Caltagirone: il diluvio,
per ora, flagella Venezia

IL DILUVIO ANNUNCIATO comincia a flagellare la postazione più a nord della galassia editoriale di Francesco Gaetano Caltagirone, Il Gazzettino, quotidiano leader del Nord Est, direttore Roberto Papetti, sede centrale a Mestre, con una costellazione di redazioni locali: Venezia, Padova,

Treviso-Conegliano, Rovigo, Belluno-Feltre, Vicenza-Bassano, Udine, Pordenone.
Il 26 febbraio Franco Fontana, amministratore delegato del Gazzettino, con una raccomandata ha inviato al comitato di redazione ‘il piano di riorganizzazione in


Daniele Carlon e Roberto Natale

presenza di crisi’, “ai sensi e per gli effetti dell’allegato D del contratto nazionale di lavoro”. Cinque pagine per un piano in cinque punti: premessa, interventi necessari, investimenti, riorganizzazione in area redazionale, gestione delle eccedenze redazionali.
Premessa. Bilancio 2006 in forte perdita; 2007 in attivo grazie a interventi sul sistema editoriale e soprattutto sul versante pubblicità con la fusione della vecchia concessionaria con la Piemme, la società del Gruppo Caltagirone. Buon avvio nel primo semestre 2008, calo sostanzioso nella seconda metà dell’anno con chiusura in rosso e per il 2009 una perdita stimata tra i cinque e i sette milioni di euro, “destinata a incrementarsi almeno fino al 2010 mettendo in discussione l’intera impresa”.
Data la premessa gli interventi necessari non possono che essere drastici: cambio del formato lenzuolo, “ormai datato rispetto ai concorrenti”, con lo


Guido Besana e Enrico Ferri

studio di un dimezzamento delle misure attuali e riorganizzazione del lavoro improntata a “criteri di massima efficienza, flessibilità e fungibilità”. Vengono perciò “annullate tutte le eventuali prassi e rivisti e superati tutti gli accordi di miglior favore incompatibili con i predetti

criteri e con una condizione economica che non consente la gestione di istituti non espressamente disposti dal contratto nazionale di lavoro”. Insieme alla riorganizzazione, parte entro aprile il piano investimenti, da attuare nell’arco di due anni, centrato sullo sviluppo del sistema redazionale Hermes, il cablaggio delle redazione esterne, il rafforzamento del web e una nuova veste grafica.
Al quarto punto, riorganizzazione area redazionale, il machete acquista piena visibilità: riduzione del 15 per cento della foliazione; taglio costi per collaboratori e foto del 20 per cento; chiusura dell’ufficio di Roma e della redazione Vicenza -Bassano e della relativa edizione; “accorpamento del servizio ‘Cronache italiane’ con ‘Attualità Nord-Est’ e abolizione della figura organica degli Inviati e Editorialisti”. E non è finita: “blocco totale del turn over con mobilità tra le sedi territoriali”; “programmazione d’ufficio dello smaltimento delle ferie arretrate e eliminazione del ricorso al lavoro

straordinario”; “cessazione di tutte le prassi e degli accordi di miglior favore”; “distribuzione delle ferie estive in sei mesi, come da contratto nazionale, con conseguente cessazione di ogni ricorso ad assunzioni a termine”. A chiudere la riorganizzazione, la ‘gestione delle eccedenze


Marco Gardenghi e Luigi Ronsisvalle

redazionali’ che vengono calcolate in ventisette unità: 23 redattori a tempo pieno, due articoli 36, un articolo 2, un articolo 12. Il piano draconiano era stato annunciato il 13 febbraio da Albino Majore, vice presidente del Gazzettino, al comitato di redazione (Maurizio Ferin, Paolo Francesconi, Maurizio Paglialunga) e l’assemblea convocata tre giorni dopo aveva subito risposto all’azienda approvando all’unanimità, con 73 voti a favore, un documento che affida al cdr “un primo pacchetto di dieci giorni di sciopero”.
Per ora non c’è neanche una data per avviare il confronto tra le parti; eppure, scrive Farina, la riorganizzazione “dovrà avviarsi entro e non oltre aprile 2009”. Intanto il cdr ha convocato per il 10 marzo un’assemblea di redazione, mentre il giorno successivo alle 17 ci sarà a Roma, nella sede della Federazione della stampa, un incontro del cdr del Gazzettino e del segretario del Sindacato dei giornalisti veneti Daniele Carlon con i vertici della Fnsi, il segretario Franco Siddi e il presidente Roberto Natale, e componenti del


Franco Buononato, Giuseppe Crimaldi e Salvio Sapio

dipartimento sindacale (Guido Besana, Marco Gardenghi, Luigi Ronsisvalle, Enrico Ferri, ex segretario di Stampa veneta.
Il Gazzettino, nato per iniziativa di Gian Piero Talamini nel 1887, cinque anni

prima che Edoardo Scarfoglio fondasse il Mattino, ha un organico di 120 redattori e, secondo i dati forniti dall’editore, nel 2007 ha tirato in media 120mila copie al giorno e ne ha vendute 92mila, con una resa del 23 per cento. Uguale organico ha il Mattino, almeno secondo Majore che del quotidiano partenopeo è presidente e amministratore delegato; il cdr (Franco Buononato, Giuseppe Crimaldi, Salvo Sapio) sostiene invece che i redattori sono 114, un dato in ogni caso destinato a scendere: il 24 febbraio l’ex capo cronista Giampaolo Longo ha deciso di lasciare il giornale per continuare l’esperienza in Rai e dimissionario è anche Antonio Amabile che il prossimo 8 novembre compirà sessantacinque anni.
Organico giornalistico uguale; vendite, dichiarate, a favore del Gazzettino: nel 2007 il Mattino, secondo l’editore, ha una media quotidiana di 112mila copie di tiratura, con un venduto di 82mila e una resa del 27 per cento.
A via Chiatamone i giornalisti da tempo temono grandinate, e non soltanto per l’eco dei tuoni veneziani; a moltiplicare i timori ha provveduto il 2 marzo una lettera con in calce la firma del direttore Mario Orfeo. La lettera, indirizzata a

tutti i capi settore, invita a concordare, con decorrenza immediata, con il vice direttore Virman Cusenza le ore di straordinario della settimana e a pianificare le presenze dei redattori per le domeniche e per i giorni festivi. Il direttore chiede inoltre di programmare


Virman Cusenza (*) e Giampaolo Longo

entro l’otto marzo “un piano di godimento delle ferie ordinarie e arretrate delle risorse a voi affidate”. C’è chi critica Orfeo perché scrive poco e, quando scrive, spesso non è brillante, ma definire i giornalisti “le risorse a voi affidate” non può essere farina del suo sacco. Un esegeta di via Chiatamone avrebbe riconosciuto lo stile del capo del personale Raffaele Del Noce; siamo nel campo delle ipotesi, ma lo studioso porta a conforto della sua tesi un altro passaggio della missiva: “le prestazioni di lavoro straordinario che doveste ritenere necessario richiedere ai vostri colleghi”.
La lettera ha comunque spinto il cdr, sollecitato dalla redazione, a convocare un’assemblea ad horas, che all'unanimità ha ritenuto “irricevibile” la lettera del direttore. In replica Orfeo ha confermato la validità della sua comunicazione e l’assemblea è tornata a riunirsi martedì 3, con una terza tranche mercoledì 4 marzo. Nell’assemblea del 3 marzo si sono registrati molti interventi critici per le debolezze e le incertezze del comitato di redazione. Al termine della seconda assemblea il cdr “ha deciso di proclamare lo stato di agitazione e l'assemblea permanente, ribadendo la necessità di mettere in campo tutte le forme di mobilitazione e di lotta (tra le quali lo sciopero delle firme) e un pacchetto di tre giornate di sciopero da poter utilizzare in qualsiasi momento”.


Raffaele Del Noce e Mario Orfeo

Dopo la proclamazione dell’agitazione e la minaccia di sciopero tutto si è fermato.
“Da anni l’azienda vuole tagliare gli straordinari – ricorda uno degli anziani del giornale – e ora forza i tempi. Stando alle notizie fornite dai vertici del Mattino spa, il bilancio del

2007 si è chiuso in attivo, il  2008 con un rosso di 800mila euro, per il 2009 si ipotizzano perdite per tre milioni. C’è crisi, dappertutto, e va affrontata con un dialogo tra le parti, invece l’azienda vuole procedere con colpi di mano. A novembre il sito è partito a costo zero, con lo spostamento di tre giornalisti non sostituiti nell’organico del quotidiano cartaceo. Ora c’è una singolare lettera sugli straordinari che chiede ai responsabili di settore una pianificazione da veggenti, quando il contratto, al primo comma dell’articolo 7, dice che “l’esercizio dell’attività rende difficile l’esatta determinazione delle ore di lavoro”. E si riferisce al lavoro già svolto. Certo però se la redazione resta inerte, l’azienda andrà avanti. Non a caso la sera del 4 marzo il vice direttore ha sollecitato i capi settore a ottemperare all’ordine di servizio di Orfeo”.   

(*) Da http://svil.radio.rai.it/