Mattino, 10 redattori
si iscrivono alla Cgil

È UNA NOTIZIA che arriva come una nevicata a ferragosto: dieci giornalisti del Mattino hanno chiesto l’iscrizione alla Cgil. Lo annuncia un comunicato dell’ufficio stampa del sindacato guidato da Susanna Camusso, con testo approssimativo (si parla di nove giornalisti e poi ci sono dieci firme) ma contenuto chiaro: “Siamo giornalisti e ci riconosciamo tutti nel nostro sindacato, la Fnsi, ma abbiamo deciso di chiedere anche l’iscrizione alla Cgil.

Un gesto che vuole essere simbolico, ma non solo, per rendere più efficaci la difesa dell’articolo 18 e la lotta al precariato, temi che ci riguardano e ci coinvolgono. Oggi, infatti, su queste questioni cruciali per il futuro del mondo del lavoro e dei nostri stessi diritti, si sta dibattendo in


Susanna Camusso e Franco Siddi

assenza di una nostra rappresentanza sindacale. Nella Cgil riconosciamo il soggetto politico-rappresentativo che con più coerenza si è espresso in questi anni su questi temi”. La dichiarazione ha dieci firme: Daniela De Crescenzo, Francesco Romanetti, Carla Di Napoli, Rosaria Capacchione, Antonella Laudisi, Gaty Sepe, Paola Di Pace, Federico Vacalebre, Titti Marrone, Alessandra Pacelli.
Una pattuglia eterogenea con ex componenti del comitato di redazione che hanno raccolto gli ultimi successi sindacali a via Chiatamone, ex sindacalisti dall’attività ricca di ombre e redattori sempre rimasti nelle retrovie. L’iniziativa comunque è “simbolica”, vuole essere un segnale e come tale va apprezzata, anche se suona un po' datata.
Allora perché la neve a ferragosto? Perché il Mattino viene da tre anni di deserto sindacale con rarissime iniziative che non sono andate nella direzione della difesa dei diritti dei redattori. Piccolo pro memoria sui sindacalisti. È il


Daniela De Crescenzo e Marco Esposito

marzo del 2009, c’è l’annuncio dello stato di crisi e viene silurato il cdr formato da Franco Buononato, Giuseppe Crimaldi e Salvo Sapio eletto quattro mesi prima; vengono eletti Daniela De Crescenzo, ora promotrice dell’iniziativa Cgil, Marco Esposito, che nel giugno 2011 diventerà assessore della giunta De Magistris, e Pietro Treccagnoli. A maggio il cdr organizza alla sala consiliare di Santa Maria La Nova la manifestazione “Un Mattino mi son svegliato” e un mese dopo dà il via libera in sede ministeriale a un accordo che consente all’azienda di tagliare ventiquattro ‘esuberi’, chiudere la redazione di Roma e intervenire pesantemente su straordinari e corte; un accordo contestatissimo che non

a caso non viene firmato dal segretario della Fnsi Franco Siddi (oggi criticato perché poco attivo) e dal presidente dell’Assostampa napoletana Enzo Colimoro. Subito dopo il cdr si dimette e i giornalisti del Mattino vanno avanti quattro mesi senza sindacato; il 30 ottobre vengono eletti Marisa La Penna, Daniela Limoncelli, Salvo Sapio, che l’undici novembre 2011 passeranno il testimone a una terna, tuttora in carica, che vede la conferma di Marisa La Penna e l’elezione di Riccardo Marassi e Adolfo Pappalardo.
Dopo l’accordo del 2009 ci sono stati altri fatti gravissimi: nell’estate del 2010 il licenziamento di fatto di Frank Cimini che, dopo venticinque anni a Milano per il Mattino (collaboratore, redattore, inviato, corrispondente e, nell'ultimo anno, cassintegrato), viene trasferito dall’azienda da Milano a Portici, nel

silenzio del cdr e della redazione; nel febbraio 2011 il licenziamento “per giusta causa” di Fabio
Jouakim
, anche in questo caso con un silenzio generale rotto da pochissime eccezioni e tra queste, Francesco Romanetti, che chiese senza successo la


Frank Cimini e Fabio Jouakim

convocazione di un’assemblea sulla vicenda (il licenziamento è rientrato nel gennaio 2012 grazie a una battaglia legale condotta in solitudine da Jouakim); nell’aprile del 2012 un nuovo stato di crisi partito sotto traccia da alcune settimane con conversazioni informali dei componenti del cdr con i dieci pensionandi, in assenza, almeno finora, di un  piano o un documento dell’azienda.
E torniamo alla neve d’agosto e ne parliamo con il più rappresentativo dei dieci firmatari, Francesco Romanetti, componente del cdr (insieme a Gianni Ambrosino e Enzo Ciaccio) che nell’autunno del 2007 ottenne la condanna di Francesco Gaetano Caltagirone per attività antisindacale. “Nel documento – spiega Romanetti - abbiamo chiarito che la nostra è la scelta di appoggiare la Cgil (e aggiungerei la Fiom) in un momento in cui è l’unica organizzazione che si batte con coerenza per i diritti dei lavoratori. È un gesto simbolico indirizzato all’esterno e all’interno di via Chiatamone. In questi anni infatti non abbiamo visto da parte dell’azienda nessuna strategia editoriale e


Francesco Romanetti, Enzo Ciaccio e Gianni Ambrosino

industriale che fosse finalizzata a contrastare la crisi oggettiva del settore. In tema di miopia è utile ricordare che i vertici aziendali volevano aprire il sito del Mattino con due redattori

e due borsisti e ci volle una estenuante trattativa per arrivare a un organico con due redattori e due contratti a termine. I vertici del giornale hanno lavorato soltanto sui tagli. E come nello sketch di Benigni e Celentano che ruotano intorno a una scrivania alla ricerca di una sola cosa buona fatta da Silvio
Berlusconi
, non trovo una sola iniziativa o un solo investimento dell’azienda sulla redazione  per un rilancio vero del Mattino”.