Pomicino condannato,
diffamò la Boccassini

QUANDO NEL MAGGIO 2000 l'ex ministro Paolo Cirino Pomicino, con lo pseudonimo di Geronimo, pubblicò con Mondadori 'Strettamente riservato' diversi giornalisti scrissero che se non c'erano repliche ad attacchi feroci e accuse pesantissime evidentemente il libro aveva la forza della verità.
Tra i giornalisti napoletani che sposarono questa tesi ci furono l'inviato del Mattino Enzo Ciaccio e Alfonso Ruffo, editore e direttore del Denaro,

allora settimanale.
Il 23 giugno 2000, nelle pagine di cronaca di Napoli, Ciaccio firmò un articolo intitolato 'La verità di Geronimo che nessuno smentisce'. A proposito dello scenario disegnato da Pomicino nel libro, l'inviato del Mattino aprì il servizio

tamajo.jpg (17672 byte) Gambescia, Ruffo, Demarco, Sangiuliano, Pomicino e Vicinanza

con una domanda: "Fu legittimo disegno politico, fu complotto ordito nell'ombra o che altro fu ancora?" E lo chiuse con un post scriptum: "Finora nessuna smentita ai fatti narrati nel libro. Eppure è in vetta alle vendite. Dunque, è stato letto da tanti. Come si spiega questo silenzio?"
Sul settimanale di Ruffo, il 22 luglio 2000, Claudio D'Aquino parlò di 'Strettamente riservato' come di un caso editoriale con sette edizioni e quarantamila copie vendute in due mesi. Nell'articolo, intitolato 'I silenzi ingombranti della sinistra', D'Aquino scrisse: "Geronimo rievoca documenti e vicende scottanti, propone rivelazioni inedite, racconta incontri segreti, colpi bassi e mosse a sorpresa, retroscena della politica locale e nazionale senza che i personaggi chiamati in causa abbiano mai sentito il dovere (o la forza) di ribattere, replicare, smentire".
Alla presentazione del volume a Napoli (il 22 giugno 2000 all'hotel Vesuvio) parteciparono i responsabili dei più importanti quotidiani della città. Dialogarono con Pomicino il direttore del Mattino Paolo Gambescia, il responsabile di Repubblica Napoli Luigi Vicinanza, il direttore del Corriere del Mezzogiorno Marco Demarco e anche i direttori del Roma e del


Carlo De Benedetti e Giuseppe De Tullio

Denaro, Gennaro Sangiuliano e Alfonso Ruffo; il dibattito fu coordinato da Ermanno Corsi.
A luglio vennero presentate le prime richieste di risarcimento, poi il libro fu sommerso da una grandinata di citazioni per danni, ma la questione era ormai uscita dal cono d'attenzione dei giornali.
Ora cominciano ad arrivare le decisioni della magistratura. Tra le

primissime c'è la sentenza firmata il 2 maggio (e depositata in cancelleria il 5 giugno) dal giudice Giuseppe De Tullio, della prima sezione civile del tribunale di Napoli, nella causa promossa dal pubblico ministero della procura di Milano Ilda Boccassini, assistita dagli avvocati Salvatore e Nicola Morvillo del foro di Milano e dal professore Valerio Tozzi di Napoli.
Con una citazione presentata il 7 luglio 2000, il pm chiese un risarcimento danni di mezzo miliardo di lire da devolvere al reparto di cardiopatia infantile dell'ospedale di Palermo.
In 'Strettamente riservato' Pomicino dedica al pubblico ministero tre pagine al vetriolo, in cui, tra l'altro, ipotizza manovre della procura di Milano, e in particolare della Boccassini, per tenere fuori dalle indagini l'editore di Repubblica Carlo De Benedetti (il capitoletto ha un titolo chiarissimo: "Se mi chiama parlerò dell'Ingegnere" E Ilda non mi chiamò più).
Del capitoletto il settimanale Panorama del 25 maggio 2000 riporta ampi stralci in un servizio intitolato "Così Ilda la Rossa cadde nell'agguato di Geronimo", preceduto dall'occhiello: "Rivelazioni / In un libro quello che nessuno ha mai raccontato su Prima e Seconda Repubblica".
Pronunciandosi sul libro e sull'articolo di Panorama (l'editore è sempre Mondadori), De Tullio ha condannato 'in solido' Pomicino (difeso dagli

avvocati Ernesto Cesaro e Salvatore Pescatore), l'allora direttore di Panorama Roberto Briglia e la Arnoldo Mondadori spa (entrambi assistiti dal professore Settimio Di Salvo di Napoli, dagli avvocati Fabio Lepri e Romano Vaccarella di Roma e

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Ernesto Cesaro, Settimio Di Salvo e Valerio Tozzi

Achille Saletti di Milano) a pagare 40mila euro di risarcimento alla Boccassini e circa cinquemila euro di spese legali. Il giudice ha inoltre ordinato la pubblicazione in un giorno feriale di un estratto della sentenza, a spese di Pomicino, Briglia e Mondadori, sul settimanale Panorama e sul quotidiano La Repubblica, entro "sessanta giorni dal passaggio in giudicato della presente sentenza".

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