Per Napolitano il Denaro è
tra le 'eccellenze' di Napoli

IL DUE DICEMBRE, nella seconda e ultima giornata della visita a Napoli, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stato duramente critico nei confronti degli uomini del Mezzogiorno, a cominciare dagli esponenti politici. “Ora il Sud faccia autocritica”: così il Mattino il giorno successivo ha

titolato a tutta pagina, riprendendo le sue parole. E sulla questione morale il capo dello Stato insiste da tempo, invitando i cittadini a comportamenti rigorosi nella vita di tutti i giorni.
Il primo dicembre al teatro Mediterraneo, alla Mostra d’Oltremare, il presidente della Repubblica è


Piero Barucci, Cristiana Coppola e Emma Marcegaglia

intervenuto al convegno su ‘Mezzogiorno, Innovazione e Sviluppo’ organizzato da Confindustria. Tra i presenti, con il relatore Piero Barucci, vice presidente Svimez, la padrona di casa e numero uno di viale dell’Astronomia Emma Marcegaglia, la vice presidente con delega al Sud Cristiana Coppola, l’ex presidente degli industriali italiani Antonio D’Amato. In quella sede Napolitano ha premiato, con una scultura di Lello Esposito (un Vesuvio dal cui cratere esce il sole), aziende partenopee di punta, in tutto quattordici “eccellenze industriali”: dieci, rigorosamente selezionate dalla Luiss, erano state già annunciate il 21 ottobre in occasione della precedente visita a Napoli; altre quattro sono state, chissà perché, aggiunte in un secondo momento: la cerealicola Molino Caputo, la cioccolateria Gay Odin, l’azienda per il risparmio energetico Gastrim, il gruppo Il Denaro. Le prime tre sono proposte dell’Unione industriali partenopea, guidata da Gianni Lettieri, la quarta, Il Denaro, nasce da un suggerimento del Quirinale, accolto di buon grado dai vertici di Palazzo Partanna.
Ma perché Quirinale e Unione industriali propongono un premio per “l’eccellenza industriale” al Denaro, controllato da Alfonso Ruffo e Clelia Mazzoni e diretto dallo stesso Ruffo, e all’arcipelago multimediale che gli gira intorno? Quali sono “le eccellenze industriali” del Denaro?
Ripercorriamo a volo la storia del giornale alla ricerca di lumi: Il Denaro, settimanale economico regionale, nasce nel 1991 dalle ceneri di Napoli oggi, il


Antonio D'Amato, Lello Esposito e Gianni Lettieri

settimanale creato nel 1979 da Orazio
Mazzoni
, che l’anno precedente aveva dovuto lasciare la poltrona di direttore del Mattino per fare posto a Roberto Ciuni. Il 3 ottobre 2001 c’è il salto da settimanale a quotidiano, ma la tombola era stata vinta

qualche anno prima quando Ruffo si infila lesto tra i giornali che attingono a fondi pubblici perché organi di movimenti politici. Il suo movimento è ‘Europa Mediterranea’ e vede la luce grazie a quattro parlamentari di Forza Italia: Claudio Azzolini, Salvatore Lauro, Antonio Marzano e Guido Podestà
Negli anni i quattro hanno imboccato strade diverse, qualcuno è diventato presenza sbiadita sulle pagine del giornale, ma i soldi pubblici continuano ad arrivare con regolarità. Anzi Ruffo ha trovato la quadratura del cerchio con un equilibrio politico perfetto: incassa da Roma le provvidenze come organo di un movimento di centro destra, mentre le pagine del giornale dedicano grande e benevola attenzione all’attività del principale ente erogatore locale, la Regione Campania, da quasi dieci anni governata dal centro sinistra. Ruffo concentra i fari del giornale sugli assessori regionali più attivi e in grado di erogare finanziamenti. E lo fa senza risparmio: memorabile una copertina di Den, il mensile patinato del gruppo, dedicato all’assessore regionale alle Attività produttive Andrea Cozzolino, con faccione dell’assessore in copertina e altre nove foto nove di Cozzolino a corredo del servizio, un record difficile da

eguagliare.
Del resto sulle pagine del Denaro Cozzolino è una star, come lo sono stati negli anni scorsi i titolari regionali della Cultura, Teresa Armato, della Ricerca scientifica, Luigi Nicolais, e delle Attività produttive, Gianfranco Alois. Basta digitare il


Andrea Cozzolino, Salvatore Lauro e Antonio Marzano

nome di Cozzolino e dall’archivio del Denaro viene fuori una valanga: dal primo gennaio 2008 al 30 novembre gli articoli sull’assessore sono 529, con una media di oltre due servizi al giorno; in linea peraltro con l’anno precedente perché gli articoli in cui è presente Cozzolino, dal primo gennaio 2007 al 30 novembre 2008, sono stati 1177.  Dall’archivio invece non emergono le delibere regionali che assegnano incarichi al Denaro.
E torniamo alla domanda iniziale: quali sono le ‘eccellenze’ del Denaro? Ci sforziamo, eppure non troviamo risposte convincenti. Azzardiamo allora ipotesi cervellotiche. Forse Napolitano, noto per il suo aplomb, apprezza la cura nel vestire che esibisce Ruffo, sempre griffato con le firme dei migliori sartori e accessoristi napoletani, da Attolini a Borrelli, da Marinella a Paone, e l’elenco potrebbe continuare. Nomi molto spesso presenti nei servizi giornalistici e nei servizi pubblicitari, a volte impossibili da distinguere, come quando non c’è la scritta ‘informazione pubblicitaria’ e il servizio è firmato PK, che non è la sigla di un collaboratore ma della Publikompass, la concessionaria di pubblicità. Certo il riconoscimento consegnato dal presidente della Repubblica non nasce da un rapporto particolarmente disteso


Enzo Agliardi, Gianfranco Alois e Teresa Armato

tra l’editore-direttore e i redattori, dal momento che il contenzioso giudiziario è oltre la soglia fisiologica delle altre aziende. Sono tanti i giornalisti  che, con successo, hanno fatto ricorso alla magistratura per ottenere il riconoscimento dei loro

diritti. Facciamo qualche nome: Lucia Licciardi, Brunella Cimadomo, Laura Cocozza, Massimiliano De Francesco. Del resto Ruffo ha dimostrato negli anni di non prestare grande attenzione al sindacato: il quotidiano è regolarmente in edicola nelle giornate di sciopero proclamate dalla Federazione nazionale della stampa; nonostante l’organico giornalistico superi le dieci unità c’è un fiduciario e non un comitato di redazione, come previsto dal contratto nazionale di lavoro. Oggi nella gerenza del giornale risultano, con il direttore Ruffo e il redattore capo Enzo Agliardi, Antonella Autero, Serena Azzolini, Giovanni Brancaccio, Giovanni Maria Capozzi, Jenny Giordano, Sergio Governale, Antonello Grassi, Ettore Mautone, Filippo Panza, Angelo Vaccariello.
Proprio per stroncare violazioni contrattuali in giornali che vivono grazie ai contributi pubblici nel novembre 2004, al XXIV congresso della Fnsi a Saint Vincent, venne approvato all’unanimità una mozione che impegnava i nuovi vertici della Fnsi a sollecitare il governo a erogare i finanziamenti dello Stato soltanto alle aziende che rispettassero rigorosamente le leggi e il contratto di lavoro giornalistico. Fino ad ora dal governo non è arrivato alcun segnale,

anche se la richiesta è stata più volte reiterata in questi anni.
Altra risposta del tutto improbabile è che il riconoscimento al Denaro nasca dai rapporti stretti che intercorrono tra Ruffo e Andrea Geremicca, in anni remoti segretario provinciale del Pci e


Andrea Geremicca, Maurizio Marinella e Ciro Paone

assessore con Maurizio Valenzi sindaco, oggi forse il primo terminale partenopeo di Napolitano, dal quale due anni fa ha ereditato la presidenza della Fondazione ‘Mezzogiorno Europa’. Da gennaio a novembre 2008 Geremicca è presente sul Denaro in 68 articoli, ma la spiegazione appare del tutto improbabile perché verrebbe a cadere tutto il discorso sul rigore chiesto dal presidente della Repubblica. Allora non resta che aspettare dal Quirinale la soluzione dell’enigma.