Consiglio di disciplina,
dopo otto mesi riparte

SI RISVEGLIA, forse, dopo un sonno durato otto mesi il consiglio di disciplina della Campania, il ‘tribunale’ che deve vigilare sulle questioni deontologiche e disciplinari dei giornalisti della regione. Va detto però che il ‘sonno’ non è imputabile ai componenti del Disciplina ma dipende dalle scelte dei vertici dell’Ordine regionale, il presidente Ottavio Lucarelli e il vice Domenico Falco.
Con una seduta doppia, il 20 febbraio e il 2 marzo, si è insediato il nuovo consiglio con due conferme dettate dalle norme previste dalla legge del 2011, e dai regolamenti di attuazione, che ha introdotto i consigli di disciplina nazionale e regionali: alla presidenza Maurizio Romano per

la maggiore anzianità di iscrizione all’Ordine, alla segreteria Barbara Ruggiero che è la più giovane dei nove componenti. Questi i componenti dei collegi: il primo vede Romano presidente, la pubblicista Ruggiero segretaria e Marco Pellegrini

Mauro Fellico e Annamaria Riccio

consigliere; il secondo è guidato da Massimiliano Amato con Fabio Relino segretario e consigliere la pubblicista Annamaria Riccio; il terzo ha Gianni Russo presidente, la segretaria è Cristina Cennamo e consigliere il pubblicista Harry (Enrico) Di Prisco. La prima riunione operativa è ora fissata per il 21 marzo.
Vediamo ora i motivi della paralisi. Nell’estate scorsa il consiglio di disciplina si era imballato per la scarsissima partecipazione di alcuni consiglieri all’attività dei collegi. Dopo una serie di riflessioni la strada individuata è stata la presentazione delle dimissioni della maggioranza del consiglio di disciplina per rinnovarne senza traumi la composizione. Il 30 giugno si dimettono quindi cinque consiglieri: Romano, Amato, Pellegrini, Nico Pirozzi e Ruggiero.
Con la maggioranza dei componenti dimissionari sembrava naturale la decadenza dell’intero consiglio; di diverso avviso sono invece i vertici dell’Ordine che girano al presidente del tribunale di Napoli, per legge responsabile delle nomine, una rosa per sostituire soltanto i cinque uscenti. Il 15 settembre Ettore Ferrara firma il decreto con cui indica Giuseppe Blasi, Fabio Relino, Giovanni Russo, Antonio Sasso e la pubblicista Bianca Desideri. Nell’elenco c’è una clamorosa incompatibilità, quella di Antonio Sasso, consigliere dell’Ordine nazionale dal 2003. Perché i vertici dell’Ordine hanno esposto l’incolpevole Ferrara a una brutta figura presentando il nome di un incandidabile resta un mistero, così come è inspiegabile perché Sasso fa inserire il suo nome nella rosa per un incarico che non può assumere.
La seconda puntata arriva il 28 novembre quando il presidente del tribunale nomina il nuovo consiglio. Ma la squadra non va ancora bene perché ci sono soltanto due donne su nove e la legge prevede che non possono essere meno di tre. Il primo febbraio arriva dal tribunale il terzo

Giuseppe Blasi e Antonio Sasso

decreto con una staffetta tra pubblicisti: esce Mauro Fellico, mai entrato in carica, ed arriva Annamaria Riccio.
Tutto risolto quindi? La risposta è no. C’è infatti da sciogliere il nodo delle notifiche perché quando i collegi

esauriscono l’iter ‘processuale’ dei casi in esame e arrivano a ‘sentenza’ consegnano la decisione alla segretaria dell’Ordine Anna Trosely cui spetta il compito della notifica. Ma chi le deve dire di sospendere le altre attività e dare precedenza alla notifica che è un obbligo di legge?
I dirigenti dell’Ordine pilatescamente si chiamano fuori perché, sostengono, il consiglio di disciplina è un organismo autonomo, però Maurizio Romano e i presidenti dei collegi non hanno alcun potere sulla segretaria. Ne verrebbe fuori il paradosso che la mancata notifica che configura “l’omissione di atti d’ufficio” sarebbe un ‘reato’ commesso da Anna Trosely. Vi state chiedendo perché una decisione del Disciplina non viene notificata. Non abbiamo una risposta ma ci devono essere di sicuro motivi non limpidi, l'unica certezza è che è accaduto.
Il 3 febbraio del 2017 il presidente di uno dei collegi licenzia la decisione sulla querelle tra il direttore di Cronache di Salerno Tommaso D’Angelo e l’allora responsabile della Città di Salerno Stefano Tamburini e la consegna in segreteria ma il provvedimento, assicura D'Angelo, non è mai arrivato a Salerno e riposa nei cassetti di via Cappella Vecchia.
Il nodo delle notifiche – dichiara Maurizio Romano a Iustitiava affrontato con priorità perché non abbiamo nessun potere sui dipendenti dell’Ordine regionale. Per questo motivo ho chiesto un incontro urgente al presidente dell’Ordine nazionale Carlo Verna”.