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Roma, il gip archivia
l'accusa contro Ceglie
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IL 23 SETTEMBRE il gip del tribunale di Roma Barbara Càllari, accogliendo la richiesta presentata dal sostituto Giuseppe Croce, ha archiviato il procedimento a carico di Donato Ceglie, sostituto della procura di Santa Maria Capua Vetere, accusato di avere sollecitato un funzionario della prefettura di Caserta a rinnovare il porto d’armi di un imprenditore poi coinvolto nelle indagini sulle ecomafie nel Napoletano.
Nel decreto di archiviazione il gip scrive che “le dichiarazioni accusatorie formulate dal coindagato Raio Ernesto sono rimaste prive di riscontri esterni” e “peraltro presentano profili di scarsa attendibilità”. E aggiunge che “non può costituire riscontro alle già citate dichiarazioni accusatorie l’accertata ‘familiarità’ tra il Ceglie ed altri soggetti coinvolti nel presente procedimento
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per come emersa dalle intercettazioni telefoniche svolte, trattandosi di elemento censurabile sotto altri profili ma non rilevante sotto il profilo penale”.
Al coinvolgimento di Ceglie nell’inchiesta su rifiuti e discariche condotta dai sostituti Raffaele Cantone e Alessandro Milita della direzione distrettuale antimafia della procura di Napoli,
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Raffaele Cantone e Mario Orfeo |
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il Mattino il 21 maggio scorso diede enorme risalto sia nell’edizione casertana che in quella nazionale, con titoli a tutta pagina. All’archiviazione ha dedicato il 20 ottobre una spalla a due colonne in cronaca di Napoli, settore guidato da Carlo Nicotera, con in calce la firma di Rosaria Capacchione, numero due della redazione di Caserta.
Il risalto dato dal Mattino al suo coinvolgimento nell’indagine della procura di Napoli venne giudicato enorme anche dal pm Ceglie che il 10 giugno, con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Fusco, ha querelato il direttore Mario Orfeo e gli autori degli articoli e dei titoli.
Nella querela, presentata alla procura della Repubblica di Roma e assegnata al sostituto Erminio Amelio, Ceglie dettaglia i passaggi degli articoli ritenuti diffamatori, ma sottolinea anche i tempi della notizia: “Altro aspetto – scrive – di non minore rilievo penale riguarda la pubblicazione di una notizia che certamente non poteva essere pubblicata in quanto coperta dal segreto di indagine (articolo 326 del codice penale)”. E osserva che “l’informazione di garanzia mi è stata notificata il 19 maggio 2005 e la pubblicazione sul quotidiano il Mattino è avvenuta due giorni dopo”.
Una velocità sospetta che potrebbe far ipotizzare altri disegni. “La notizia dell’informazione di garanzia – sostiene il pm di Santa Maria Capua Vetere – per il contenuto e l’entità del fatto addebitato (una innocua raccomandazione a tutto concedere) non era tale da giustificare il rilievo che il Mattino le ha attribuito; per cui si impongono precise e approfondite indagini per accertare:
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Alessandro Milita e Carlo Nicotera
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se è vero che la notizia è partita da Roma, con quali modalità e a opera di chi; chi, quando, come e da chi l’ha appresa rendendola pubblica attraverso il richiamato articolo, nonostante il segreto d’indagine; da chi è stata assunta, direttamente o indirettamente, la decisione sul rilievo particolare da dare alla modesta notizia di cronaca; se tale scelta sia
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ricollegabile, direttamente o indirettamente, alla vicenda giudiziaria riguardante il sequestro di numerose cave (provvedimenti del 3 e 24 dicembre 2004) della zona del casertano condotta da me unitamente al procuratore aggiunto dottor Paolo Albano, nella quale la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere richiese e ottenne dal gip il sequestro anche della cava e dello stabilimento di cementificio e di un immobile in Roma corso Francia, sede della società, di proprietà della Cementir Cementerie del Tirreno spa quotata in borsa e il cui titolo venne sospeso dalla Consob in conseguenza dei provvedimenti giudiziari, di proprietà del Gruppo Caltagirone cui appartiene, secondo notizie di stampa, anche il quotidiano il Mattino di Napoli”.
Infine conclude: “È inutile sottolineare che, se queste che sembrano mere coincidenze trovassero un riscontro nelle indagini che saranno da codesto ufficio disposte, la diffamazione in mio danno attuata dal Mattino a mezzo degli articoli richiamati assumerebbe sicuramente un diverso e più rilevante significato e rilievo penale, specie sotto il profilo del dolo”.
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