Crisi Mattino: De Luca
parla, De Magistris tace

NEGLI ULTIMI DUE mesi gli editori del Mattino, Francesco Gaetano Caltagirone e sua figlia Azzurra, hanno messo in atto una serie di iniziative per accelerare il progressivo ridimensionamento del quotidiano di via Chiatamone.
Il 18 aprile i dirigenti del Mattino comunicano al comitato di redazione che nel giro di pochi mesi la sede del giornale verrà trasferita al centro direzionale in una torre di proprietà dei Caltagirone.
Il 29 maggio viene adottata la stessa grafica del Messaggero per inviare da Roma a Napoli non più singoli articoli ma pagine intere che rendono superfluo il lavoro di una parte dei giornalisti del dorso nazionale del

quotidiano napoletano.
Il primo giugno viene licenziato Alessandro Barbano, alla guida del giornale dal dicembre 2012, ‘colpevole’ di aver espresso

Vincenzo De Luca e Luigi De Magistris

perplessità su alcune scelte degli editori. E sul taglio improvviso del direttore editorialisti di punta del Mattino come Biagio De Giovanni, Paolo Macry e Aldo Masullo indirizzano una lettera al neo direttore Monga, che la censura, per denunciare il ‘vuoto’ che si è creato intorno alle vicende di via Chiatamone: “Quello che in altri tempi avrebbe suscitato grande scandalo, sta passando sotto silenzio. Non una parola è stata spesa da parte della stampa nazionale e perfino della stampa locale. Non una parola è venuta da una solitamente combattiva Fnsi, dall’Ordine dei giornalisti della Campania, dai sindacati confederali. Non una parola dalle autorità del territorio, da Vincenzo De Luca, da Luigi De Magistris, dai partiti. Un silenzio tombale”.
Il 19 giugno gli editori preparano un’inserzione di mezza pagina da pubblicare il giorno successivo sui sei quotidiani del gruppo con l’annuncio dell’incarico alla Gabetti di vendere l’intero immobile di via Chiatamone 65. I redattori del Mattino scoprono l’inserzione e subito proclamano due giorni di sciopero ma l’inserzione va in pagina sul Messaggero e sugli altri quotidiani di proprietà dei Caltagirone.
Il 21 giugno l’urbanista Alessandro Dal Piaz pubblica un intervento per evidenziare che “in primo luogo, sotto il profilo culturale, lascia interdetti la nuova destinazione del palazzo di via Chiatamone che dovrebbe ora ospitare un supermercato con sottostante autorimessa: utilizzazioni delle più scadenti fra quelle terziarie accreditate nelle odierne città. Un edificio di pregio del centro storico, su cui è intervenuto negli anni ’80 anche un maestro contemporaneo dell’architettura napoletana, il compianto Nicola Pagliara, per di più ubicato in posizione strategica nel contesto dei tessuti urbani del lungomare, verrà così degradato a contenitore di funzioni banali e banalizzanti. Un esito sconfortante” da attribuire soprattutto alla palese avidità della proprietà, molto più interessata a una remunerativa speculazione immobiliare che al futuro di un antico quotidiano

Domenico Annunziata e Paolo Russo

meridionale”.
Va infine ricordato che nove anni fa, quando venne approvato il primo stato di crisi, il Mattino aveva un organico giornalistico che

superava le cento unità, oggi sono cinquantatré compreso il direttore e altre uscite sono previste per settembre.
Di fronte a questa scientifica operazione di impoverimento del giornale e della stessa realtà urbana abbiamo chiesto ai due protagonisti della vita politica regionale e napoletana, il sindaco Luigi De Magistris e il presidente della Regione Vincenzo De Luca, quotidianamente presenti sui media con interventi e dichiarazioni, se ritengano di fare sentire la loro voce o, meglio ancora, di richiamare con energia gli editori alle loro responsabilità verso la testata e verso la città.
Attraverso gli addetti stampa, Domenico Annunziata per il sindaco e Paolo Russo per il presidente della Regione, abbiamo inviato una sintesi delle tappe dell’escalation senza freni attuata dai Caltagirone per conoscere il loro pensiero. Da palazzo San Giacomo fanno sapere che De Magistris non vuole parlare del Mattino, e non se ne capisce il motivo vista la gravità della situazione del giornale e le puntuali osservazioni dell’urbanista Dal Piaz sull’impatto fortemente negativo sul tessuto urbano che deriverebbero dal cambio di destinazione dell’immobile; da palazzo Santa Lucia arriva rapida la dichiarazione del presidente della Regione Campania.
Il Mattino – scrive De Luca - è una delle più importanti istituzioni culturali italiane, è storia di Napoli, della Campania e del Sud. Abbiamo seguito e seguiamo con attenzione la vicenda dello spostamento annunciato della sede storica di via Chiatamone. Partecipiamo con convinzione alla mobilitazione della società civile condividendo le preoccupazioni della redazione. E crediamo sia importante, anzi decisiva, una operazione verità. Conoscere il progetto è determinante per comprendere quale futuro attende un grande giornale che deve continuare ad affermare quei principi di libertà e democrazia che ne hanno fatto la storia fin dal 1892. Tanto più in questo passaggio delicato ed epocale che sta attraversando oggi il mondo dell’informazione".