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Ordine, Lucarelli
licenzia Titti Improta
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COLPO DI SCENA alla prima riunione del nuovo consiglio dell’Ordine campano. Il 28 giugno nella sede di vico Cappella Vecchia sono presenti cinque professionisti esponenti della maggioranza che fa capo a Ottavio Lucarelli, presidente dal 2007; con lui, in rigoroso ordine di preferenze, Titti Improta, promossa al primo turno e segretaria uscente, Alfonso Pirozzi, Marisa La Penna ed Enzo Colimoro, di gran lunga ultimo, a oltre cinquanta voti da La Penna e con soltanto quattordici preferenze in più di Alessandra Malanga, prima dei |
non eletti. Ci sono poi l’unico professionista in rappresentanza dell’opposizione, Gerardo Ausiello, che si è astenuto in tutte le votazioni, e tre pubblicisti: Domenico Falco, Salvatore Campitiello e Massimiliano Musto.
Coordina i lavori Campitiello, che con i suoi settantacinque anni è il consigliere più anziano, |
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Paolo Mainiero |
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e propone come presidente Lucarelli, eletto con otto preferenze e un astenuto; tocca poi al vice e Falco riporta lo stesso risultato. A questo punto, tra lo sconcerto di chi era all’oscuro delle manovre del giorno precedente, l’anziano pubblicista propone alla segreteria Colimoro eletto con sette voti, mentre Ausiello si astiene e una preferenza va a Titti Improta. Per completare l’organigramma manca il tesoriere, incarico che va a Campitiello con sette preferenze, mentre Ausiello si astiene e un voto va a Pirozzi.
L’ormai ex segretaria a sentire il nome di Colimoro rimane basita perché non era stata informata e neanche dopo la pugnalata ha ricevuto spiegazioni. Dopo tre anni di lavoro diligente ed equilibrato viene buttata via come un cencio.
Nella ridotta platea che segue le vicende dell’Ordine campano, esclusi i seguaci annuenti e i clienti devoti, il siluramento di Titti Improta ha suscitato forti perplessità, alla luce peraltro del notevole successo elettorale che l’ha vista per due tornate vincente al primo turno.
Anche a Iustitia sono arrivate diverse testimonianze di apprezzamento e di solidarietà in favore della giornalista di Canale 21. Pubblichiamo la dichiarazione del vice capo servizio cronache del Mattino Paolo Mainiero, per molti anni componente dell’Ordine campano. "Ho almeno tre motivi – dice Mainiero - per esprimere una affettuosa solidarietà a Titti Improta, vittima di una squallida operazione di trasformismo. Il primo per il metodo, che sa di imboscata; il secondo perché è stata un ottimo segretario, molto apprezzata dai colleghi per la disponibilità e la serietà, come io stesso posso testimoniare per gli anni trascorsi insieme in consiglio; il terzo perché è stata colpita una donna dalle riconosciute doti umane e professionali. A Titti il mio abbraccio e la mia stima. Il |
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Domenico Falco |
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resto è una grande mascalzonata".
C’è da chiedersi allora perché la “grande mascalzonata”? Prima di rispondere riprendiamo la cronaca del 28 giugno dall’inizio. Alle 11 il commissario Gerardo Bombonato, nominato il 17 gennaio dal ministro della Giustizia Carlo Nordio dopo |
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che la magistratura ha dichiarato illegittimo il voto dell’ottobre 2021 a causa delle modalità imposte da Lucarelli e dalla sua maggioranza, convoca e insedia gli eletti, compresi i tre componenti del collegio dei revisori dei conti: Francesco Marolda, Conchita De Luca, assente, e il pubblicista Francesco Ferraro.
Subito dopo presenta un lungo bilancio della sua esperienza a Napoli. Esordisce dicendo che la Campania ha un organico largamente sottodimensionato per il numero di iscritti che ha e questo dato spiega, ma soltanto in parte, la disastrosa situazione in cui versava l’Ordine quando è arrivato, a cominciare dall’inesistenza di una corretta anagrafe informatica degli iscritti, con giornalisti defunti da anni ancora presenti negli elenchi e decine e decine di indirizzi sbagliati, fino alle pec, la posta elettronica certificata, che molti giornalisti ancora non avevano. E per una completa informatizzazione degli uffici ha previsto nel bilancio preventivo 2023 un primo stanziamento di 25mila euro. Ha ricordato anche di avere bloccato alcuni corsi di formazione perché tra i relatori erano stati inseriti alcuni candidati. Tra gli interventi prioritari ha indicato l’urgenza di mettere mano al sito che è vecchio e fatto male. Concluso il quadro nerissimo sull’Ordine campano Bombonato si è alzato, ha salutato e lasciato che i consiglieri iniziassero la prima riunione. Qualcuno avrebbe voluto commentare la valanga di critiche del commissario ma un Lucarelli elettrico ha impedito qualsiasi dibattito, al grido di “al voto, al voto”. E il voto è andato come già raccontato.
Cerchiamo allora di capire il perché della “grande mascalzonata”.
Secondo gli esperti di manovre e complotti la spiegazione sarebbe semplice. Nel ballottaggio Lucarelli, con grande ingenuità, ha puntato le |
sue fiches su una oscura professionista di Avellino, Alessandra Malanga, per lasciare a casa Colimoro di cui non si fida. L’operazione è fallita, anche se di poco, e quindi c’era da placare le ire di Colimoro, che non dimentichiamolo è stato l'ineguagliabile protagonista dell’inabissamento inglorioso |
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Ottavio Lucarelli |
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della ultracentenaria Associazione napoletana della stampa. Un Lucarelli terrorizzato dal timore di mettere a rischio la poltroncina di presidente ha cercato un mediatore, l'ha trovato probabilmente in Falco e la soluzione venuta fuori è stato il sacrificio dell’incolpevole Improta.
Il pasticciaccio, al di là dei vergognosi aspetti umani, professionali e etici, ha un risultato chiaro: l’Ordine campano è nel pieno controllo dei pubblicisti, con un presidente monco circondato da un vice pubblicista (Falco), da un tesoriere pubblicista (Campitiello) e da un segretario, Colimoro, ‘pubblicista’ aggiunto per il suo rapporto blindato con Falco. |
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