Per il falso scoop sul pedofilo
querela al Corriere di Caserta

IL FALSO SCOOP pubblicato il 30 luglio scorso dal Corriere di Caserta sta producendo gli effetti di un terremoto sul praticante avvocato Domenico Siviero e sulla sua famiglia: il padre Antonio, ingegnere alla Asl Caserta 1, la madre Rosanna, impiegata, e il fratello Claudio, ventunenne studente di Ingegneria all’università Federico II.
Ricapitoliamo la vicenda, già nota ai lettori di Iustitia (vedi il numero 29 del 23 agosto 2004), che vede protagonista il Corriere di Caserta, giornale controllato dai fratelli Pasquale e Maurizio Clemente, definito “editore o comunque dominus del quotidiano” dai magistrati di Santa Maria Capua Vetere, la cui procura da oltre un anno sta indagando su “estorsioni a mezzo

stampa” che Clemente avrebbe commesso utilizzando le pagine del Corriere.
Il 30 luglio con un doppio titolone, a quattro colonne nella fascia alta di prima e a tutta pagina nell’apertura della cronaca di Caserta (“Pedofilia, beccato figlio di un professionista di


Il Corriere di Caserta del 30 luglio

Tuoro”), il quotidiano annunciava l’arresto di un pedofilo, Domenico Siviero, colto in flagranza di reato dai carabinieri e immediatamente trasferito al carcere di Poggioreale. L’articolo, firmato dalla giornalista praticante Tina Palomba, veniva condito con una serie di particolari piccanti: il pedofilo “era rinchiuso in una stanzetta con due bambini, due coniglietti e una macchina fotografica”; “un uomo si stava masturbando alla presenza di alcuni bambini che stavano giocando spensierati mezzi nudi”; i carabinieri “sono riusciti a beccarlo in flagrante, letteralmente con le brache calate”.
Il giorno successivo arrivava il dietrofront del giornale, pubblicato con un rilievo decisamente minore: minuscolo richiamo in prima e titolo a tutta pagina nella terza di cronaca cittadina (“Santonastaso, scherzo ‘tremendo’ al praticante’). In un articolo senza firma, attribuibile al responsabile del Corriere di Caserta Gianluigi Guarino, veniva chiarito che la cronista Tina Palomba aveva abboccato allo scherzo ‘tremendo’, fidandosi delle notizie fornite dall’avvocato Michele Santonastaso, senza minimamente preoccuparsi di controllarle.
Una difesa che il responsabile del Corriere ribadisce a Iustitia. “Santonastaso – spiega Guarino – è uno dei primi cinque penalisti dell’intera provincia. Non è mai stato un buontempone e per noi era una fonte certa, autorevole, abituale,


Maurizio Clemente e Raffaele Faiella
utilizzata decine di volte in passato, senza mai ricevere una smentita. Siamo stati così travolti da una vicenda surreale perché non potevamo immaginare che l'avvocato festeggiasse carnevale con qualche mese di anticipo. Trattandosi di un professionista serio e

importante, era forse addirittura offensivo fare una verifica delle notizie che ci aveva fornito. L’infortunio è quindi imputabile soprattutto alla decisione dell’avvocato di fare uno scherzo al suo collaboratore, ma se qualcuno deciderà che ci sono nostre responsabilità ne risponderemo”.
Molto diversa la versione di Santonastaso: “Questa vicenda – dichiara il penalista casertano – fa emergere in tutta la sua gravità il nodo vero dell’informazione nella nostra provincia: il cattivo giornalismo. Un nodo al quale sarebbe bene che gli organismi di categoria dedicassero maggiore attenzione perché esistono, o almeno dovrebbero esistere, un codice deontologico e un codice penale. Gran parte dei redattori del Corriere non sono dei giornalisti, ma ragazzi di buona volontà, del tutto a digiuno degli strumenti primari del mestiere, impegnati nella ricerca spasmodica di notizie per battere la concorrenza. Date le premesse non possono esserci che infortuni a ripetizione; non a caso in questo momento sto scrivendo l’ennesima querela nei confronti del Corriere che ha accusato un povero cristo, citandone nome e cognome, di fare parte di un clan camorristico”.
Santostaso puntualizza anche i suoi rapporti con il giornale: “Al Corriere non ho mai fornito notizie. Del resto in quella sera di fine luglio la Palomba, dopo avere parlato con me alla presenza di quattro miei collobaratori e della segretaria, si è diretta alla caserma dei carabinieri che dista pochi metri. Il capitano le ha smentito qualsiasi arresto, aggiungendo che, se anche l’avessero effettuato i militari di Napoli, l’avrebbero subito informato.Quanto poi alla

attendibilità ‘assoluta e indiscutibile’ dell’avvocato Santonastaso, voglio fare una domanda: se Ciampi in persona avesse detto alla Palomba che Veronica Lario, la moglie di Berlusconi, era fuggita con Bin Laden, la giornalista avrebbe sparato la notizia senza


Giorgio Bocca e Carlo Azeglio Ciampi

effettuare nessuna verifica? Ci saranno in ogni caso le sedi opportune, e le sentenze, per chiarire come sono andati i fatti”.
L'appello di Santonastaso agli "organismi di categoria" perché vigilino sul rispetto di elementari principi professionali e deontologici non è una novità. Da più parti si sollecita una diversa attenzione alle questioni della professionalità e della legalità, ma sono richiami finora caduti nel vuoto, ed è probabile che là rimangano.
Ne ‘Il provinciale’ Giorgio Bocca scrive che il giornalismo è “l’unico mestiere che permette di aggredire a distanza, di aggredire senza vedere in faccia l’aggredito”. E in questa brutta storia casertana che fa e che dice “l’aggredito”, peraltro protagonista del tutto involontario?
Il giorno stesso dell’uscita dell’articolo Domenico Siviero, ventisette anni, dal 2003 praticante negli studi di Napoli e Caserta dell’avvocato Santonastaso, è andato alla caserma dei carabinieri e ha presentato una querela nei confronti del Corriere indirizzata alla procura della Repubblica di Salerno. Il giornale si stampa infatti nella zona industriale di Salerno, alla tipografia Cogito dei fratelli Paolo e Raffaele Faiella.
Poi, accompagnato dai genitori, è andato alla redazione del quotidiano per parlare con il responsabile, che non voleva riceverli. Dopo varie insistenze Guarino li ha incontrati, assicurando che il giorno successivo avrebbe pubblicato con rilievo la smentita. Infine Siviero ha comunicato a Santonastaso che lasciava lo studio e ha affidato la querela a un penalista di Teano, Alessandro Marrese.
“Abitiamo in un centro tutto sommato piccolo; - dice la mamma del giovane praticante, trattenendo le lacrime – leggere che mio figlio è un “balordo nullafacente”; ricevere telefonate di amici e conoscenti che vogliono sapere; incontrare gente per strada che ti ferma; sentirsi dire che se il giornale ha


Silvio Berlusconi e Veronica Lario

scritto quella storia qualcosa di vero deve pur esserci: sono esperienze terribili. Nessuna somma potrà risarcirmi dei momenti che sto vivendo”.
Il figlio Domenico si sforza di guardare con distacco la vicenda, ma ci riesce solo in parte. “L’articolo del Corriere – ammette

Siviero – mi sta cambiando la vita. La nostra è una realtà molto difficile, nella quale comunque non è semplice il lavoro del penalista. Ritrovarmi sui giornali, con titolo a tutta pagina, accusato di pedofilia mi fa vedere intorno solo nero. Ho deciso perciò di partire e fare l’emigrante. Ho già mandato il mio curriculum a diverse società; mi trasferisco a Milano, ospite di mio zio che fa il tassista, e spero di trovare lavoro”.