A Torre del Greco 'lo stato
dell'arte' sugli uffici stampa
“OGGI CHIEDIAMO PROFESSIONALITÀ anche al pizzaiolo che prepara la Quattro stagioni, ma quando parliamo di comunicazione si scatena il carnevale dell’improvvisazione”. Alessandro Rovinetti, una vita spesa nella comunicazione pubblica, si domanda quando “saremo un po’ meno mediterranei e un po’ più europei”.
Per ora la risposta non c’è, eppure una legge che regolamenta la materia esiste, è la numero 150, approvata il 7 giugno del 2000 e integrata due anni più tardi dalle direttive di attuazione e dall’atto di indirizzo del ministro per la Funzione pubblica all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale della pubblica amministrazione. Mancava un ultimo passaggio: l’avvio delle trattative per la stipula tra l’Aran e la Federazione della stampa del contratto di settore; dall’atto di indirizzo, firmato dall’allora ministro Franco Frattini, sono trascorsi oramai trenta mesi, ma l’ultimo passaggio manca ancora.
Per bucare il muro di gomma dell’Aran, il segretario generale della Fnsi Paolo Serventi Longhi, con l’assistenza degli avvocati Franco Carinci, Emanuele

Menegatti e Bruno Del Vecchio, ha presentato sei mesi fa un ricorso al tribunale civile di Roma e la prima udienza è fissata per il prossimo 11 aprile davanti al giudice Gualtiero Giorgio Michelini.
Intanto il ministro per la Funzione pubblica Mario Baccini, insediato il 2 dicembre scorso, non pare molto interessato alla


Valerio Ciavolino e Franco Frattini

questione. Interpellato da Iustitia, Baccini si tiene sul vago: prende alcuni giorni per rispondere e poi fa sapere che “ è intenzionato a incontrare al più presto i dirigenti dell’Aran per trovare una soluzione”. Non una parola di più, neanche per chiarire se pensa di lavarsene le mani e affidare alla magistratura il compito di fare chiarezza.
“Contro la 150 – dice Rovinetti – è in campo un partito trasversale. Ne fanno parte un po’ di vecchia burocrazia, un po’ di vecchi sindacalisti, un po’ di vecchi amministratori pubblici, che confondono l’immagine, la pubblicità, il marketing con la comunicazione. La 150 sta incontrando le difficoltà che hanno contraddistinto il cammino di tutte le leggi di riforma della pubblica amministrazione, perché rompono lo statu quo e cercano di modificare atteggiamenti culturali, ma anche modi concreti di operare. Penso alla 142 che ha profondamente rinnovato comuni e province, alla 241 sulla trasparenza degli atti. Leggi che il giorno dell’approvazione avevano una folla di padri intorno alla culla, ma rimanevano poi senza madri in grado di farle crescere. Vedi il cammino della legge del ’93 che prevede l’istituzione in tutte le amministrazioni pubbliche dell’Urp, l’Ufficio relazioni con il pubblico; dodici anni dopo neanche il 50 per cento delle amministrazioni ha applicato la legge”.
La 150 sconta un ostacolo ulteriore: non riguarda l’intero corpo della pubblica amministrazione e, apparentemente, neanche la totalità dei cittadini. Che


Marco Gardenghi e Giovanni Rossi

significa? Significa che è possibile, ad esempio, creare un movimento di opinione per abolire i certificati; è invece più complicato far capire l’importanza nel concreto della comunicazione.
Bolognese, sessantadue anni, da undici giornalista professionista, Rovinetti si

occupa di comunicazione pubblica dal 1970 ed è stato capo ufficio stampa del comune di Bologna con sindaci come Renato Zangheri e Renzo Imbeni. “Nel 1984 – ricorda – ho inventato l’Ufficio relazioni con il pubblico (allora si chiamava Centro di informazione comunale) e nel 1992 la prima rete civica di un comune italiano, la seconda in Europa dopo Amsterdam. Grazie alla rete telematica garantivamo l’accesso gratuito a internet a tutti i cittadini bolognesi, che venivano anche dotati di una casella di posta, ricevevano le notizie del comune e la fornitura di servizi, dalla possibilità di fare la spesa all’iscrizione dei bambini a scuola”.
Con l’elezione a sindaco del candidato del Polo Giorgio Guazzaloca, Rovinetti ha lasciato il comune di Bologna e concentrato la sua attenzione sull’Associazione italiana della comunicazione pubblica e istituzionale, di cui è segretario generale, con Gerardo Mombelli presidente.
“Insieme alla Fnsi, – dichiara Rovinetti – stiamo lavorando per raggiungere tre obiettivi: ottenere che, con un atto ufficiale, tutte le pubbliche amministrazioni adottino la 150; riconoscere i profili istituzionali individuati dalla legge; fare in modo che le amministrazioni definiscano le piante organiche”. E tre sono le grandi aree di comunicazione individuate dalla legge: l’informazione verso i media, affidata a capi uffici stampa e addetti stampa iscritti agli albi dei giornalisti; la comunicazione verso cittadini, imprese, associazioni e altre amministrazioni, che viene gestita dall’Urp con comunicatori pubblici, che non necessariamente devono essere iscritti all’Ordine; la parte di comunicazione più strettamente politica che la legge affida al portavoce, per il quale il rapporto fiduciario fa premio su altri tipi di valutazione (per esempio, il
presidente di una giunta regionale può affidare il compito di portavoce a un barbiere, ma non può assegnargli l’incarico di capo ufficio stampa).
“Eppure non è raro trovare interpretazioni fantasiose della legge, – denuncia Giovanni Rossi, segretario generale

Franco Carinci, Domenico Castellano e Bruno Del Vecchio

aggiunto della Fnsi ed ex presidente dell’Associazione stampa dell’Emilia Romagna – con uffici stampa affidati a non giornalisti o confusioni tra gli spazi dell’informazione e quelli della comunicazione. In attesa che si sblocchi il confronto con l’Aran, Serventi Longhi a fine dicembre ha inviato una lettera alle associazioni stampa regionali perché tutti gli uffici stampa delle amministrazioni pubbliche si dotino, dove è possibile, delle rappresentanze sindacali previste dal contratto”. Operazione già portata avanti con successo in diverse realtà; a Roma hanno eletto fiduciari o comitati di redazione al Comune, alla Provincia, alla Regione Lazio e all’ufficio stampa dell’Inps.
“Un altro punto sul quale lavorare – segnala Rossi – è la regolarizzazione dei rapporti di lavoro all’interno delle pubbliche amministrazioni. Il primo passo, dove c’è la disponibilità al dialogo della controparte, è la trasformazione dei contratti di collaborazione, i cosiddetti cococo, in contratti a termine che durino l’intero mandato. Il terzo punto è lo sviluppo del dialogo con le organizzazioni sindacali per creare un fronte unico così da obbligare le amministrazioni a dare piena attuazione alla legge”. E Rossi cita il caso della sua regione: in Emilia Romagna l’Associazione stampa, guidata da Marco Gardenghi, ha nei giorni scorsi firmato un protocollo d’intesa con Cgil, Cisl e Uil per la 150 alla Regione, che dal primo febbraio applicherà il contratto di lavoro giornalistico ai dipendenti degli uffici stampa della giunta e del consiglio, in totale ventidue unità, di cui diciotto professionisti e quattro pubblicisti.
Per fare il punto sull’applicazione della 150 il comune di Torre del Greco, guidato da Valerio Ciavolino, ha organizzato un convegno che si terrà il 7


Samuele Ciambriello, Domenico Ferrara e Lino Zaccaria

febbraio all’hotel Sakura. Con i relatori principali, gli emiliani Rossi e Rovinetti, prenderanno parte ai lavori il segretario generale aggiunto della Fnsi Domenico Castellano, il coordinatore degli organismi nazionali di categoria (Ordine, Fnsi, Inpgi, Casagit e Fondo di

previdenza complementare) Domenico Ferrara, Lino Zaccaria, consigliere d’amministrazione dell’Inpgi, il presidente del Corecom Samuele Ciambriello e i presidenti campani di Assostampa e Ordine Gianni Ambrosino e Ermanno Corsi.
L’organizzatore del convegno è Giuseppe Sbarra, torrese, sessantaquattro anni a marzo, pubblicista dal 1966, da ventuno anni capo ufficio stampa del comune di Torre del Greco. “Nel dicembre del 1987 – ricorda Sbarra - si tenne a Torre del Greco il primo convegno nazionale su ‘Editoria e uffici stampa degli enti pubblici’. A diciassette anni di distanza, abbiamo deciso di riorganizzare a Torre un convegno sullo ‘stato dell’arte’ della 150 perché passi in avanti ce ne sono stati, ma il nodo degli uffici stampa non è ancora sciolto. Ma certamente ci saranno risultati se sulla questione riusciremo a tenere alta la mobilitazione dei giornalisti che lavorano negli uffici stampa e dell’intera categoria”.