretto legame, ma che all’evidenza seguiva anche attraverso contatti con Moggi, diventandone in seguito protagonista dichiarato, palese e ben accettato dagli altri.
In proposito va citato, tra l’altro, lo sconcertante episodio successo il 6 Novembre, dopo la partita Reggina-Juventus, a margine del quale vi fu la conversazione tra Lanese ed il trasecolato Ingargiola, osservatore della FIGC, il cui compito di esaminatore delle condotte arbitrali si è già tratteggiato, che raccontò :… Compà in vita mia non l’ho mai vista una cosa del genere Moggi ha minacciato Copelli col dito a gridare,lui e Giraudo, che non gli ha dato il rigore gli ha detto che è scandaloso, come è scandaloso il rigore che non ci hai dato ; dopo essersi accertati, tramite visione di filmati televisivi, che effettivamente gli arbitri avevano compiuto più di un errore, i due conversanti ripresero il discorso ed Ingargiola ribadì : .. a minacciarli là dentro… e poi ma io lo scrivo ora, ci scrivo, li penalizzo ; Lanese, che fino ad allora aveva prevalentemente ascoltato, disse :”Ma no di Moggi e Giraudo no, compare, suscitando l’immedata rettifica dell’osservatore : No, non ma che scherzi. Io non ho visto niente. Non ho sentito niente...quando questi sono andati a minacciare io sono andato dentro il bagno “ e Lanese “Bravo, bravo” ricevendone di nuovo rassicurazione dall’altro “No, nella maniera più assoluta..” .
A distanza di quattro giorni dal fatto, 10 Novembre, Moggi e Lanese commentarono l’accaduto ed il secondo informò il primo : so tutto perché l’osservatore è un mio amico e mi ha detto che ti ha visto entrare, dice che devo fare? io gli ho detto : tu non c’eri e ti fai i ca… tuoi, ridendo giusto?.... La prossima settimana vengo perché ti devo parlare personalmente.
Si è già annotato che le vittime dell’aggressione Paparesta ed i suoi assistenti Di Mauro e Copelli, sentiti dalla PG, confermarono la dinamica dell’episodio, riferendo le offese fatte da entrambi i dirigenti della Juve, nonché il comportamento tenuto da Ingargiola.
Il comportamento di Lanese appare specialmente grave in sé e significativo dell’esistenza di scopi ed interessi comuni con gli esponenti della Juve; infatti, la richiesta della grave omissione di rapporto suggerita all’osservatore e subito da questi accolta, segnala in modo inequivoco detta comunanza di obbiettivi, che indussero il Presidente AIA a seppellire un episodio che, se rivelato agli organi della FIGC, avrebbe di certo nuociuto ai due dirigenti sul piano di possibili sanzioni e di certo sul piano della perdita di credibilità nell’ambiente. Egli stesso, d’altra parte, non mancò di porre in risalto quanto da lui fatto a Moggi, volendo sottolineare all’evidenza l’importante collaborazione fornitagli, per di più collegando l’informazione ad una richiesta di prossimo appuntamento, disvelando così quel gioco di reciproche e comuni convenienze ed interessi, che da altri elementi è già emerso.
In ragione del peso probatorio dei suindicati elementi è opportuno rappresentare fin d’ora la difesa che l’imputato ha spiegato nel suo interrogatorio al PM.
Egli citò le norme tratte dal regolamento del giuoco del calcio, circa i compiti degli osservatori, che sono tenuti a segnalare solo i casi di una certa gravità, quando questi siano sfuggiti agli ufficiali di gara.
In proposito deve condividersi la controdeduzione del PM sull’inconferenza delle norme rammentate dall’imputato al caso concreto; deve, infatti, osservarsi che esse disciplinano l’attività sul campo per il comportamento tenuto dai tesserati nell’ambito di dinamiche coerenti con il normale sviluppo del gioco, mentre il fatto segnalato dall’osservatore al Presidente dell’Aia era quello di minacce gravi, al di fuori del contesto sportivo agonistico e tecnico, trattandosi di comuni fatti di reato, caratterizzati da violenza e minacce.
Sul punto è giusto ricordare che, secondo l’art 39 del nuovo regolamento Aia, gli arbitri hanno diritto sia individualmente, sia come associati alla difesa della loro onorabilità e dignità ed a ogni forma di concreta tutela della loro integrità fisica ad opera della FIGC, delle sue componenti e dell’AIA.
Da tale norma non può non ricavarsi la sussistenza di un preciso obbligo - correlativo al detto diritto degli arbitri - anche da parte del massimo esponente dell’AIA, di intervenire presso gli organi competenti e nelle forme dovute a tutela, nel caso di specie, di tre componenti gravemente offesi; tale dovere, del resto appare connaturale al sistema, nonchè alle funzioni di vertice ricoperte da Lanese.
D’altra parte l’imputato nell’interrogatorio al PM testualmente dichiarò : non avevo interesse specifico alla vicenda, e di non avere neppure interesse a fare polemica con Moggi, poiché egli perseguiva l’obiettivo di fare in modo che l’AIA diventasse la sesta componente del Consiglio Federale.
L’affermazione difensiva segnala una parziale realtà, del resto già chiara dagli atti, che cioè Lanese era ben disposto ad abdicare ad alcune delle sue funzioni, non allo scopo dichiarato, poiché Moggi non aveva alcuna veste riguardo al raggiungimento di detto obiettivo, ma tanto avveniva nel quadro di quegli accordi circa la cogestione delle cose calcistiche, di cui si è ampiamente scritto e che ancora si commenterà.
Prima di esaminare il successivo elemento probatorio occorre premettere che nel corso di un’indagine precedente, riguardante altre ipotesi di illecito sportivo, gli arbitri Palanca e Gabriele erano stati sospesi dalla stessa AIA ed il 9 Dicembre 2004 alle ore 19,04 vi fu la seguente telefonata da Lanese a Moggi :….Palanca e Gabriele da domani possono tornare ad arbitrare, ho fatto un provvedimento personale… Moggi commentò entusiasta… alla grande vai, troppo forte..e Lanese.. è giusto che lo sappia tu per primo… glielo dici tu ad Antonio [Giraudo nde] .
In questa sede non si vuole discutere della legittimità o meno del provvedimento - che appare come una revoca di precedente autonoma decisione – riguardo alla quale non vi sono sufficienti elementi e che non è oggetto di addebito specifico, quanto cogliere il significato della sua comunicazione immediata (è giusto che lo sappia tu per primo…)a Moggi .
Il Presidente AIA adottò un provvedimento nella sua veste ordinamentale ed avvertì la necessità di darne notizia direttamente al dirigente di una delle società partecipi al campionato, Moggi, esplicitando al contempo che questi avrebbe dovuto metterne a parte anche l’altro,Giraudo.
All’apparenza sembrerebbe un intervento inutile, poiché è certo che Moggi in ogni caso avrebbe appreso la notizia in breve tempo ed altrettanto avrebbe fatto Giraudo; dunque non fu questo il vero - o solo - scopo del messaggio; nel complessivo quadro probatorio emerso deve ritenersi che si trattò, piuttosto, di una chiara sottolineatura del ruolo personale che Lanese stesso aveva avuto e della consapevolezza - volutamente mostrata - della presa di interesse che la società di Torino (glielo dici tu ad Antonio) aveva per la sorte dei due arbitri, del resto platealmente confermata dalle espressioni di giubilo dell’interlocutore; da queste ultime - che altrimenti non avrebbero senso logico - e dal complessivo contesto dimostrativo emerso, è da ritenere che gli juventini considerassero detti arbitri potenzialmente a loro disposizione.
Questa conversazione, pertanto, costituisce un ulteriore forte indizio di un significativo legame, molto anomalo visti i rispettivi ruoli, tra il presidente AIA e i dirigenti della Juventus.
Il 21 Dicembre si organizzò un’altra cena da Pairetto con Giraudo, Moggi cui partecipò - per la prima volta di persona a quanto si legge in atti - anche Lanese ed il giorno successivo al telefono questi e Pairetto commentarono l’incontro della sera precedente con le seguenti espressioni : Pairetto : tutto molto bene penso si possa lavorare bene… Lanese siamo rimasti che ci rivediamo a gennaio e facciamo un check; nel corso della giornata l’incontro fu di nuovo oggetto di una manifestazione di impegno da Lanese a Moggi : stai tranquillo… c’è il massimo della collaborazione…da parte… disse il primo al secondo.
Come si è già scritto, i collegamenti tra gli imputati e le loro comuni volontà si strinsero e si concretarono con numerosi incontri e questo di fine anno risulta specialmente importante, poiché si convenne sulla necessità di incontri periodici futuri, predisponendone un programma di massima – del resto realizzato in pieno come si legge in atti - dando, così, vita ad un adeguato strumento di controllo dell’andamento del campionato e delle cose dell’universo calcistico. Le parole pronunziate proprio da Lanese nel dialogo con Moggi di cui sopra :tranquillo .. che c’è il massimo della collaborazione…da parte… convalidano questa conclusione logica, poiché denotano che l’imputato in quel momento dichiarava da parte sua e di chi rappresentava massima collaborazione ad un progetto di Moggi, con ogni evidenza condiviso anche da lui stesso.
Riguardo all’ episodio della cena l’imputato nel suo interrogatorio ha sostenuto di non sapere quali erano gli invitati a casa Pairetto e che Giraudo e Moggi arrivarono senza che lui ne fosse informato; questa affermazione è solarmente smentita dalla telefonata del 17 Dicembre – Venerdì – nella quale egli preannunciò a Moggi … martedì io sto portando delle cose che faranno piacere a tua moglie e ad Antonio ; inoltre,quella sera stessa mentre stava andando all’appuntamento chiamò Giraudo, che gli confermò di essere andato a prendere Moggi.
Il 7 Gennaio 2005 si registrò ancora un dialogo tra Lanese ed uno degli osservatori, tale Boschi, che aveva presenziato all’incontro Parma-Juventus di un paio di giorni prima; costui, durante il resoconto del match che fece al presidente AIA, raccontò di una direzione di gara, da parte di De Santis, inaccettabile da un arbitro di livello internazionale, citando momenti di gioco specifici ed usando l’icastica espressione … per ammonire un giocatore della Juve uno deve dà una coltellata altrimenti non l’ammonisci …volendo riferirsi a due falli che meritavano la sanzione, invece non comminata; inoltre comunicò a Lanese che dopo la partita nella stanza di De Santis era entrato Moggi ed i due si erano parlati.
In proposito va ribadito che dal contenuto del discorso di Boschi, e nel compendio probatorio acquisito, si desume con ragione che la conduzione di gara da parte di De Santis dovè risultare così sbilanciata, in specie quanto a mancate sanzioni a carico di calciatori juventini, che l’osservatore sentì il dovere di parlarne immediatamente con lo stesso arbitro, rimproverandolo; tuttavia dagli atti non emerge che Lanese assunse una posizione riguardo alla negativa prestazione dell’arbitro ed anzi è acquisito che lo stesso Boschi non lo penalizzò con un voto adeguato al basso livello di direzione di gara; in sostanza nonostante l’arbitraggio di parte, De Santis non pagò alcuna conseguenza, poiché, come già nel caso Ingragioia, l’osservatore si limitò a confidarsi con Lanese e, nel silenzio di questi, non rapportò alcunché sul punto, né tantomeno sull’ingresso di Moggi nello spogliatoio arbitrale.
Il 14 Febbraio 2005 Carraro fu riconfermato per un biennio come presidente FIGC e quello stesso giorno Mazzini così chiosò con Moggi sull’evento : .. certo però noi la mano che.. che cosa abbiamo fatto per Carraro,ragazzi… ora però c’è da fare gli organigrammi. Noi bisogna vedersi un minuto…l’interlocutore concordò, proponendo di estendere l’incontro a Lanese che, infatti, avvicinato, assicurò la sua partecipazione alla riunione che poi si tenne, il 17 Febbraio 2005 tra Pairetto,Mazzini, Moggi, Giraudo e Lanese a casa del primo.
In proposito non vi è ovviamente alcun dato circa i colloqui che gli imputati intrattennero ma l’oggetto dell’incontro si desume - almeno in parte - in base a normali criteri di logica ed esperienza delle cose - da quanto rappresentato qualche giorno prima da Mazzini a Moggi (ora però c’è da fare gli organigrammi. Noi bisogna vedersi un minuto)
Non può non esprimersi un giudizio di genetica anomalia di questa riunione, poiché vi si incontrarono i due massimi dirigenti della società in lotta per il titolo - di cui uno anche consigliere federale – il vertice del settore arbitrale, Lanese, ed un suo esponente di rilievo, Pairetto, ed il Vice Presidente della Federazione per discutere anche dei nuovi organigrammi della FIGC.
Due profili di grave anormalità vale la pena sottolineare.
Gli appartenenti a segmenti diversi del mondo del calcio, che avrebbero dovuto pensare ed agire in modo autonomo e separato rispettando ciascuno le proprie competenze, scelsero, invece, di concordare i nuovi assetti organizzativi del massimo Ente di governo delle cose calcistiche, con conseguenze immaginabili sul regolare e buon funzionamento dell’organo in questione.
Inoltre, ciascuno di essi, intorno al tavolo che si può immaginare, portò il suo interesse specifico: gli juventini erano in corsa per la vittoria finale nel campionato, Pairetto, anch’egli interessato alla riconferma e responsabile della scelta giudici di gara, era illegittimamente con loro; Lanese rappresentava la categoria di cui era presidente ed assicurava la sua coesione e disponibilità ai desiderata del gruppo di comando, Mazzini usava del suo alto incarico in Federazione e delle relazioni che ne conseguivano per scopi di parte e non istituzionali, nel contempo garantendo che gli altri avessero ingresso nelle cose federali e trovassero nell’Ente una sponda per la realizzazione dei propri programmi.
Se ne trae un giudizio di forte commistione e compromissione delle rispettive funzioni, elemento seriamente indiziante di un vincolo molto stretto esistente tra tutti gli imputati, in ossequio ed adempimento del quale, ciascuno abdicava a parte delle sue legittime prerogative per portare avanti un comune programma di iniziative illegittime ed illecite, riguardanti sia l’andamento del campionato di calcio sia l’organizzazione del settore, realizzando il quale ognuno avrebbe trovato anche il suo tornaconto.
In questo quadro va posto in rilievo il ruolo del presidente dell’AIA, senza la cui partecipazione non vi sarebbe stato l’appoggio del mondo arbitrale, su cui tutti dovevano contare, sapendo di poterlo fare e che contribuendo alla realizzazione dei programmi comuni si assicurava, tramite l’alleanza con gli altri, di rinsaldare anche la propria posizione.
Le riunioni cui anche Lanese prese parte, di cui si deve richiamare il carattere di grave anormalità estendendolo a tutte per i motivi espressi, si ripeterono con puntualità nel mese di Marzo, e precisamente nello stesso giorno - 23 - in cui fu riconfermato Galliani come Presidente di Lega, a Torino, tra Moggi, Lanese e Pairetto, nonchè il 30 Aprile ad ora di pranzo, in un momento cruciale per le sorti del campionato, poiché era prossimo il match-clou tra Juve e Milan e di nuovo a Torino si videro Moggi, Giraudo, Lanese e Pairetto.
Poco più di una settimana dopo, l’8 Maggio vi fu la gara Chievo - Fiorentina finita 1-2, cui seguì la conversazione tra Mazzini e Mencucci, in cui il primo rivendicò a se stesso ed altri un ruolo attivo nella determinzazione del risultato sul campo.
In serata vi fu una conversazione tra Lanese ed il giornalista sportivo A. Capone, durante la quale,alla domanda del secondo - che alludeva alla direzione di gara di Dondarini … hai visto il killer ha colpito a Verona? egli senza scomporsi rispose…si, si, era normale …te lo avevo detto io, no?.. il risultato vedrai che ti dimostra che… non c’era dubbio non c’era dubbio.. .Capone gli avranno mandato dei segnali o ha capito da solo? Lanese… guarda che ormai non mandano segnali loro telefonano prima delle gare te lo dico, perché ho…poi ti racconterò come lo so…
Queste espressioni denotano la conoscenza da parte del Presidente AIA di quella che lui stesso, a tenore delle sue parole, considerava una prassi illecita e, quindi, il suo inserimento, con un ruolo specifico, nel gruppo di persone che vi faceva ricorso, non essendo altrimenti spiegabile come ne sapesse l’esistenza, attesa la delicatezza e l’importanza della stessa; d’altra parte, a riprova logica di quanto appena concluso va dato il giusto valore anche all’atteggiamento di imperturbabilità col quale l’imputato si espresse e commentò quanto riferitogli dall’interlocutore.
Su questo specifico punto è meritevole di menzione che Lanese nel suo interrogatorio affermò di aver voluto “dare spago“ all’interlocutore per avere informazioni su quanto sentiva dire in giro,cioè che gli arbitri erano forniti di cellulare, che portavano con sé anche negli spogliatoi.
Tali affermazioni appaiono ispirate da puro - ma miope - spirito difensivo, poiché, secondo il chiaro significato delle parole, tra i due, contrariamente a quanto sostenuto da Lanese, fu questi che dette un’informazione, peraltro da tempo risaputa, all’altro, promettendo, per di più, di rivelare anche la fonte delle sue conoscenze.
Anche in questo episodio deve osservarsi che il presidente AIA mostrò in modo inequivocabile di accettare la probabilità che la direzione di gara di un arbitro era stata gravemente di parte senza intervenire in alcun modo, nell’esercizio dei poteri insiti nel suo ruolo di vertice, con tale omissione consentendo che proseguisse l’abitudine illecita di cui egli stesso parlava.
Ulteriori elementi a carico dell’imputato si ricavano dalle informazioni rese da Romeo Paparesta nel Giugno 07; egli, in sintesi, riferì che prima dell’inizio del campionato 04/05 aveva riallacciato rapporti con Lanese, con cui aveva un’antica amicizia, poiché avrebbe voluto diventare designatore di categoria inferiore; Lanese dopo avergli detto che c’era una sola persona in giro che poteva aiutarmi, cioè Moggi, fissò un appuntamento con costui a Torino, al quale si recarono insieme, nel Maggio 04, e pregò il dirigente juventino di aiutare in prima persona Paparesta, cosa che l’altro promise, tuttavia non vi furono risultati; sempre in vista di un suo impiego nel mondo del calcio vi fu un nuovo incontro nel Settembre 2004, a Napoli in casa Moggi, e questi gli parlò degli arbitraggi di suo figlio che, a suo modo di vedere aveva penalizzato la Juve nella recente finale di Coppa Italia, nonchè della necessità di difendersi dalle squadre milanesi e romane, che avevano organizzato una cupola calcistica; gli consegnò un telefono, su cui erano memorizzati solo i due nomi di battesimo di Moggi e Fabiani corrispondendo a ciascuno due utenze, e la scheda, raccomandandogli di usarlo solo per comunicazioni con lui e/o con Fabiani, suo uomo di fiducia; Paparesta capì che Moggi aveva interesse ad un rapporto personale con lui poiché poteva risultare utile a superare problemi creati dal figlio, ritenuto ostile alla Juve o comunque non allineato e che lo scopo di Moggi era quello di far ammorbidire il figlio, tramite la relazione col padre; in ogni caso le aspettative di Romeo Paparesta andarono deluse ma Lanese gli consigliò di mantenere ed intensificare i rapporti con Moggi, che prima o poi avrebbero dato i risultati sperati e ad un certo punto gli disse, quasi testualmente chiamalo tanto il telefono ce l’hai.
Da questa espresione non può desumersi, come vorrebbe il PM, che Lanese cooperasse all’uso di schede riservate da parte di più soggetti attivi nel settore, essendo questo elemento esiguo rispetto allo scopo voluto.
Tuttavia, va osservato che la vicenda risulta molto significativa, poiché l’imputato, che pure doveva avere, per l’importante carica rivestita, la sua autonoma possibilità di influenzare alcune decisioni, come quella che interessava Paparesta, non pensò in alcun modo di soccorrerlo direttamente ma, invece, lo mise in contatto con Moggi, a suo dire l’unico che poteva aiutarlo, con ciò presentando allo juventino un nuovo soggetto che avrebbe potuto essere utile alle sue mire . Moggi, infatti,dimostrò di aver ben compreso il senso di quella presentazione, tanto che fornì Paparesta di telefoni e schede riservate ed alla prima occasione utile gli parlò degli arbitraggi del figlio, asseritamente troppo severi nei confronti della Juve, con l’evidente fine di strumentalizzare quel rapporto in cui l’ex arbitro era in posizione di minorità in quanto postulante; dunque Lanese fornì a Moggi un nuovo soggetto di rilievo su cui poter contare contribuendo, così, ad incrementare la rete di relazioni che dovevano servire a far crescere il potere di controllo sul campionato da parte di Moggi e del suo gruppo.
Da ultimo vanno presi in considerazione due argomenti difensivi di carattere generale, svolti personalmente dall’imputato nell’interrogatorio al PM e ripresi nella memoria del difensore.
Il primo. Sostiene la difesa che la partecipazione alle cene ed incontri con gli altri imputati sarebbe stata giustificata dalla volontà di Lanese di far acquisire maggior peso politico all’Aia come componente della federazione, avendo l’imputato collegato queste iniziative anche alla nuova nomina a Presidente Figc di Carraro; a questo scopo, inoltre, egli avrebbe avuto relazioni e contatti anche con altri consiglieri federali e presidenti di società come Matarrese, Cellino, Corioni, Marino.
In contrario va osservato che i pezzi delle conversazioni innanzi citate non hanno neppure in minima parte tale oggetto ed i loro contenuti sono, invece, quelli prima rassegnati, né la pur ottima difesa ne ha citata qualcuna in tal senso a sostegno della sua tesi, né emergono in atti dati positivi circa i menzionati incontri con altri protagonisti del calcio; d’altra parte la nomina di Carraro, con la quale verosimilmente si definirono tutti i giochi circa la composizione degli organi federali, avvenne a metà Febbraio 05 e perlomeno due delle riunioni di cui si è scritto vi furono diverso tempo dopo, a Marzo ed Aprile. Ancora, non può escludersi che l’imputato svolse un’attività come quella enunciata con altri presidenti di società e consiglieri federali ma questa non era la qualifica di Moggi e soprattutto dei due designatori, la cui assidua e contemporanea frequentazione da parte di Lanese, dunque, appare inadeguata alla spiegazione difensiva.
Il secondo. L’imputato ha affermato che i compiti affidatigli come presidente AIA, alla stregua del regolamento, erano amministrativi, politici ed associativi, non avendo alcuna competenza di vigilare sugli organi tecnici nazionali, tra cui i due designatori. In contrario basterà osservare che gli addebiti mossi a Lanese riguardano comportamenti tenuti di fatto, molto spesso in violazione delle regole di settore, per cui è incongruo richiamare le dedotte norme sulle competenze ed il loro preteso rispetto, che non vi fu. Per completezza, tuttavia, va osservato che la diversa formulazione delle norme del vecchio e del nuovo regolamento AIA – richiamata dalla difesa - che disciplinano i poteri del Presidente, solo apparentemente ne disegnano un perimetro diverso, poiché la norma all’epoca di fatti in vigore ( art 10 co 4 lett b) attribuiva al Presidente il potere di cordinare, vigilare e controllare tutti gli organi associativi, quindi anche quelli tecnici e la nuova (art 8 co 5 lett b) tra le sue attribuzioni prevede che il presidente : cordina e vigila sugli organi associativi e tecnici , dunque la vigilanza sugli organi tecnici non è frutto di innovazione ma di una esplicitazione rafforzativa di questo potere/ dovere.
In conclusione ed in sintesi le deduzioni difensive sono inaccoglibili.
Deve, al contrario, ritenersi che, tramite le condotte e gli episodi innanzi esplicitati e valutati, Lanese, abusando della sua funzione di rappresentanza nei confronti della FIGC e dei terzi, nonché della posizione ordinamentale di vertice, dell’influenza sugli arbitri e del prestigio che nei fatti gliene derivavano, anche per aver da lunghi anni ricoperto la carica, intrattenne frequenti e costanti rapporti negativamente significativi con gli altri imputati, dalla maggior parte dei quali doveva, invece, per rispetto dei rispettivi ruoli, mantenersi distante; gestì insieme a loro vicende importanti del settore, anche quelle con le quali non aveva nulla a che fare,impegnò se stesso e la categoria che dirigeva e rappresentava per fini di parte, garantendo con la sua presenza attiva - in occasione dei plurimi incontri tante volte citati - che il mondo arbitrale fosse condizionato, tramite la sua figura, dagli interessi del gruppo di Moggi e dei suoi amici; inoltre, come si è scritto con riguardo alle vicende Ingargiola e Paparesta, in una determinò l’insabbiamento di iniziative disciplinari che, di certo, se adottate avrebbero nuociuto gravemente a Moggi e Giraudo, indebolendoli nell’ambiente, nell’altra presentò a Moggi un nuovo soggetto tramite il quale egli avvicinò – per di più in posizione di forza - un arbitro che, invece, appariva lontano dal suo gruppo contribuendo, così, ad estenderne il potere sulla categoria.
Infine, con riguardo alla conversazione dell’8 Maggio con il giornalista Capone si deve con ogni ragione ritenere che il presidente AIA fu al corrente di una prassi illegale molto diffusa, che perlomeno violava i doveri disciplinari di correttezza, nulla fece per porvi fine ed, anzi, mostrò di accettarla; sul punto vale la pena aggiungere che secondo il nuovo regolamento AIA il presidente ha il potere/dovere di segnalare tale tipo di illecito alla Procura arbitrale ( art 32 regolamento AIA) e che detta funzione di certo anche all’epoca dei fatti era coerente con il sistema e con il ruolo di vertice ricoperto da Lanese; questa grave omissione contribuì a far proseguire il consolidato meccanismo di alterazione delle partite e sul piano probatorio deve cogliersene il significato di stretto legame con gli altri soggetti interessati alle fraudolente determinazioni dei risultati sportivi e del contributo al gruppo di Moggi, così fornito.
In sostanza Lanese fu intraneo a quella compagine e dette un forte contributo - con i modi ed i comportamenti testè sintetizzati ma innanzi ampiamente descritti e valutati - alla sua esistenza e al suo rafforzamento. In particolare la sua presenza quale Presidente Aia fu necessaria per coinvolgere e garantire allo stesso tempo, tramite il massimo esponente istituzionale, il settore arbitrale, sui cui singoli componenti i designatori di volta in volta intervenivano per alterare i risultati delle partite, come si scriverà nel prossimo capitolo.
Se quella “squadra” rivestì i caratteri di un’associazione a delinquere ai sensi dell’art 416 cp, questo imputato ne fu sicuramente partecipe.
Il tema centrale di questo processo, sul quale finora non ci si è volutamente pronunciati in modo esplicito, sarà esaminato dopo la trattazione dei singoli delitti di frode sportiva.
Cfr info Rono CC Roma pag 49, 50 e 57.
Così del resto anche il difensore .. qualora l’ufficiale di gara accerti gli incidenti avvenuti durante l’incontro, decade l’obbligo di repertarli in capo all’osservatore, cfr memoria pag 12
Che si tratti del giorno della riunione si ricava dal calendario essendo 1l 19 Dicembre domenica, partita Juve Milan e quindi il 21 martedì.
Oggetto del capo di imputazione sub n) a giudizio innanzi al Tribunale.
I discorsi relativi all’organizzazione di questo appuntamento sono riportati nell’info cit alle pagg 110 -113, da essi si ricava anche che si svolse, nonchè le persone che vi parteciparono.
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