"L'unico fesso" |
L’imprenditore Alfredo Romeo non riesce a darsi pace (“Mannaggia la morte”)
per colpa di quel giornalista che ha deciso di fare il Robin Hood, mentre la sua consulente personale per l’immagine lo informa dettagliatamente circa le difficoltà di neutralizzare lo scomodo personaggio e gli dice: “Senti, ma lui (Giorgio Gradogna) ti odia, eh, purtroppo”. Che fare? Bisogna isolarlo, evitare che abbia accesso alle notizie sugli appalti di Romeo. “Tienilo ignorato, fallo spiazzare dagli altri giornali che parleranno sicuramente correttamente di questa cosa… perché immagino che tu ci stia parlando”.
E certo, la consulente sta facendo bene il proprio lavoro. Non per niente lei è Cristiana Barone, giornalista professionista, reporter e anchorwoman di Telecapri, la tv di Costantino Federico, nonché scrittrice e regista, come ricordava una biografia apparsa mesi fa su un quotidiano napoletano e ormai pietra miliare del giornalismo campano. E Barone sa come affrontare ogni situazione (rileggiamo con emozione quella epica pagina: “Cristiana ha una personalità forte, vigorosa …addirittura sfacciata. Agguerrita, a tratti spietata, infaticabile, apparentemente ribelle. Eppure dietro la facciata di donna austera si nasconde la volontà di mostrarsi donna dai desideri umani”). Infaticabile: media, ricuce gli strappi, smussa gli angoli. E deve anche fare il lavoro dell’addetto stampa ufficiale della Global Service, Manuela Rafaiani, che pare non avere il controllo della situazione, che si preoccupa e “mi rompe le palle ogni tre secondi”.
Queste notizie emergono dalle intercettazioni telefoniche effettuate nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere Romeo, pubblicate soltanto dal Corriere del Mezzogiorno il 28 febbraio con un servizio di Titti Beneduce. Intercettazioni che si concludono con un’affettuosa e paterna raccomandazione del manager alla consulente d’immagine: “Insomma fai molta attenzione, sii prudente, dai piccola”. Detto a scanso di equivoci e di querele che Barone nell’inchiesta non è entrata neanche di striscio, qualche perplessità è venuta ai lettori del Cormezz. Uno dei quali, un giornalista, scrive un’amara lettera chiedendo al direttore Marco Demarco: Da cronista di un quotidiano ho ricevuto un’offerta da un ente pubblico per l’incarico di addetto stampa. Due ruoli incompatibili tra loro. E ho rinunciato al lavoro nel giornale. Ma io sono l’unico fesso?
Demarco gli risponde si. E si fermerebbe volentieri a quel monosillabo. Ma lo spazio in pagina prevede almeno una trentina di righe. Fortunata circostanza che consente a Marco (che non a caso porta lo stesso nome di Catone il Censore) di poter esprimere la propria natura di màître a penser e critico inflessibile del malcostume pubblico, virtù che ne hanno fatto un temutissimo osservatore di clientele politiche a livello regionale. E la sua è una dura requisitoria contro i guasti del giornalismo. “Ci si può consolare con il fatto che è stata aperta un’inchiesta della magistratura e la verità non premiata dal mercato dell’informazione lo sarà forse in un’aula di tribunale. Sarà un bene per la giustizia, ma per noi giornalisti c’è poco da stare allegri. Si dirà che la verità non è l’unico ingrediente di cui è fatto un giornale. E tuttavia chi mangerebbe una pizza scipita?”. Ok, il pezzo è giusto, non occorre tagliare né allungare. Ci saremmo però aspettati una serie di riflessioni e di indici puntati contro chi dovrebbe fare in modo che la pizza non risulti tossica, oltre che scipita. Insomma, fuori i nomi dei pizzaioli.
Ma siccome non ci facciamo mancare mai nulla il 2 marzo Ansa Napoli diffonde il pensiero di Enzo Colimoro, presidente dell’Assostampa napoletana, il quale non ha dimenticato i recenti e quotidiani trascorsi professionali al fianco di Gradogna nella redazione de La Verità-Napolipiù e si affretta ad esprimergli “piena solidarietà umana e stima professionale”. Ma purtroppo neanche Colimoro ha percepito effluvi tossici e odore di pizza bruciata. Sarà pure vero che la verità non è l’unico ingrediente, ma almeno una spolveratina no?
Può esserci una qualsivoglia analogia tra una storia di mazzette-deontologia-etica-morale e un film come Casablanca? Lì, mentre l’aereo con Ingrid Bergman decolla e sulla pista cala la nebbia, il capitano Renault (l'attore è Claude William Rains) aggiusta il kepi e con lo sguardo furbo mormora stancamente al proprio subalterno: Fermate i soliti sospetti; prima di allontanarsi con l’amico-nemico Ricky (l’icona Humphrey Bogart). E il lettore del Cormezz si sarà ancor più convinto di essere l’unico fesso. |
Hans Schnier |
(*) Da www.gonemovies.com
(**) Da www.movieactors.com |
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Alfredo Romeo |
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Giorgio Gradogna |
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Cristiana Barone |
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Costantino Federico |
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Marco Demarco |
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Enzo Colimoro |
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Ingrid Bergman (*) |
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Claude Rains (**) |
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Humphrey Bogart (*) |
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