La situazione sicurezza, però, precipitò durante il successivo periodo di gestione commissariale a guida del vice prefetto Gabriella D’Orso e si acuì definitivamente all’inizio della pandemia con la disposizione della zona rossa ad Arzano. Un provvedimento che generò una rivolta dei commercianti. Nella stessa si infiltrarono, però, anche esponenti della camorra e rappresentanti della politica locale che erano stati coinvolti negli scioglimenti per camorra, e che fomentavano la rivolta contro i rappresentanti dello Stato che gestivano la città.  Come giornalista denunciai la gravità della situazione, al limite dell’eversivo. Di conseguenza finii nel mirino delle loro minacce insieme al vice prefetto D’Orso. Dopodiché mi fu prima impedito di fare una diretta di Arzano News, il mio giornale quotidiano che diffondevo via web, di una di queste manifestazioni in piazza: fui allontanato e minacciato da più persone, compresi pregiudicati e familiari di noti camorristi. E successivamente organizzarono un corteo in sella a moto e con caschi integrali sotto il Comune e davanti casa mia inveendo contro di me e contro e la commissione prefettizia, minacciandomi e dicendo che non dovevo più scendere da casa. Minacce, anche telefoniche, fatte da alcuni dei soggetti legati alla camorra furono subite anche da persone che mi avevano espresso pubblicamente via social la solidarietà per le intimidazioni plateali subite durante l’esercizio della mia attività giornalistica. Il 21 ottobre 2020 il ministro degli Interni, vista la gravità degli eventi e delle minacce, dispose quindi la scorta per me e una tutela di sorveglianza per il vice prefetto D’Orso. 

La situazione di pericolo ad Arzano non si fermò nemmeno dopo questi episodi. Si aprì infatti anche una faida interna al clan della 167 di Arzano che tra omicidi (fu ucciso il nipote del boss e ferite cinque persone in un agguato di camorra ad Arzano nel novembre 2021) gambizzazioni e stese si allargò a tutta l’area a nord di Napoli, fino a Caivano, e a finire nel mirino nella stessa città è stato anche il comandante della polizia locale, Biagio Chiariello, cui venne assegnata una scorta, e don Maurizio Patriciello, anche lui protetto da una scorta. Durante questa faida nel marzo 2022 venne gambizzato anche il ras Antonio Alterio, che già aveva partecipato agli episodi del 2018 che mi riguardano. Qualche giorno dopo l’agguato Antonio Alterio si scagliò contro Arzano News e contro il suo direttore perché avevo denunciato la festa del fujenti nella roccaforte del clan come omaggio ai boss. Festa poi soppressa dalla polizia locale dopo gli articoli di Arzano News.
 
L’ultimo episodio di intimidazione (denunciato, come tutti i precedenti) è del 27 agosto 2022. Mentre attendevo con la scorta all’esterno di un negozio di barbiere si avvicina in sella a una moto, spalleggiato da altri motociclisti, proprio il pregiudicato Antonio Alterio. Si ferma davanti e mi fissa con movimento minaccioso del capo, senza curarsi della presenza dei poliziotti. La sera, dello stesso giorno, nei messaggi della pagina di Arzano News, ne trovo uno di una donna che condividendo una mia foto ricavata dai social, sotto la stessa mi “esorta” a morire. Ad inviarla era stata la madre del pregiudicato Antonio Alterio, una vedova di camorra (il marito fu ucciso nella prima faida di Scampia), madre di altri due figli arrestati nella maxi retata del 25 aprile 2022 contro il clan della 167 di Arzano. Di sicuro la famiglia criminale degli Alterio e il clan della 167 mi vogliono morto. E di recente non hanno gradito la pubblicazione dettagliata su Arzano News, e non solo, dei verbali di due pentiti di camorra, i boss Pasquale e Pietro Cristiano, che li riguardano direttamente.