I singoli capi di imputazione – loro inquadramento.

Per la migliore comprensione e valutazione degli specifici reati e’ utile ribadire che gli elementi di prova pertinenti a queste imputazioni devono essere letti in combinazione logica con quelli in precedenza esposti e valutati circa i collegamenti degli imputati tra loro, e giudicati nel complessivo quadro probatorio emerso.
 Deve qui, inoltre, citarsi un altro dato pertinente al tema di prova, che presuppone la condizionabilità degli ufficiali di gara, e sul quale già ci si è intrattenuti, quando si è esaminato il sistema di carriera degli arbitri e la necessità a tal fine di essere designati per le partite di prestigio; questo elemento è ricavabile dalle informazioni rese dagli assistenti Babini e Coppola, e per altro verso conferma anche, in via generale, l’esistenza di direttori di gara di riferimento di una o l’altra compagine; invero, essi riferirono che da quando era stato introdotto il metodo della designazione diretta degli assistenti e, quindi, dall’avvento di Bergamo e Pairetto - risalente alla stagione calcistica 98/99 - non furono più scelti per dirigere partite della Juventus, dovendosi, così, desumere, per dati probatori certi, che non si trattava di ufficiali di gara graditi alla società di Torino e che questa poteva impedire, intervenendo sui designatori, che le sue partite fossero loro affidate.
Sempre al fine di delineare il quadro complessivo di riferimento in cui leggere ed interpretare le acquisizioni probatorie sui singoli capi di accusa va sottolineato che dagli accertamenti condensati nelle informative del 28 Marzo e 1 Dicembre 07 si evidenzia che molto spesso, in prossimità di incontri principalmente della Juve ma anche di altre squadre, tra cui quelle che secondo l’accusa erano collegate a Moggi ed ai suoi, vi furono contatti telefonici sulle schede segrete tra alcuni degli imputati.
 Oltre ai dati pertinenti agli attuali imputati, che saranno meglio analizzati anche con riguardo agli specifici addebiti, e salve le relative valutazioni di merito specifico, che solo in parte spettano a questo Giudice,va sottolineato che dagli atti si ricava l’esistenza di contatti riservati, sulle utenze straniere loro in uso, tra alcuni direttori di gara e Moggi e Fabiani, nonché nello stesso contesto e molto spesso, tra Moggi ed i due designatori.
Solo a titolo di esempio si citano le partite Atalanta-Fiorentina del 6 Gennaio 2005, epoca in cui la dirigenza viola non era ancora vicina al gruppo di Moggi, persa dai toscani, intorno alla quale vi furono contatti tra l’arbitro Cassarà e l’assistente Ambrosino con Moggi e Fabiani e contestualmente di Moggi con entrambi i designatori; quella del 16 Gennaio - Cagliari-Juve - in cui analoghi contatti si registrarono tra Moggi, il direttore di gara e i designatori, nonché la partita Roma-Bologna del 6.2.05, condotta da Dattilo, per la quale l’arbitro ebbe contatti con Moggi il giorno stesso della partita ed anche quello successivo.
In questo passo della sentenza interessa evidenziare non il valore di specifico elemento di addebito per gli imputati, del resto in diversi casi neppure formulato, ma il riscontro obbiettivo di una abitudine consolidata di comunicazione segreta, in prossimità delle gare, degli imputati  che avevano l’uso delle utenze straniere.   
Devono ora esaminarsi gli specifici capi di imputazione ma prima appare opportuno operare un richiamo a quanto già scritto circa  l’applicabilità della norma incriminatrice di cui all’art 1 co 1 legge 401/89 agli arbitri . Costoro, invero, secondo il DPR 157/ 86 - art 36 – partecipano, nella qualifica loro attribuita, allo svolgimento delle manifestazioni sportive per assicurarne la regolarità e principi analoghi sono contenuti nella specifica normativa interna; infatti, secondo l’art 38 co 1 del Regolamento AIA agli arbitri è affidata la regolarità tecnica e sportiva delle gare, nella osservanza delle regole del gioco  del calcio e delle regole disciplinari vigenti ed il successivo art 40 stabilisce che  gli arbitri sono tenuti a svolgere le proprie funzioni con lealtà sportiva, in osservanza dei principi di terzietà , imparzialità ed indipendenza di giudizio, nonché a comportarsi in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva con trasparenza correttezza e probità.
Per quanto riguarda le altre considerazioni svolte in tema del dovere per i direttori di gara di esercitare le proprie funzioni con obbligo di imparzialità, per assicurare la regolarità tecnica e sportiva delle gare, nonché sull’idoneità della sola presenza di un arbitro legato da vincoli ad una delle contendenti e, quindi, parziale, ai fini dell’integrazione del reato in esame, si rimanda espressamente e formalmente a quanto esaustivamente già scritto nella precedente analisi del reato in parola, valutazioni che occorre tenere ben presente prima di passare ad esaminare le singole imputazioni.

Le imputazioni di frode sportiva.
   Capo B) imputati MOGGI, GIRAUDO DATTILO, per la partita Udinese Brescia del 26.9.04, finita col risultato di 1-2, arbitro Dattilo.
Pur essendo Giraudo l’unico imputato del processo è indispensabile esaminare anche la posizione dell’arbitro, terminale ultimo delle dedotte condotte fraudolente dei coimputati, al fine di verificare se questi era soggetto a vincoli che ne minavano in radice l’indipendenza di giudizio durante l’arbitraggio in questione.
In proposito deve osservarsi che solo alcuni giorni prima dell’incontro incriminato – Udinese Brescia - si registrò una conversazione tra Moggi ed il giornalista Baldas - autore di uno dei programmi televisivi di cui si è già accennato, i cui giudizi erano considerati e molto temuti nell’ambiente calcistico - che riguardava una precedente conduzione di gara di Dattilo nella partita Livorno Chievo; l’episodio oggetto della richiesta di Moggi fu la mancata assegnazione di un calcio di rigore ai padroni di casa.
Questo il resoconto della conversazione del 20.9.04  : Moggi a Baldas …devi salvare Bertini Dattilo e Trefoloni,  B….dov’era Dattilo M era a Livorno…  B cosa ha fatto di male ? M… c’era una trattenuta, un rigore a favore del Livorno… allora devi salvare Bertini Dattilo e Trefoloni …e Baldas obbediente.. si salvare questo l’avevo capito, è sicuro…
Altro dialogo, essenziale a fini probatori, fu quello del 26 Settembre alle ore 16,58,  quando - appena finita la partita sotto accusa - Giraudo chiamò Moggi  e gli disse :” …Dattilo è stato molto bravo ma se  Dattilo è un po’ più sveglio dimezza l’Udinese ..M : ma cosa vuoi fare ha mandato via Iankulovski abbiamo un rompi… in meno” ; G : avevi ragione tu, io pensavo facesse quattro a…invece guarda un pò ?!
 In seguito furono ascoltate conversazioni di commento all’operato di Dattilo, sempre tra Moggi e Baldas nella sera stessa e nel giorno successivo, durante le quali Moggi tentò  più volte di giustificare il comportamento dell’arbitro e, di fronte all’evidenza della violazione di regole che anche l’interlocutore gli ricordava, fini per chiedere… fai il massimo e poi ci sentiamo dopo la trasmissione…, ricevendo la solita pronta rassicurazione …. Ma Luciano vuoi che non faccia il massimo… questo ragazzo … poverino , io cercherò quantomeno di giustificare qualcosina…
Nei confronti di Dattilo deve soprattutto evidenziarsi che fu uno dei possessori delle schede riservate, attribuitagli con i soliti criteri di aggancio alle celle del luogo di residenza e dimora, di quelle presenti in Coverciano, in contemporanea con i raduni arbitrali cui partecipò e di quelle delle Città in occasione di incontri di calcio da lui diretti; a conferire certezza a detto abbinamento sta il dato che l’utenza in esame contattò sia altra utenza a lui stesso intestata, sia utenza fissa nominata a sua moglie.
Tale scheda iniziò a funzionare a partire da Novembre 2004, quindi dopo le partite di cui al capo B), ed ebbe contatti con i coimputati Moggi e Fabiani ed il suo uso di rilievo per il processo durò fino a Marzo 05, rilevandosi un contatto significativo dell’arbitro col coimputato Moggi nella stessa sera della partita Roma-Bologna del 6.2.05 da lui condotta ed anche il giorno successivo.
Per giudicare sulla responsabilità di Giraudo occorre a questo punto ricordare che il “sorteggio” degli arbitri per questo turno si svolse pochi giorni dopo la cena del 21 Settembre, cui più volte ci si è riferiti, a cui anche Giraudo partecipò, durante la quale i convitati cercarono con grande impegno il calendario delle partite della domenica e la PG, in ascolto di un’utenza in funzione, captò un pezzo di conversazione tra Moggi e Giraudo, nella quale il secondo disse :” non voglio rimettere un’altra volta sul MIlan perché il rischio è di…è un rischio troppo alto… ricevendone conferma da Moggi : non si può.
Alla luce di queste espressioni e del complessivo contesto probatorio deve ritenersi che in quell’incontro – cui, pare opportuno rammentarlo, erano presenti i due designatori, Moggi e Giraudo -  si decise anche, come annotato dalla PG nella sua informativa, delle designazioni arbitrali per la domenica seguente, in cui era in programma Udinese Brescia.
Le raccomandazioni di Moggi a Baldas riguardanti due partite dirette da Dattilo, tra cui quella in esame, sono la prova logica che questi era un arbitro su cui la Juventus poteva fare affidamento per direzioni di favore, anche nel senso di danneggiare le squadre prossime avversarie della Juve, e che, quindi, andava tutelato nell’ambiente da prevedibili critiche.Tale deduzione è controprovata dall’affidamento allo stesso Dattilo, dopo meno di due mesi da quei discorsi, di una delle schede straniere, che, si è visto, avevano grande importanza nell’esecuzione dei programmi di quelli che gestivano i risultati e l’andamento del campionato di calcio.
Nel corso della dichiarazione spontanea all’Ufficio Indagini Figc Giraudo dichiarò a proposito dell’espressione da lui usata“se Dattilo è un pò più sveglio dimezza l’Udinese”  “.. intendo dire che se l’arbitro avesse ben visto quello che era accaduto a fine partita avrebbe dovuto adottare delle sanzioni nei confronti dei giocatori dell’Udinese.
Si tratta di un’affermazione tautologica, che non chiarisce il motivo della forte ed esclusiva attenzione dei conversanti sulla direzione di gara dell’arbitro.
Va, pertanto, osservato che l’interpretazione della conversazione tra Moggi e Giraudo dopo il match Udinese Brescia - nell’assenza di qualsiasi contributo da parte dell’imputato che legittimi spiegazioni alternative - induce a ritenere che entrambi ebbero grande interesse per la conduzione di gara di Dattilo, la cui valutazione fu il solo oggetto del dialogo, non ritrovandosi né un commento sulla gara, che pure avevano seguito, né un’opinione sulla forza tecnica della prossima avversaria della loro squadra o sul suo modo di giocare, né sull’episodio topico del secondo gol friulano. In questo contesto l’espressione più sveglio usata da Giraudo deve intendersi riferita non ad una maggiore attenzione sul campo ma ad una maggiore disponibilità nel recepire indicazioni ricevute in precedenza; la stessa risposta di Moggi “ma cosa vuoi fare ha mandato via Iankulovskiabbiamo un rompic… in meno”  non solo è concordante con questo significato ma, introducendo un argomento dall’altro - verosimilmente per cautela - non proposto, segnala il probabile oggetto dei suggerimenti dati all’arbitro e interpreta il comportamento di costui come il risultato di precedenti intese.
Nello specifico contesto probatorio la decisione di espellere il giocatore Jankulowski dell’Udinese è compatibile con la ritenuta parzialità dell’arbitro.
 Infatti, la successiva partita dell’Udinese con la Juve, pur non costituendo oggetto di specifica imputazione, sul piano squisitamente tecnico fu squilibrata a favore della seconda, poiché il suo allenatore non potè schierare la migliore formazione, che prevedeva Jankulovski tra i titolari; in proposito si richiamano le considerazioni in precedenza svolte circa gli squilibri provocati nell’organizzazione di gioco dall’assenza di uno qualunque dei calciatori di primo ruolo; d’altra parte lo stesso Moggi recepì l’assenza di quel giocatore come un fatto positivo abbiamo un rompic.. in meno denotandosi, così, che gli imputati con le condotte fraudolente di cui sopra avevano raggiunto l’obbiettivo prefissato di indebolire l’avversario del turno seguente.
Alla luce delle considerazioni precedenti deve concludersi che Giraudo, partecipando attivamente alla predisposizione delle  griglie per le designazioni degli arbitri per la Domenica 26 Settembre, avvenuta durante la cena del 21 a casa sua, contribuì con gli altri commensali, tra cui il coimputato Moggi, ed in modo palesemente fraudolento, alla designazione di un arbitro che, essendo sotto influenza e protezione degli esponenti della Juventus, era di provata parzialità e disposto a mantenere una conduzione di gara idonea ad incidere negativamente sul raggiungimento di un genuino risultato, fornendo così il suo apporto alla integrazione di una condotta idonea a ledere le regole di corretto e di leale svolgimento della gara.
 Capo D), imputati Moggi, Fabiani, Pieri, Juve-Chievo3-0, 31 Ottobre 04.
 L’elemento di prova a sostegno della tesi di accusa è dato dall’uso della scheda riservata in prossimità dell’incontro di calcio incriminato.  In proposito occorre rilevare che sull’attribuzione della scheda in questione - individuata dal numero 958 finale - a Pieri non vi è dubbio, per i motivi già ampiamente dispiegati nel paragrafo relativo all’argomento - nonché nelle relative informative in atti, che sono già state valutate e sul punto condivise - e che questa scheda, come pure già annotato, fu una di quella che De Cillis indicò nelle prime nove acquistate per conto di Moggi, essendo, dunque, probatoriamente certo che l’oggetto proveniva dal ds della Juve.
Ugualmente certe sono le assegnazioni delle schede ai coimputati Moggi e Fabiani per le ragioni già svolte e per le giustificazioni di cui vi è resoconto in atti.
Risulta, invero, che Pieri ebbe la disponibilità della scheda a partire dal 29 Ottobre, giorno  del sorteggio della partita in disamina  ed in ogni caso iniziò ad usarla in quella notte; infatti vi fu una prima brevissima conversazione all’una di notte tra Moggi e Pieri per 30 secondi; poi, alle ore 11,25 del mattino, dopo mezz’ora dal sorteggio, Pieri chiamò Moggi e poi Fabiani, parlando con quest’ultimo per  69 secondi; alle 14,40 Moggi telefonò all’arbitro ed i due si parlarono per 4 minuti e 15 secondi.
Il giorno stesso della partita - 31 Ottobre - poche ore prima del suo inizio, Moggi interloquì di nuovo con l’arbitro per due volte, la prima per quasi quattro minuti e la seconda per sette minuti; la sera stessa, dopo le venti, fu Pieri a voler sentire Moggi, chiacchierandovi per circa 4 minuti.Il giorno seguente vi fu un altro colloquio notturno per nove minuti.
Essendo certi i dati probatori di cui sopra deve osservarsi, per quanto riguarda Pieri, che già il suo comportamento di accettazione della scheda  proveniente da Moggi, proprio in concomitanza con la partita della Juventus che egli doveva arbitrare, risulta fortemente indiziante della sua disponibilità ad alterare il giusto e corretto risultato della partita stessa poiché egli, alla luce di normali criteri di esperienza e logica delle cose, nonché di quanto nel processo accertato, certo aveva cognizione della finalità illecita che, con la consegna di uno strumento di comunicazione riservata, Moggi voleva raggiungere; a rendere grave, preciso e concordante il quadro indiziario a suo carico vale l’uso ripetuto che l’imputato fece della scheda, prevalentemente con Moggi, nella giornata in cui gli era affidata la regolarità dello svolgimento della gara, nonché in quella immediatamente successiva;  deve ritenersi, infatti, per logica, che tramite i suindicati colloqui segreti,peraltro di apprezzabile durata, egli avesse ricevuto suggerimenti su come comportarsi durante la direzione di gara, esortazioni e/o  promesse di futuri appoggi da parte del potente ds torinese in cambio di un arbitraggio di parte. Moggi, d’altra parte, con la consegna della scheda, la sua accettazione da parte dell’arbitro ed il conseguente uso, si rinforzò nel proposito criminoso di alterare il risultato del match e raggiunse lo scopo che si era prefisso; entrambi, tramite l’uso occulto e fraudolento della scheda riservata, integrarono una condotta idonea a violare le regole di corretto e leale svolgimento della gara, poiché in quella partita in campo non furono in contrapposizione i soli valori agonistici, potendo una delle contendenti contare su un arbitro fortemente di parte.
L’imputato va, pertanto, dichiarato responsabile del reato ascrittogli.

Capo E) Moggi, Giraudo, Bergamo; Pairetto, De Santis (arbitro) , Ceniccola ( assistente) con riguardo alla partita del 14 Novembre 04 Lecce Juve  0-1.
Ai fini della ricostruzione del fatto si riporta il passo della decisione già scritto nella parte generale.
Il giorno 11 Novembre e 24 ore prima del sorteggio degli arbitri per la domenica successiva, Moggi era al telefono e cercò insistentemente Bergamo tramite la segretaria :  se mi chiama ad uno dei ehm se richiama lui.. basta che gli dice così’ …; dai successivi colloqui tra il designatore e la donna si ricava che costui aveva il cellulare scarico e lo mandò a dire a Moggi;  dopo poco Moggi  chiamò a casa di Bergamo gli dettò i codici per caricare, promettendo di richiamare e ricevendo dall’altro di nuovo l’affermazione che lo avrebbe sentito alle due precise; invece non si registrarono altre conversazioni sulle utenze sottoposte ad intercettazione. La concatenazione logico-temporale dei dialoghi ascoltati, nel contesto probatorio emerso, lascia ragionevolmente dedurre che i due avevano necessità di parlarsi sull’utenza riservata per concordare la composizione delle griglie del sorteggio.
Nello stesso giorno il DS juventino cercò anche Pairetto lasciando detto di richiamarlo. Il 12 Novembre, giorno del sorteggio, De Santis, arbitro “estratto” per la partita della Juventus parlò con Bergamo: è andato bene il sorteggio; Bergamo mi pare incastrato un pò tutto … avevo pensato di abbinare a Griselli, Cennicola… quando ho fatto le griglie, siccome ero a casa questa settimana, avevo preparato tutto io e avevo messo questi due, mi piaceva la coppia di assistenti..
Il 14 Novembre si disputò la gara, che terminò con la vittoria della Juve per 0-1, riguardo alla quale occorre far notare qualche dato.
A parte le solite polemiche sull’arbitraggio, vi fu una circostanza obbiettiva, che pure costituì oggetto di lamentele da parte della società perdente,cioè le pessime condizioni del terreno di gioco a causa della forte pioggia;  di conseguenza qualcuno avanzò l’ipotesi che l’arbitro De Santis non avesse interrotto la partita, poiché la Juve era passata in vantaggio dopo pochi minuti.
Sul punto l’assistente Cennicola, interrogato come indagato, precisò che la pioggia era battente, il terreno accettabile ma non la fascia occupata dai guardialinee e che ebbe difficoltà a correre; aggiunse che al termine entrarono nello spogliatoio Moggi e Girando ed il primo si complimentò con lui, dicendo che era stato spettacolare, egli dal suo canto, aveva chiesto a Moggi se poteva ancora partecipare a gare della Juve, avendo la risposta che sicuramente sarebbe tornato ad arbitrare più volte la sua squadra.
 Il Segretario FIGC Martino Manfredi, in rapporto di confidenza con DE Santis -  come emerge anche da alcune conversazioni di quei giorni - riferì al PM che questi aveva sempre vantato il suo rapporto di conoscenza con Moggi e Giraudo ed in particolare per quell’occasione rivendicava di aver fatto proseguire l’incontro nonostante il campo fosse impraticabile; secondo Martino i designatori Bergamo e Pairetto nel raduno successivo avallarono ed apprezzarono la scelta di De Santis.
Il giorno dopo la gara DE Santis ricevette una telefonata dal suo assistente Ceniccola, che raccontò quanto avvenuto nello spogliatoio dopo la conclusione del match : è arrivato lui e mi ha detto sei stato bravo anzi, spettacolare;  disse all’altro della sua domanda ma secondo lei posso tornare a fare la Juve ?...  che ricevette una risposta soddisfatta ed incoraggiante.
Un commento si impone.
La vicinanza di DE Santis alla società bianconera, che si ricava non solo dalla testimonianza del pur cauto Martino, ma anche da altre tracce sparse nell’indagine, rende perlomeno verosimile l’accusa di parzialità nel non sospendere per pioggia l’incontro che i torinesi stavano vincendo; ipotesi che si rafforza considerando i gran complimenti manifestati da Moggi all’assistente Ceniccola; la contestuale domanda di questi circa possibili suoi impieghi in future partite di quella squadra, nonché la positiva risposta avutane assume valore indiziante circa il potere di dei dirigenti juventini sul settore arbitrale.
Nel complessivo quadro probatorio emerso si può ritenere che anche in questo caso la griglia fu concordata per il contatto tra Moggi e Bergamo e per quanto emerge dalla conversazione tra Bergamo e De Santis,  essendo, altresì, credibile che questi non abbia interrotto la partita proprio perché la sua squadra di riferimento era già in vantaggio.
Nel giudicare la posizione di Giraudo occorre premettere che, a differenza di quanto opinato dal PM, non può ritenersi che le condotte di Moggi fossero sempre concordate specificamente con l’altro dirigente juventino, né che questi sempre vi contribuiva in virtù del ruolo ricoperto da entrambi nella società di Torino; né a fondare la responsabilità può essere da solo sufficiente il criterio, peraltro ragionevole e rispondente alla logica dei fatti, dell’interesse verso determinati risultati favorevoli alla sua società, in mancanza di positive e diverse acquisizioni che lo colleghino al fatto-reato.
Nella fattispecie concreta detti elementi di connessione tra Giraudo ed il reato mancano e, pertanto, lo stesso deve essere mandato assolto per non averlo commesso.  
 Capo F) imputati Moggi, Giraudo, Bergamo, Pairetto,Dondarini, Baglioni 5 dic 2004 Juve – Lazio 2-1.
Poiché il tema di prova per questo tipo di reato, come si è già scritto, è spostato, per così dire, dal terreno di gioco a quello dei rapporti tra gli imputati, deve darsi conto di un antefatto realizzatosi nel Settembre 2004, che vide protagonisti i due coimputati Pairetto e Dondarini.
Orbene, il giorno successivo al sorteggio dell’arbitro per la partita Sampdoria- Juventus, fu comunicato in via uffciosa a Dondarini la sua promozione ad arbitro internazionale, che fu caldeggiata  da Pairetto, come si desume dal colloquio tra i due del 21 Settembre 2004, di cui si riportano alcuni passaggi. 
Pairetto : mi raccomando domenica – mercoledì - che non ci salti tutto   fai una bella partita e tutto …lo sai che sono sempre un pò particolari Dondarini eh .. sono particolari.. si lo so , lo sobisogna stare con cinquanta occhi ben aperti..  Pairetto per vedere anche quello che non c’è a volte .. i due  si rassicurarono a vicenda che l’arbitraggio sarebbe stato buono e poi Pairetto disse … siccome io sono uno che ha insistito molto per su questa cosa con tutti, non facciamo che subito che dica  ah bene… complimenti per le scelte e Dondarini… ci mancherebbe …  vedrai che non vi deludo .
La conversazione è in sé intellegibile, poichè Pairetto affidò all’altro il compito di non far saltare tutto, di tenere in considerazione che vi erano soggetti tra le squadre che si sfidavano un pò particolari, raccomandandogli di vedere anche quello che non c’è a volte ,ponendo nel contempo all’attenzione dell’arbitro che egli molto aveva insistito per la sua promozione ad arbitro internazionale.
Dopo la partita, nella quale la conduzione di gara dell’arbitro fu criticata per asseriti errori, Pairetto interloquì con l’osservatore De Marchi, incaricato di giudicare l’opera dell’arbitro e gli chiese che voto gli avesse dato ed alla sua risposta testualmente replicò … dagli qualcosa in più di 8,425 ..ma l’altro, a giustificarsi,  dichiarò che il referto l’aveva già spedito e non poteva mutarlo, Pairetto imprecò ma l’altro ribattè che non vi era problema, potendo il designatore farselo restituire ed in seguito scusandosi per essere stato troppo basso nel voto ; DE Marchi riferì ancora che, nel dopo partita, egli e Donadrini si erano  intrattenuti con Moggi, che disse all’arbitro siccome quando ci sei tu in trasferta facciamo sempre 3-0 dirò a Gigi di mandarti sempre.
 Da queste acquisizioni si ricava l’esistenza di un rapporto di forte collegamento ed intesa tra Pairetto e Dondarini.
Fatta questa necessaria premessa deve ora affrontarsi la fattispecie in esame ed occorre chiarire che il sorteggio del 3 Dicembre 2004 fu preceduto dall’incontro della sera precedente a casa Pairetto, cui parteciparono i due designatori, Moggi e Giraudo e da una significativa conversazione tra Bergamo e Fazi circa il contenuto dell’incontro; le annotazioni già sviluppate su questi fatti sono riportate di seguito, per la migliore comprensione della motivazione.
Il 1 Dicembre Bergamo parlava con la fida Fazi e la donna chiese se conoscesse l’oggetto di un imminente incontro …Gigi ti ha detto niente su che verte domani sera l’incontro?  , ricevendone una risposta negativa, che commentò con un epiteto poco gentile nei confronti di Gigi ;  la sera successiva prima della cena, Moggi conversando con la moglie, che proponeva di portare i panettoni natalizi d’uso, tra l’altro disse : gli diamo altra roba…loro più che panettoni….  ottenendo la risposta di complicità coniugale … ho capito Lucià, non me lo dire tanto più o meno lo so..  ; nella stessa notte ma dopo la cena,Bergamo, parlando a sua volta con la moglie dell’incontro conviviale, affermò .. no problemi no... loro tendono sempre a sistemare tutto.. aggiungendo  che si erano scambiati i regali e che era la cena di Natale.
Il discorso tra Bergamo e Fazi e quelli rubati all’intimità familiare fanno desumere che, oltre allo scambio di auguri e panettoni vi fossero altri argomenti da discutere tra i convitati, dei quali, parlando con Fazi Bergamo per prudenza si disse ovviamente non a conoscenza mentre successivamente definì l’incontro come volto a sistemare tutto.
 Dunque oltre agli scontati scambi di auguri si trattò anche di argomenti di interesse comune.
 Quali fossero detti argomenti è desumibile, nel complessivo quadro probatorio emerso, dalla conversazione del successivo 3 Dicembre dopo il sorteggio arbitrale,   tra tale Alessia, segretaria della Juventus e  Moggi :Ale : ho gli arbitri di sere A  e B  , Moggi, scherzando  non mi dica che noi … Alessia : Dondarini, Moggi confermò ed Alessia ridendo l’ha già saputo… ed anche gli altri…Moggi Racalbuto sta a Reggio Calabria, Pieri sta a Parma.. Alessia  ha già preso tutto…allora le comunico gli assistenti?.. Più tardi M se mi comunica Mitro, e mi comunica Baglioni per esempio e Alvino  Alesia ma gli assistenti non sono usciti ancora ..Moggi  ma io già glieli dico….
La constatazione che Moggi sapeva della designazione di Dondarini ed in particolare i nomi degli assistenti - che non erano ancora pubblici - costituisce la riprova logica del contenuto dei discorsi della sera precedente, che avevano riguardato - come del resto accertato in altre analoghe occasioni - la composizione delle terne arbitrali e la loro destinazione ai diversi campi di gioco.
Il giorno dopo la partita si registrò la consueta iniziativa di Moggi verso i conduttori di trasmissioni televisive tesa a proteggere l’arbitro da critiche sulla sua direzione di gara. Infatti, nell’ambito di un discorso in cui Moggi dette indicazioni precise al giornalista Baldas sulle fasi di gioco da mostrare in TV e sui relativi commenti, il secondo assicurò Moggi che non avrebbero fatto vedere un fallo di Ibraimovic, non sanzionato dall’arbitro, e alla domanda su come doveva comportarsi con Dondarini, Moggi rispose.. e che ha fatto? Di che ha fatto un buon arbitraggio…
  A carico dell’imputato si ritrova un altro elemento circa i suoi collegamenti con i coimputati, dato dalla conversazione tra Foti, presidente Reggina – secondo il capo di imputazione sub a) nell’orbita  di Moggi - e Bergamo, del 19 Febbraio 05, successiva alla sua designazione ad arbitrare l’incontro Sampdoria Reggina, in cui il secondo disse  a proposito dell’arbitro : stai tranquillo che ha già dato oh.. sorride ehm .. è già stato avvertito, doverosamente.. proprio per dimostare anche che è equidistante.. una partita in trasferta, è sotto l’occhio dei riflettori, deve avere ancora più attenzione… è avvertito..
Deve, altresì, evidenziarsi che nel corso della partita di cui in imputazione Dondarini assunse alcune decisioni favorevoli alla Juve, come il mancato rigore su Inzaghi per atterramento del portiere della Juve, Buffon, e la mancata segnalazione del fallo di Ibrahimovic, sicuramente compatibili con la ricostruzione dei fatti che qui è fatta.
La valutazione combinata degli elementi probatori di cui sopra induce a giudicare che l’imputato rientrava nel numero degli arbitri a disposizione dei coimputati per arbitraggi di favore, nel senso che più volte si è precisato.
Il suo contributo al perfezionamento del delitto consistè nell’accettare una designazione che egli sapeva fraudolenta e fatta allo scopo di alterare il risultato di gara, derivando da questo la sua scelta; egli così, integrò per la sua parte l’attività fraudolenta, ed il reato attribuitogli – si ricorda di pericolo presunto - deve considerarsi integrato;  la sua presenza come direttore di gara contribuì a mettere in pericolo la regolarità della gara, scompaginandone i giusti equilibri e sbilanciando a favore della Juve l’alea del risultato, determinando così un risultato non corretto e non genuino. D’altra parte dalle norme in tema di concorso discende il giudizio che se gli altri concorrenti non avessero saputo della disponibilità dell’arbitro ad essere di parte, non avrebbero potuto completare il loro disegno criminoso, mancando la persona pronta ad alterare il risultato e quindi  ad intervenire a questo scopo;Dondarini, quindi, partecipo al delitto anche rafforzando ed integrando il proposito criminoso dei concorrenti.
Analogo discorso deve farsi per Giraudo, che con la diretta partecipazione alla riunione in cui si formarono gli accordi fraudolenti circa la composizione delle griglie e le assegnazioni delle terne arbitrali, contribuì per la sua parte all’espediente occulto destinato a portare un arbitro parziale a dirigere la gara della sua squadra. 
Entrambi gli imputati devono dichiararsi responsabili riguardo a questa imputazione.
A diverse conclusioni deve giungersi per l’assistente Baglioni, riguardo al quale, pur essendovi elementi per sostenere che fosse legato al gruppo di Moggi, come sarà illustrato nel capitolo relativo al delitto associativo, non se ne riscontra la piena congruità per affermarne la responsabilità. Egli, va, pertanto assolto ex art 530 cpv cp per non aver commesso il fatto.
  Capo I) Bologna-Juve 0-1, 12 Dicembre 04, imputati Moggi, Bergamo, Pairetto, De Santis, Pieri .
Per un migliore inquadramento del fatto è opportuno sul piano sportivo rimarcare che la domenica successiva a questa, la Juve doveva incontrare il Milan per la partita clou del campionato e vi voleva arrivare mantenendo i quattro punti di vantaggio che aveva, cosa in effetti riuscita.
Sotto il profilo della valutazione logica delle prove è utile annotare che detto fattto-reato si verificò solo una settimana dopo quello di cui al capo prima trattato, segnalando, così, una fase di intensa attività degli imputati.
 Gli elementi proposti dal PM consistono nei contatti telefonici con Moggi tramite la medesima scheda - 958 finale usata per il reato sub D) - che fu una di quella che De Cillis indicò nelle prime nove acquistate da Bertolini per conto di Moggi, essendo, dunque, probatoriamente certo che l’oggetto proveniva dal ds della Juve.
I contatti si verificarono prima e dopo il sorteggio, avvenuto il 10 Dicembre, per breve tempo e di notte per un minuto, nonchè il giorno antecedente la gara e dopo la partita; in particolare Pieri conversò con  Moggi la notte dell’11 Dicembre, parlandoci per un tempo consistente, oltre dieci minuti e il pomeriggio della partita, ma dopo la sua fine, per 36 secondi.
Per questo caso come per altri, furono raccolte informazioni dai protagonisti dell’incontro ma, a differenza che per le altre imputazioni, ne sarà tenuto conto a fini probatori per i motivi meglio espressi in seguito.
Invero, il portiere del Bologna, l’esperto Pagliuca, parlò, tra l’altro, di  arbitraggio costantemente ingiusto nei confronti della nostra squadra  nel corso di tutta la partita e l’allenatore Mazzone, il più anziano della serie A, definì quello di Pieri nell’occcasione  uno degli arbitraggi peggiori che ho visto in trenta anni di carriera… sconcertante quello che avevo visto fare dall’arbitro.
Il giorno successivo al match vi fu l’usuale intervento di Moggi nei confronti dei conduttori di trasmissioni televisive per “salvare” l’arbitro dalle critiche degli addetti ai lavori, che gli erano piovute addosso, tramite puntuali imbeccate circa le fasi di gioco da visionare ed i commenti da fare; anche in questo caso egli raggiunse l’obiettivo tanto che al termine della trasmissione se ne compiacque col giornalista.
Le dichiarazioni degli uomini del Bologna assumono una sicura credibilità e valore probatorio per due motivi: furono rese dopo un anno e mezzo dai fatti a mente fredda, e nell’ambito di un’indagine penale della cui serietà gli interessati non potevano dubitare; dunque i loro animi erano calmi e non vi poteva essere sospetto di  animosità né, al contrario, di leggerezza; inoltre con esse i dichiaranti fecero riferimento alla complessiva conduzione della partita e cioè ad un dato consistente, scevro dalle opinabilità delle singole decisioni.
Deve, altresì porsi, in rilievo che dal rapporto dell’osservatore FIGC risulta che Pieri non sempre fu equilibrato nell’applicazione delle regole nei confronti delle due squadre; che la sua decisione di non punire col rigore un fallo ai danni del Bologna al 20 del secondo tempo, lasciò il dubbio sulla mancata concessione; che accordò il calcio di punizione diretto al 41 del 2 tempo a favore della Juve,da cui scaturì il goal, in situazione dubbia e mal controllabile dalla sua infelice posizione sul terreno di giuoco.
Queste critiche tecniche evidenziano tutte presunti “errori” in favore della Juve e, considerate anche alla luce della cautela che solitamente ispirava le annotazioni degli osservatori, unite alla valutazione delle informazioni dei bolognesi, nonché ai contatti segreti telefonici con i quali Pieri verosimilmente ricevè indicazioni o esortazioni o impegni di aiuto da Moggi, promettendogli a sua volta quanto richiesto,  costituiscono un quadro indiziario grave preciso e concordante circa la parzialità con cui l’imputato diresse la partita e, quindi, circa la determinazione attraverso la sua presenza e la sua conduzione di gara di un risultato ingiusto e scorrettonnel senso innanzi chiarito.
Pieri va, pertanto, dichiarato responsabile riguardo a questa imputazione.
 Capo Q) Juve Udinese 2-1, 13 Febb 05, imputati : Moggi, Bergamo, Paitretto,Giraudo, Rodomonti , Foschetti.
 Dal punto di vista della classifica, va ricordato che la Juve era reduce da due sconfitte di seguito, che il suo vantaggio sul MIlan si era ridotto a soli due punti e doveva affrontare l’Udinese, terza in classifica e tra le migliori squadre, tanto che alla fine si piazzerà quarta.
Al fine della migliore ricostruzione del fatto-reato è utile riproporre quanto già scritto nella parte generale su ciò che accadde nei giorni immediatamente precedenti la partita alterata.
Il 6 Febbraio di mattina vi fu questo dialogo preoccupato tra i due massimi dirigenti della Juventus, Moggi e Giraudo: il secondo “quelli che sembrano degli amici ormai non ci danno più niente.. bisogna mettere a posto in due ambienti l’ambiente esterno e quello interno.. bisogna avere la pazienza di chiamare tutti… abbiamo le idee chiare tutti su questo .. è la cosa secondo me basilare. ; Moggi ormai nel dubbio siamo penalizzati siamo penalizzati.. hanno paura di essere marchiati..siamo arrivati al punto che nel dubbio ci danno contro…”
Lo stesso giorno ma nelle ore quasi notturne gli stessi Moggi e Girando commentarono un altro evento per loro sfavorevole, la vittoria del Milan sulla Lazio, nella quale - secondo loro - aveva  influito la mancata espulsione del difensore rossonero Stam da parte dell’arbitro Rosetti; a questo punto i due decisero per la convocazione d’urgenza dei designatori, come si legge di seguito ; Moggi :gliel’ho già detto a Pinocchio (Pairetto) .. però con coso non ci voglio parlare chiamalo te fallo venì Martedì … Sarebbe opportuno farli venire su Martedì per farci una chiacchiera ma di brutto muso perché così non si può andare…  Giraudo non è che voglio stare zitto voglio parlare con quelli giusti,  è sbagliato chiamare questo qui , io chiamerei qualcun altro  Moggi io ho chiamato Gigi e l’ho fatto nero… siamo circondati.
  Come concordato tra i due, il Martedì vi fu un incontro serale tra Moggi, Pairetto e Giraudo, ricostruito tramite queste conversazioni: Moggi a Giraudo …verso le dieci alle otto liberati un attimo che ho fatto venì Pinochè a casa mia..    Giraudo, riprendendo un argomento precedente  .. dobbiamo decidere di essere un pò più duri… poi ne parliamo oggi... A questo incontro serale tra Moggi, Giraudo e Pairetto, seguì la conversazione notturna tra il primo e Bergamo, prima di proporre la quale è necessario osservare che i due dirigenti, a fronte di risultati sportivi e di presunte decisioni arbitrali sfavorevoli, decisero di chiamare a rapporto i designatori, riuscendovi direttamente con Pairetto, per intuitivi motivi logistici, per parlare loro a brutto muso ( così Moggi )e per essere un pò più duri (così Giraudo).
Quale fu il contenuto ed il tenore dei dialoghi tra Pairetto ed i due non è dato, ovviamente, sapere per acquisizioni positive ma una parte di esso fu certamente dedicata alla composizione delle griglie arbitrali per il prossimo “sorteggio”, alla luce della conversazione notturna seguente.  
 Invero, il 9 Febbraio alle ore 1,09 , Bergamo da casa chiamò l’ utenza svizzera intesta ad un settantenne e rispose Moggi, subito mostratosi preoccupato poiché l’altro non usava la sua utenza riservata; i due  parlarono della composizione delle griglie nel dettaglio, elencando le partite e gli arbitri da inserire in ciascuna fascia; Moggi indicò gli arbitri Bertini,Paparesta Trefoloni, Racalbuto, Rodomonti  (Moggi credo che questa possa essere una griglia ) e,  confrontando quella che ciascuno aveva studiato , riscontrarono che erano quasi uguali ( Bergamo: .. ed allora s’era fatta uguale , vedi )i due ragionarono anche di alcune esclusioni pensate da Bergamo, di cui egli riferì all’altro, all’evidenza per avere il suo consenso sulla scelta :Bergamo  Tombolini volevo tenerlo un turno fermo perché ha sbagliato se no se non li punisci mai.. Moggi, concordando .. io pure c’ho della gente da tenè sotto… se tu non punisci Collina e Rosetti gli altri sono tutti autorizzati  Bergamo : Infatti Collina e Rosetti non ce li ho messi;  
Il valore probatorio di questa acquisizione è grande, poiché da essa è immediatamente leggibile il metodo usato dai protagonisti della vicenda circa la composizione delle fasce, presupposto indispensabile e condizionante dell’esito del “sorteggio” ; in particolare Moggi non solo era autorizzato a proporre fin nel dettaglio la griglia di suo gradimento, indicando, tra l’altro, l’inserimento di Paparesta, che sapeva sarebbe tornato in tempo utile dall’estero, ma approfittò dell’occasione per manifestare la sua volontà di voler punire gli arbitri Collina e Rosetti con l’esclusione da quel turno, scelta del resto anticipata da Bergamo in perfetta sintonia col primo.
La concatenazione logica, temporale e funzionale dell’incontro con Pairetto e Giraudo e della conversazione in questione, nel contesto accertato, induce con ogni ragione a ritenere che in precedenza anche Giraudo e l’altro designatore avevano stabilito con Moggi la composizione delle fasce, da questi in seguito rappresentata a Bergamo.
Per lo stesso 9 febbraio deve illustarsi una conversazione avvenuta tra Moggi e Fazi, ricordando che costei, per essere stata molto a lungo segretaria Figc, era profonda conoscitrice di persone e situazioni del settore ed era molto legata a Bergamo.
  Bergamo-Fazi ore 10,28; il primo riferendole di un precedente colloquio con Moggi, all’evidenza fatto su scheda riservata poiché non intercettata disse,con riguardo alla prossima partita della Juve : chi vuoi come assistenti?  dice  voglio Ambrosini e Foschettino ti mando Ricci e Gemignani, ridendo insomma se non è zuppa è pan bagnato, però tanto per non dirgli quello che vuole lui  F certo hai fatto bene ma Ricci è suo,Gemignani va bene quindi…; B gli ho dato un’altra botta .
L’appiattimento di Bergamo ai desideri della Juve emerge con chiarezza dai precedenti dialoghi, pur se furbescamente il designatore finse di non accontentare in tutto le aspettative di Moggi, in sostanza, invece, facendolo; ciò probabilmente al solo scopo di mantenere un barlume di autonomia  e far pesare il suo residuo potere in vista della futura possibile sua riconferma.
Deve, innanzitutto, darsi conto che dagli accertamenti in atti risulta che gli arbitri inseriti nella griglia furono effettivamente quelli detti nel dialogo di cui sopra, ed in particolare l’incontro della Juve fu arbitrato da Rodomonti, con assistenti Gemignani e Foschetti, il secondo chiesto da Moggi, sulla cui scelta evidentemente Bergamo ebbe un ripensamento, decidendo di secondare le richieste dell’altro anche per uno degli assistenti..
Nel corso della dichiarazione rilasciata all’Ufficio indagini della Figc Giraudo sulla conversazione del 6 Febbraio affermò: faccio riferimento alla necessità di serrare le fila internamente alla Juventus, in quanto non vedevo più l’ambiente giusto, inteso come clima positivo, ed all’esterno la necessità di smorzare un clima ostile da parte dei mass media nei confronti della squadra, Questo quadro nel suo complesso creva una sorta di sindrome da Juventus , per cui subivamo torti perche nessuno voleva essere accusato di essere favorevole alla nostra squadra.
Foschetti nel suo interrogatorio dichiarò, tra l’altro : dopo la partita Moggi e Giraudo entrarono nello spogliatoio per fare i complimenti.
  A carico di Foschetti vi è la sola indicazione da parte di Moggi, che fa desumere che questi era un guardialinee gradito alla società torinese,  ma tale elemento, per quanto chiaro, è isolato ed in assenza di ulteriori dati probatori, che ne denotino un più stringente e significativo legame con quelli che avevano in mano le sorti del campionato, non assume valore probatorio tale da giustificarne l’ affermazione di responsabilità.
L’imputato va , quindi, assolto per non aver commesso il fatto.
A diverse conclusioni deve giungersi per Giraudo, le cui espressioni di quei giorni dimostrano una forte preoccupazione per la piega che stavano prendendo gli eventi sportivi ed al tempo stesso una forte determinazione ad intervenire per cambiarne il corso … dobbiamo decidere di essere un pò più duri… egli disse, prima di incontrarsi insieme a Moggi con Pairetto, dovendosene ricavare che in quell’appuntamento fece pesare le esigenze della Juventus, anche con riguardo alla composizione delle fasce arbitrali - di cui si discusse come si è già annotato – che, dopo poche ore Moggi confrontò e perfezionò con Bergamo.
Deve, inoltre, attribuirsi il giusto peso al fatto che entrambi i dirigenti bianconeri, come del resto loro abitudine per quanto emerge dagli atti, dopo la partita passarono negli spogliatoi degli ufficiali di gara per complimentarsi, quasi a ratificare l’operato dell’arbitro, dimostrandogli implicitamente il loro apprezzamento.
Ma quel che più conta ai fini dell’affermazione di responsabilità è la valutazione del concatenarsi logico, temporale e funzionale dell’incontro tra Giraudo, Moggi e Pairetto e della conversazione notturna dedicata alla formazione delle griglie tra il secondo e Bergamo, che induce con ogni ragione a ritenere che in precedenza anche Giraudo e l’altro designatore avevano stabilito con Moggi la composizione delle fasce da questi in seguito rappresentata e concordata con Bergamo.
Anche in questo caso il contributo di Giraudo al delitto consistè nella formazione, insieme ai coimputati, delle griglie degli arbitri, poichè intervenne in modo fraudolento e segreto sul meccanismo di sorteggio, con l’inserimento nella fascia della Juventus di arbitri di parte, essendo i loro nomi esplicitamente indicati da Moggi, tra cui appunto l’altro coimputato Rodomonti, integrando, così, una condotta lesiva del dovere di correttezza e di lealtà sportiva e sbilanciando a favore della Juventus l’alea dell’incontro, il cui risultato, pertanto, non fu genuino, secondo il concetto ben chiarito dalla SC, di cui in precedenza si è scritto .
Che Rodomonti era un ufficiale di gara collegato alla società di Giraudo e Moggi si desume, oltre che dall’indicazione che questi ne diede a Bergamo nell’occasione, anche da un altro dato leggibile in atti. Invero, quando già era iniziata l’operazione di salvataggio della Fiorentina, di cui si è già scritto, promossa anche dai dirigenti torinesi, egli fu designato a dirigere la partita del 15 Maggio con l’Atalanta, al termine della quale vi furono commenti molto soddisfatti della proprietà viola comunicati dal dirigente Mencucci a Mazzini.
L’imputato Giraudo, pertanto, va dichiarato responsabile del reato di cui al presente capo.
  Capo U) Chievo-Lazio 20.2.05 0-1 imputati Bergamo, Pairetto, Mazzini,Lotito, Rocchi.
Si tratta di una delle due partite,essendo l’altra oggetto della successiva imputazione sub V), svoltesi verso la fine di Febbraio 2005, che, secondo l’Accusa furono alterate per favorire il recupero della Lazio ed impedirne la retrocessione in serie B.
Deve ricordarsi che riguardo tale vicenda negli atti si rinviene un intero paragrafo, contenuto nell’informativa della PG del Novembre 2005, nella quale, tra l’altro si legge che il Vice presidente FIGC, Mazzini, fu il principale protagonista dell’aiuto dato alla società di Roma ed a quei contenuti si rinvia per la ricostruzione complessiva della vicenda che, secondo gli inquirenti vide il presidente Lotito perlomeno temporaneamente schierato col gruppo di Moggi. In questa sede non è opportuno approfondire il merito dell’intera situazione, dovendosi solo giudicare gli arbitri di due partite, che secondo la proposta accusatoria, avrebbero ricevuto gli input derivanti da pregressi accordi circa la composizione delle fasce arbitrali da sorteggiare.
Dal punto di vista dei risultati sportivi è necessario sottolineare che in quella fase del campionato il Chievo era di poco avanti alla Lazio in classifica e, quindi, il match era per quest’ultima  molto importante.
Gli elementi prospettati dal PM partono dall’8 Febbraio di mattina, quando Bergamo parlò con Mazzini ed il secondo gli riferì di argomenti trattati nell’ambiente a proposito, tra l’altro, della possibilità caldeggiata da alcuni protagonisti di eliminare i due designatori, sostituendoli con uno e disse esplicitamente :.. uno che ti ha difeso a morte è stato Lotito…è stato il Kamikaze del gruppo.. si è esposto di più … aggiungendo… ci fa comodo contro Della Vallepoi …allora a Lotito gli dico tutto ok? ricevendo rassicurazione da Bergamo :…. le cose erano, sono preparate lo seguiamo, diglielo che stia tranquillo.
 Quella stessa sera Ferri, magistrato con incarico di vertice in FIGC, vicino a Lotito, che conosceva da molti anni, chiamò a sua volta Mazzini e questi, tra le altre cose, disse, riferendosi a Lotito :… aveva bisogno di una verifica se c’era stato un intervento per la questione arbitrale, tentando all’evidenza di attivare probabili canali di conoscenza di Ferri all’interno della Federazione per conseguire lo scopo dichiarato;  in seguito Mazzini rassicurò Lotito di aver fatto quella cosa…  ,riferendosi alla citata conversazione con Bergamo ed il romano concluse il discorso esortando l’altro …bisogna che te li lavori tutti e due, ci parli in modo chiaro comincia…ci dobbiamo vedere e cominciamo a dire… a stabilire.. Mazzini.. già fatto dai… nel contesto dovendo intendersi l’espressione tutti e due riferita ai designatori.
 Dopo una settimana, il 15 Febbraio, Ferri fu di nuovo a telefono con Mazzini, chiedendogli, tra l’altro, notizie sulle recenti elezioni degli organi direttivi Figc ed in particolare se Lotito lo avesse votato;  ricevè una risposta positiva ed una chiara attestazione di amicizia da parte dell’interolocutore verso Lotito, con un impegno di aiuto nella vicenda della società di calcio :… gli voglio bene e farò di tutto per salvarlo .
 IL 18 Febbraio pomeriggio, dopo il sorteggio per il turno della domenica successiva, i due amici ancora conversarono di designazioni arbitrali e Mazzini, dopo averlo preso un pò in giro, disse a Lotito .. ti volevo salutare.. ti volevo dire che va bene ed alle insistenze delll’altro per sapere qualcosa in più sull’arbitro e se poteva dormire sonni tranquilli, rispose, sempre celiando :..si faccia dire nome cognome e provenienza.. sta bene..  , alludendo alla sezione Aia di Firenze dove era iscritto l’arbitro Rocchi, assegnato alla gara ed intendendo, così, mandare un messaggio criptato per dire, anche tramite il riferimento alla città di Firenze, che questi era persona sua.
La gara finì con l’importante vittoria della Lazio ai danni di una diretta concorrente e, poco dopo la partita, si registrò una conversazione tra Ferri e Mazzini, nella quale il primo disse al secondo  mi ha detto Claudio di salutarti… di ringraziarti…  ha capito che sei un grande e Mazzini rivendicò il suo merito :..  sono un amico con la a maiuscola; il giorno dopo la partita Mazzini chiamò Lotito, che lo ringraziò direttamente e personalmente e Mazzini aggiunse… bisogna salvarsi in tutti i modi eh ?.
Coloro che avevano così loquacemente manifestato i loro pensieri furono sentiti durante l’indagine, nelle varie vesti processuali, dal PM ed alcuni brani dei verbali si riportano testualmente per maggiore efficacia espositiva. 
Ferri, persona informata su fatti affermò : qualche giorno dopo la partita parlai con Mazzini e mi disse che aveva favorito la Lazio facendo designare un arbitro toscano che mi pare essere Rocchi … ne parlai anche con Lotito  e  mi  confermò …  in termini non espliciti, che Rocchi aveva arbitrato la partita in favore della  Lazio.. Mazzini nell’ambito della Federazione aveva rapporti diretti con i designatori e gli arbitri anche perché stava a Coverciano… egli aveva un rapporto privilegiato con gli arbitri toscani e con Bergamo di Livorno: il teste parlò anche di un rapporto privilegiato di Mazzini con Baglioni, precisando … so anche per averlo appreso direttamente da Mazzini  di un ottimo rapporto con Rocchi.;  ascoltata la sua telefonata successiva alla partita, cercò di chiarire …. Lotito… finita la partita mi aveva detto di essere stato trattato bene da Mazzini… facendomi implicitamente capire che si riferiva all’arbitraggio di Rocchi.
Lotito, in qualità di indagato, al PM dichiarò tra l’altro …non ritengo di aver dato un incarico a Ferri di chiamare Mazzini all’esito della partita .. eda seguito di contestazione delle dichiarazioni di Ferri  ho sollecitato Ferri ad adoperarsi per evitare che si consumassero torti arbitrali ai nostri danni, smentisco la versione che ha reso…
 Interrogato Rocchi, negò di avere un rapporto di amicizia con Mazzini e segnalò che quella incriminata era la sua seconda partita in A, avendovi esordito nella stagione precedente ed avendo complessivamente arbitrato tre gare in quel campionato; precisò che si trattò di un incontro difficile da arbitrare, per cui fu costretto ad espellere tre calciatori, sia per insulti che per condotta violenta.
Gli elementi a carico dell’imputato sono costituti dalla conversazione tra Mazzini e Bergamo in cui il primo, dopo aver messo in luce la posizione di Lotito, favorevole alla conferma del designatore, gli chiese implicitamente un aiuto per le sorti della sua squadra, ricevendone un impegno in tal senso, da quella tra Lotito e Mazini, in cui il presidente chiese al secondo di intervenire sui designatori, da quelle di saluti e ringraziamenti dopo la gara, nonchè dalle informazioni di Ferri circa le confidenze fattegli da Mazzini sulla designazione di favore di Rocchi.
Tali elementi pur aderendo con una certa consistenza alla tesi accusatoria, sono contrastati più che dalle ovvie negatorie degli imputati, dall’assenza di dati circa il collegamento tra l’arbitro e gli altri interessati, affermati solo da Ferri, peraltro in modo generico e scarno, dalla sua mancanza al raduno precedente l’incontro, che dunque impedì qualsiasi contatto diretto con i designatori e soprattutto dalla considerazione logica che Rocchi era un arbitro poco esperto della serie A, pertanto, verosimilmente estraneo a logiche di appartenenza a gruppi e che in quel medesimo campionato diresse in tutto tre partite - con le negative conseguenze sulla carriera già evidenziate - mentre la sua condizionabilità in quella gara di rilievo gli avrebbe probabilmente garantito altre e più numerose conduzioni di gara.
In questa situazione di contraddizione probatoria l’imputato deve essere assolto con la relativa formula.
Capo V) Lazio Parma 2-0, 27 Febbraio 05, imputati Bergamo, Pairetto, Mazzini, Lotito, Messina.
Questi gli elementi prospettati dal PM, che si inserisono nel quadro disegnato da quelli di cui all’imputazione precedente, costituendone prosecuzione.
Il giorno 21 Febbraio, dopo il match di cui in precedenza si è trattato, la PG ascoltò una conversazione tra Lotito e Mazzini, durante la quale il secondo dando dimostrazione di aver abbracciato la causa laziale, disse  bisogna salvarsi in tutti i modi eh?! ed il primo, di rimando,  sottolineò l’importanza della partita della domenica seguente col Parma.
La sera in cui si svolse la partita, Lotito telefonò a Mazzini che gli disse per scherzo: ti arrestano…  e Lotito si congratulò gratificandolo di un.. grande Innocenzo… poi, alla richiesta di spiegazioni sui motivi dell’arresto ebbe questa risposta … chiedilo a quelli del Parma..proseguendo : siamo a buon punto mi sembra ora; nel corso dello stesso dialogo, Lotito sondò il terreno, rappresentando che la sua squadra nel successivo turno doveva scontrasi col Messina, squadra secondo l’editto accusatorio nell’orbita di Moggi e Mazzini  - apparentemente confortando la tesi del PM -  rispose :…tu sai di che giro è ? Lotito : certo che lo so è tutto di Luciano e Mazzini .. e allora tu digli a Luciano che ti comporti bene ,Lotito che gliene frega a Luciano quello ..mi ammazza noi dobbiamo fare solo la strada nostra..
Sulla conduzione di questa gara furono assunte informazioni da esponenti della società romagnola, tra cui Luca Baraldi amm.re delegato che disse :” è stata una gara a senso unico ..con un arbitraggio prevalentemente a favore laziale lo affermo solo per l’andamento della partita senza altri dai oggettivi o soggettivi…lo stesso Baraldi parlò di due falli da rigore in una stessa azione non puniti e di un episodio in cui … l’arbitro Messina prima di un  calcio d’angolo chiamò i giocatori della Lazio e disse che se continuavano in certe scorrettezze  era costretto a fischiare un rigore contro la squadra… circostanza riferitami dai giocatori. ; l’allenatore Carmignani, invece, parlò di un atteggiamento non di particolare sfavore dell’arbitro nei confronti del Parma. Per completezza va rilevato che nella partita furono ammoniti quattro calciatori del Parma e due della Lazio e tali decisioni possono essere giustificate dalla tensione tra i calciatori a causa della importanza della posta in palio.
Lotito nel corso del suo interrogatorio negò ogni addebito ma non i contenuti delle telefonate, precisando che voleva solo evitare che si creassero situazioni ambientali o fatti esterni che influissero sulla regolare conduzione della gara; tanto anche per la situazione di tensione che esisteva all’interno della Lega Calcio e poi sul territorio;  Messina non rese interrogatorio.
Dagli atti emerge che non molto tempo dopo questo incontro, cioè,il 6 Aprile, Lotito  parlando con Mazzini  del prossimo arbitro designato per Lazio Livorno, valutò coloritamente ma molto negativamente l’eventualità che questi fosse proprio Messina e l’altro  rispose non è che ti produce volontariamente del male.
I suddetti dati di accusa in nulla sorreggono la tesi di un legame tra Messina ed i coimputati, di spessore tale da far ritenere condizionabile la direzione di gara oggetto di addebito in favore della Lazio,poiché quelli provenienti dalle conversazioni captate sono scarni e di poco spessore e quelli acquisiti tramite informazioni poco chiari, oltre che riferibili a decisioni tecniche, sulle quali - è bene ripeterlo - non si fonda la valutazione di responsabilità.
Inoltre tali elementi sono contraddetti con nettezza dall’interlocuzione da ultimo citata tra il presidente della Lazio e Mazzini, che risulta logicamente incompatibile con un precedente arbitraggio di favore.
L’imputato va, pertanto assolto per non aver commesso il fatto.
Capo Z)  5 Marzo 05 Roma Juve 1-2  imputati Moggi, Racalbuto e Giraudo.
Gli elementi prospettati dal PM consistono nei contatti che in prossimità della partita Moggi ebbe con l’arbitro di gara.
Invero, il 4 Marzo ore 11,45 poco dopo il sorteggio,  Moggi contattò Racalbuto tramite le rispettive utenze riservate; la mattina della gara alle ore 9,33 si registrò un altro contatto tra i due per un minuto e 38 secondi; la direzione di gara di Racalbuto fu molto criticata dalla stampa ed anche dal Presidente della Figc, poiché apparve ai più sbilanciata  a favore della Juve, soprattutto con riguardo ad un calcio di rigore molto dubbio concessole; il giorno dopo, Moggi raccomandò l’arbitro a Biscardi, conduttore di una di una delle temutissime trasmissioni televisive, suggerendogli gli episodi da far rivedere per oscurare le decisioni favorevoli alla sua squadra, essendo subito rassicurato dall’altro.
Nel suo interrogatorio Gabriele, quarto ufficiale di gara, dichiarò e dimostrò che Bergamo gli mandò un messaggio con la dicitura testuale “Fate attenzione gol Juve in fuorigioco”.
In questa situazione probatoria non vi è alcun dato positivo che colleghi Giraudo all’imputazione, se non il criterio logico dell’interesse comune con Moggi a creare condizioni di illecito favore per la loro squadra, che - come già ritenuto in casi analoghi - da solo non è sufficiente a fondare l’affermazione di responsabilità.
L’imputato va mandato assolto per non aver commesso il fatto.
Capo A 3) Siena-Milan 2-1 Bergamo, Pairetto, Mazzini, Giraudo, Baglioni , incontro del 17 Aprile 2005.
 Gli elementi di prova per questo reato consistono in alcune conversazioni tra Leonardo Meani, con qualifica di “addetto agli arbitri” del Milan ed un paio di interlocutori; il primo di essi fu Manfredi Martino, cui l’esponente rossonero prima del match disputato a Siena, chiese di mandare per collaborare con l’arbitro assistenti svegli e/o bravi; il secondo fu Mazzei, formalmente incaricato di scegliere detti assistenti ma il cui compito in realtà  era esautorato dai designatori, col quale dopo la sconfitta della squadra milanese in terra di Toscana, Meani levò alti lai e minacciosi rimbrotti, chiedendo per il futuro maggiore considerazione ed  attenzione nella scelta dei guardialinee.
Era, infatti, capitato che durante la partita col Siena proprio uno degli assistenti – l’imputato Baglioni – aveva annullato un gol per il Milan che, invece, per sua stessa ammissione, fu regolare.
Dopo la partita sempre Meani con un altro assistente amico commentarono maliziosamente la dichiarata stretta amicizia di Baglioni con Pairetto, che secondo costoro andava a mangiare a casa sua e lo usava come autista. 
 Il coacervo di queste conversazioni è messo in relazione dall’Accusa con un dialogo del 22 Aprile tra Mazzini e Giraudo, in cui il secondo così si espresse :  per la prima volta in tanti anni ho avuto una delusione dal nostro amico  Paolo perché mandare Babini e poi Puglisi al MIlan dopo che Shevcenko si è lamentato non mi è piaciuto…è stata una cosa che mi ha deluso molto bisogna farci caso ai due sbandieratori perché quella è una cosa che decide lui; Mazzini : però a Siena il nostro amico è stato eccezionale… e Giraudo  si è stato eccezionale dopodiché come uno si lamenta..
Secondo la prospettazione accusatoria il nostro amico  sarebbe riferito a Baglioni e questa qualifica sarebbe indicativa di una decisone dolosa circa l’annullamento del gol del Milan.
Detta interpretazione, peraltro, non tiene conto che Mazzini enunciò anche il nome dela persona amica, Paolo, che nel complessivo quadro emerso è da individuare senza meno in Bergamo; la  riprova che si tratta di costui è data dall’ulteriore collegamento con l’ascolto di lamentele del MIlan, che solo il designatore aveva titolo per ricevere; del resto la stessa PG nell’informativa in commento individua l’amico in Bergamo.
D’altra parte lo stesso Meani, pur non benevolo con l’assistente, in due distinte conversazioni della domenica sera più volte definì, anche  crudamente, l’operato di Baglioni come errore, riferendo, per di più che lo stesso immediatamente dopo la partita si sarebbe scusato per il grave sbaglio, essendo quest’ultimo un comportamento sul piano logico incompatibile con l’ipotizzata intenzionalità’ dell’annullamento del gol di Shevcenko.
Inoltre, risulta dagli atti che il giorno successivo - 18 Aprile - Bergamo disse a Pairetto di aver avuto pressioni dal Milan e quindi decise di mettere come assistente per la seguente partita Puglisi, sicuramente gradito ai milanesi; questa scelta, fatta a distanza di soli tre giorni da quella precedente è in contraddizione logica con la dedotta volontà di danneggiare il Milan, che avrebbe animato Bergamo e gli altri nella designazione di Baglioni,essendo di segno opposto, come si ricava agevolmente dagli atti.
Tali osservazioni escludono in radice che gli imputati Giraudo e Baglioni abbiano commesso il fatto e, pertanto, nei loro confronti va pronunziata assoluzione con la relativa formula.
Capo a 5)  Chievo – Fiorentina 1-2   8 Maggio 05.
Imputati : I due Della Valle, Mencucci,Bergamo, Mazzini, Moggi,
Dondarini .

Devono richiamarsi le osservazioni già sviluppate con riguardo al capo F) circa la conclusione che Dondarini era un arbitro a disposizione del gruppo facente capo a MOggi, che condizionava il campionato di calcio e, nel contempo, tutte quelle sull’iniziativa di salvare la Fiorentina dalla Serie B, contenute nel paragrafo ad esse dedicato.
In quel contesto temporale ed ambientale si disputò la partita in esame ed in quel quadro probatorio occorre collocare gli elementi di cui si darà conto e le relative valutazioni.
Parte di tali annotazioni sono riproposte per chiarezza di motivazione, aggiungendo, dal punto di vista della classifica, che le due squadre erano in diretta competizione nella lotta per non retrocedere e che, quindi, per entrambe la gara aveva una grande importanza.
  La sera del 2 Maggio Mazzini chiamò direttamente Bergamo, alludendo ad un argomento già noto ad entrambi … mi sono già mosso per quella storia … se volesse parlare con te che numero gli do… l’altro, dopo aver chiesto un minimo di informazione.. ma lui come ha giustificato il fatto che.. acconsentì a ricevere la telefonata, concludendo che occorrreva profondere il massimo impegno poiché … ne va anche del nostro prestigio …
Dopo pochi minuti giunse la chiamata preannunciata da Mazzini da parte di Diego Della Valle a Bergamo, durante la quale entrambi fecero riferimento alla mediazione di Mazzini e, dopo aver ben interpretato il gioco delle parti, per cui Bergamo si rappresentò come molto riservato in ossequio al ruolo ricoperto e Della Valle molto prudente e rispettoso, vennero al dunque, affermando quest’ultimo, che aveva raccolto una sostanziale apertura dell’interlocutore, …quando lei ha tempo volevamo prenderci un caffè, parlare un pò, mi serve per capire come vede lei il futuro del calcio per i prossimi anni e poi noi dobbiamo fare delle riflessioni anche di lungo periodo … così concordarono un appuntamento riservato da vicino con Mazzini e l’altro Della Valle…  se lei vuole io domani sono intorno a Firenze .. o con Innocenzo o come vuole lei …per prenderci un caffè  B : Magari proprio così con Innocenzo e suo fratello Andrea .. ma non vorrei estendere oltre è chiaro
Dopo pochi minuti Mazzini chiamò Bergamo e commentarono il colloquio avuto con Della Valle, definito “molto carino” dal designatore, che lasciò all’altro l’organizzazione dell’incontro… lo vorrei fare dalla parte dove c’è il Museo del calcio [ centro tecnico di Coverciano nde] verso le dieci di sera io c’ho le chiavi si va li e non ci vede nessuno… disse Mazzini, ricevendo  i complimenti da Bergamo per l’ottima trovata, dai modi un pò da cospiratori e che tradiva la consapevolezza dell’anomalia dell’evento. 
Il coinvolgimento di Giraudo nell’affare Fiorentina, di cui sopra si è scritto, dette i suoi frutti, estendendosi a Moggi che, come nel suo stile, agì in prima persona stabilendo un rapporto diretto con Della Valle, la cui causa diventò subito di Moggi e compagni …pensiamo a salvare la Fiorentina dai…[Moggi] e… ne va anche del nostro prestigio …[Bergamo].
Dopo l’intervento diretto degli esponenti della Juventus, e verosimilmente per sua causa vi fu, mediante Mazzini, la relazione diretta tra il designatore e il massimo rappresentante della società che aveva necessità di salvare la sua sorte sportiva e non solo.
Superfluo appare sottolineare ancora una volta il senso di piena parzialità dimostrato da Bergamo, che accettò di incontrare in modo segreto il presidente della squadra a forte rischio retrocessione, mentre è utile evidenziare la sua piena disponibilità alle sollecitazioni congiuntamente provenienti da Mazzini, in maniera diretta e da Moggi e da Giraudo in modo indiretto ma certamente risaputo dal’uomo di Livorno; d’altra parte egli agiva anche nel suo stesso interesse, poiché nell’abboccamento con Della Valle fu dichiarato - ed in ogni caso era chiaro ad entrambi - che occorreva guardare al futuro, e cioè alla riconferma di Bergamo ed alla salvezza della squadra di Firenze, ponendosi così le basi per una nuova illecita alleanza, propiziata e promossa dai dirigenti della Juve.
I protagonisti della vicenda [salvezza Fiorentina]continuarono a tessere la trama dei loro reciproci ed illeciti interessi, registrandosi il 4 Maggio, prima un’ulteriore sollecitazione da Mazzini a Mencucci circa la necessità di un secondo contatto tra i Della Valle e Bergamo, precisando che questi tra il giovedì ed il sabato sarebbe stato a Coverciano ( giovedì,venerdì e sabato mattina l’omino è qui va bene?....il fatto è uno però! Che lui bisogna che gli dica mi raccomando per domenica di essere tutelato assolutamente, capisci!? .. il che vuol dire fare come minimo una telefonata all’omino per dirglielo!) ; in seguito vi fu un dialogo tra Della Valle Andrea e Mazzini, che parlarono dell’incontro che doveva avvenire per chiarire molte cose;   Mazzini concluse dicendo : è importantissimo che arrivi un messaggio al nostro amico da voi perché domani l’altro ci sono le grigliela partita è decisiva.
 E’ opportuno segnalare che le parole usate da Della Valle confermarono l’abbandono dei progetti innovatori da parte sua e del fratello, riqualificati errori addebitabili ad inesperienza…  certi errori tu li sai no?! Da new entry nel mondo della serie A… ; d’altra parte le espressioni di Mazzini collegarono la necessità di far pervenire un messaggio a Bergamo con la formazione delle griglie, dovendosene necessariamente ricavare che in quell’occasione la composizione delle fasce arbitrali poteva essere determinata dal contenuto del messaggio e che, in generale quindi, questa era sicuramente influenzabile e non affidata al caso.
Il 6 Maggio, dopo il “sorteggio” a Coverciano, dove erano sia Bergamo che gli arbitri e, quindi, anche l’imputato, Mazzini commentò con Mencucci la designazione dell’arbitro Dondarini per la partita Chievo - Fiorentina; il secondo la qualificò bel lavoro, ho visto , Mazzini tra l’altro dette indicazioni affinché Bergamo ricevesse una seconda telefonata dai Della Valle, poiché la prima non era andata a buon fine, avendola ricevuta sul telefono di casa, dove non era presente …il mio uomo sarebbe opportuno lo chiamassero..però sul cellulare perchè qui il fisso non c’è… precisando qual’era l’importante scopo della chiamata… perché quello che ha detto a me è giusto che lo dica a lui....
E’ evidente che Mazzini voleva rinsaldare i rapporti già avviati tra Bergamo e la famiglia Della Valle, evidenziando che al primo sarebbe stata gradita l’abiuria fatta dai secondi riguardo agli originari loro progetti di cambiamento del calcio.
 L’8 Maggio vi fu la gara Chievo - Fiorentina finita 1-2 e alle 16,59, cioè subito dopo la fine della partita, Mazzini disse a Mencucci, ironizzando “ ti lamenti ancora?…”  e l’altro in modo eloquente replicò.. ho imparato …ho imparato  e Mazzini con soddisfazione ed autogratificandosi …quando ci si mette le mani noi…diglielo ai tuoi amici .. deve fare due telefonate a me ed a lui.. sottintendendo all’evidenza a Bergamo.
In serata vi fu una conversazione tra Lanese ed un giornalista sportivo in cui alla domanda del secondo, che alludeva all’arbitro… hai visto il killer ha colpito a Verona?  Il primo senza scomporsi rispose… si si , va be…  era normale te l’avevo detto io no ?…il risultato vedrai che ti dimostra che .. non c’era dubbio .. guarda che ormai non mandano segnali loro telefonano prima delle gare te lo dico perché ho ... poi ti racconterò come lo so
Dalle conversazioni suindicate emerge con chiarezza che alcuni giorni  prima del sorteggio e tramite la persistente opera di Mazzini vi fu un contatto  tra Della Valle e Bergamo, che programmarono un futuro incontro di persona e, nell’imminenza del sorteggio, Mazzini sollecitò un nuovo rendez-vous telefonico, parlando, peraltro egli stesso con Andrea Della Valle, denotandosi, così, che il rapporto tra la società di Firenze con Mazzini e Bergamo proseguì.
Anche in questo caso deve ritenersi che la procedura di sorteggio fu truccata in modo da attribuire a Dondarini, arbitro di riferimento del gruppo di Moggi, la direzione di gara; tanto si desume nel complessivo contesto probatorio accertato e sul piano logico dal commento molto positivo avvenuto tra i diretti interessati Mencucci e Mazzini ad “estrazione“ avvenuta, nonché dalla insistenze di quest’ultimo affinché i Della Valle facessero pervenire al designatore un nuovo messaggio mentre si trovava a Coverciano, dove è bene ripeterlo, era anche l’imputato, essendovi, così, le condizioni concrete per un colloquio diretto tra designatore ed arbitro della partita. La condizionabilità dell’arbitro da parte dei coimputati ed in particolare di Bergamo, Mazzini e Moggi, si ricava con chiarezza dai legami illustrati e valutati sub capo F) ed è comprovata dalle osservazioni post partita di Mazzini, che esplicitamente assegnò a sé e ai suoi amici l’esito favorevole ai viola della partita, pretendendone un riconoscimeto dai Della Valle (…quando ci si mette le mani noi…diglielo ai tuoi amici .. deve fare due telefonate a me ed a lui),  dalle parole di Lanese che, per essere addentro al sistema di cogestione del calcio, nonché per la sua qualità di presidente AIA, era di certo a conoscenza dei metodi usati per influire illecitamente sui risultati delle partite, nonché degli uomini, come l’imputato, che potevano ben recepire le pressioni del gruppo di potere.
D’altra parte in questa fattispecie deve sottolinearsi che Dondarini, annullando un gol al Chievo per motivi non chiari ed addirittura nei minuti di recupero, adottò una decisione determinante del risultato favorevole alla Fiorentina e compatibile con la ritenuta sua parzialità. Il suo contributo al perfezionamento del delitto consistè nell’accettare una designazione che egli sapeva fraudolenta e fatta allo scopo di alterare il risultato di gara, derivando da questo la sua scelta; egli così, integrò per la sua parte l’attività fraudolenta degli altri ed il reato attribuitogli – si ricorda di pericolo presunto – fu in tal modo perfezionato; invero, la sua presenza come direttore di gara contribuì a mettere in pericolo la regolarità della gara, scompaginandone i giusti equilibri e producendo un risultato non corretto e non genuino. D’altra parte dalle norme in tema di concorso nel reato discende la considerazione che se gli altri concorrenti non avessero saputo della disponibilità dell’arbitro ad essere di parte, non avrebbero potuto completare il loro disegno criminoso, mancando la persona pronta ad una direzione di gara di parte; Dondarini, dunque, partecipò al delitto anche rafforzando l’altrui proposito criminoso.
L’imputato deve, dunque, essere dichiarato responsabile del delitto ascrittogli.
Capo A8) imputati : Bergamo, Foti, Pieri, Palermo-Reggina 1-1 del 15 Maggio 05.
 Dal punto di vista della situazione in classifica delle contendenti, va rimarcato che la Reggina rischiava la retrocessione e che per ragioni desumibili dagli atti ed alla stregua del capo di imputazione riguardante il delitto associativo, la società calabrese era nella sfera di influenza di Moggi e del suo gruppo. Senza entrare nella valutazione profonda del merito di tale aspetto, che non è oggetto specifico del presente giudizio, deve darsi conto, invece dei dati a carico dell’arbitro per questo episodio.
Il 14 Maggio, cioè il giorno dopo il sorteggio degli arbitri, il coimputato Foti, Presidente Reggina, sollecitò Bergamo a parlare con qualcuno : “ ti raccomando, vai , dato che ce l’hai ancora, parlaci” il giorno della gara Bergamo e Foti di nuovo si sentirono ed il primo rassicurò il secondo : Ma l’ha fatto all’andata, vedrai che farà una buona partita; sulla carta la preparazione è stata molto , molto decisa.
 Di sicuro il designatore si riferì a Pieri, poiché costui arbitrò anche l’incontro del girone di andata tra Reggina e Palermo e, di sicuro, Bergamo poteva colloquiare con Pieri, essendo entrambi al raduno tecnico di Coverciano. Deve ancora osservarsi che sovente le partite della Reggina furono precedute da conversazioni tra Foti e Bergamo in cui parlarono degli arbitri, come si desume anche dalla formulazione di  altri capi di imputazione a carico di entrambi.
Tuttavia nel caso specifico va sottolineata l’esiguità di peso delle conversazioni costituenti prova a carico, scarne nei contenuti e perciò scarsamente significative ai fini della prova del reato in esame, e rilevata la mancanza di prova di un contatto successivo tra Bergamo e Pieri.
Per completezza deve osservarsi che dagli accertamenti di PG emerge che l’uso delle due schede riservate cessò da parte dell’imputato nel Marzo 05 e, quindi, prima di questo incontro.
Egli va mandato assolto da questa imputazione per non aver commesso il fatto.
Capo A 10) 29 Maggio 05 Lecce - Parma 3-3 : imputati i due Della Valle, Mencucci, Bergamo, Mazzini,Moggi, De Santis, Griselli.
Le ultime partite di quel campionato si disputarono il 29 Maggio e quelle di rilievo per la Fiorentina, oltre alla sua col Brescia, erano Bologna - Sampdoria e Lecce – Parma; la situazione in classifica era complicatissima, poiché molto numerose erano le combinazioni possibili che avrebbero determinato la retrocessione di una squadra o l’altra ma certo quella di Firenze partiva svantaggiata, avendo meno punti in classifica delle concorrenti ed essendo, pertanto, tenuta a vincere sperando che le altre, tra cui in specie il Parma ed il Bologna non facessero altrettanto.
  Quel giorno, poche ore prima di Lecce- Parma arbitrata da De Santis, con assistenti Griselli e Biasutto, Bergamo lo chiamò e ricevette un rapporto preventivo dall’arbitro, che disse : i ragazzi stanno in forma facciamo una partita di testa... correte poco e usate la testa, gli ho detto a tutti e tre… Bergamo : c’hai Griselli e Biasutto sono bravi tutti e due  e De Santis…  no va beh Alessandro non c’ho problemi è venuto pure a pranzo Pasquale  D’Addato  .. è stato gentile pure lui gli ho spiegato, siamo preparati bene; gli ho spiegato pure un pò le cose velatamente Alessandro, sai posso parlare in un modo. L’altro… poi tanto gliela do io l’impostazione...da quello che ho sentito il Lecce gioca per vincere ed il Parma pure, quindi a questo punto  facciamo noi la partita, ci mettiamo in mezzo”, Bergamo concluse : l’importante è che tu vinca.
Poco dopo la fine della partita si registrarono numerose conversazioni tra i coimputati, già riportate nella parte generale del presente testo ed a quelle si rimanda, citando in questa sede solo un dialogo tra Mazzini, coimputato, e Nassi suo amico ed esperto delle cose del calcio toscano, nel quale il secondo, parlando del salvataggio ormai raggiunto dalla Fiorentina, così si espresse .. operazione chirurgica perfetta  ..tutti e tre perfetti .. e poi grande la Samp  ; invero il PM attribuisce alle parole  tutti e tre - come pure ad altri termini come lavoro di equipe usati da altri conversanti nelle telefonate di cui si è detto - un significato di coinvolgimento dei tre ufficiali di gara e quindi anche di Griselli; occorre, inoltre, evidenziare che anche su questo incontro furono assunte informazioni dai protagonisti ed il giocatore del Parma, Vignaioli, riferì al capitano, all’allenatore e ad altri che DE Santis gli aveva detto “Guarda che questa partita tanto voi non la vincete “ ,suscitando la sua reazione e per questo fu espulso.
 Valutando detti elementi deve osservarsi innanzitutto che dai dati acquisiti emerge che il vero protagonista del risultato fu DE Santis, come risulta da tutte le conversazioni citate, nonché dalle informazioni assunte, che in nulla chiamarono in causa Griselli; per quanto riguarda il riferimento a  ..tutti e tre perfetti è chiaro, dal contesto discorsivo riguardante il salvataggio della squadra viola ed il comportamento della Sampdoria, che Nassi si riferì ai risultati necessari alla Fiorentina per evitare la retrocessione, effettivamente realizzatisi, e non ai tre ufficiali di gara.
 In conclusione a carico dell’imputato resta solo il dato del discorso di De Santis, invero scarno e non confortato da altri elementi, mentre lo stesso Bergamo parificò Griselli all’altro assistente di gara al solo scopo di sottolinearne la bravura e senza neppure alludere a sue possibili implicazioni nei fatti.
In tale situazione probatoria deve pronunciarsi l’assoluzione dell’imputato per non aver commesso il fatto.

I dati analitici sono in info 1 Dicembre 07 da pag 50.

I dati relativi sono in info 28.3.07 da pag 51 a 56.

Intitolato nuove norme di attuazione della legge 426/42 sulla costituzione del CONI

I dati relativi sono in info 28.3.07 da pag 50 a 56.

Per le attribuzioni cfr info 28.3.07 e info 1.12.07 e

Si tratta di una prassi più volte accertata nell’indagine per la quale Moggi dettava codici numerici utili alla ricarica del cellulare che in precedenza aveva consegnato all’interessato di turno – cfr ad es quanto risulta in info 2 Nov pag 83 – episodio dell’11 Gennaio 05 .

LE conversazioni sono trascritte alla pag 37 e 38 dell’info 2 Novembre.

Cfr conv pagg 43-44 info cit

Le conv sono in info CC Rono pagg 70 e ss.

Si tratta della cena a  casa di Pairetto a Rivoli con Moggi, Giraudo, Bergamo e le mogli di cui si è scritto;

Cfr info 2 Nov pagg 71-72.

anche allegato alla memoria dif del 28 Settembre 09

Cfr pagg 97 e ss info cit  anche per le successive telefonate.

da una successiva telefonata tra Moggi e la moglie di Pairetto emerge che questi in serata fu a casa sua Cfr info cit pagg 100 e 101.

Il primo notoriamente dotato di spirito di autonimia e, pertanto, inviso ed il secondo responsabile nella precedente partita Siena MIlan della mancata espulsione di cui si è fatto cenno

Sull’intera conversazione cfr amplius info 2 Nov 05 pagg103-104.

cfr pag 106 e ss di info 2 NOV 05.

Cfr info 2 NOv pag 317

Cfr info cit da pagg207 ed in particolare su questa valutazione  e sulle conversazioni citate  da pag 218.

Cfr allegato memoria difensiva.

( cfr pag 240 info NOv 05 )

Cfr info Novembre 05 pag 153.

Cfr info cit 301 e ss

Cfr info cit pagg 351 e ss.