Roma, scelto il perito
per valutare la testata

NEL 1995 IL tribunale di Napoli affidò a Paolo Stampacchia, ordinario di Economia e gestione delle imprese della facoltà di Economia e commercio della Federico II, la valutazione della testata Roma; nello scorso luglio il tribunale della capitale ha assegnato lo stesso incarico al perito Marzio

Pennecchini Montino.
Dieci anni fa il giudice Michelangelo Petruzziello doveva vendere la testata dopo il fallimento della Edigen, la società con la quale l’industriale del grano Pasquale Casillo, inizialmente insieme allo stampatore Luca Colasanto e al costruttore Vincenzo Maiello, aveva riportato in vita il Roma nel


Giuseppe Tatarella e Ivo Virgili

novembre del 1990, resistendo in edicola, con vari direttori (Gurgo, Giordano, Mennitti e Sasso) fino al novembre del 1993. Stampacchia fissò un valore di ottocento milioni, ma la testata fu aggiudicata per molto meno.
“Dopo diverse aste andate deserte e vari ribassi, – ricorda il professore Bruno Matera, allora e oggi curatore fallimentare della Edigen – dopo inserzioni pubblicate anche sul Sole 24Ore, vendemmo il Roma alla società dell’onorevole Tatarella che pagò circa 450 milioni”.
Il primo luglio scorso è stato invece il giudice Mauro Di Marzio della quarta sezione civile del tribunale di Roma a nominare Pennechini nell’ambito del giudizio promosso dall’avvocato casertano Nicola Ferro e da sua moglie Anna Virgilio per ottenere il pagamento di un risarcimento danni. L’articolo diffamatorio venne pubblicato nell’ottobre del ’98 dalla Nuova Gazzetta di Caserta, allora distribuito in tandem con il Roma in Terra di lavoro. Nel giugno 2004 il direttore responsabile della Gazzetta Pasquale Clemente e i responsabili delle Edizioni del Roma spa sono stati condannati dal giudice


Luca Colasanto e Vincenzo Maiello

Alessandra Tabarro del tribunale di Santa Maria Capua Vetere a pagare poco meno di 26mila euro di danni e 2500 euro di spese legali; nei confronti dell’autore dell’articolo, scritto da Biagio Salvati con lo pseudonimo di Gigi Scalia, è ancora in corso il giudizio davanti al tribunale di Napoli: il fascicolo è affidato al giudice Massimo Pignata della decima

sezione civile e la prossima udienza si terrà il prossimo 4 ottobre.
Alla nomina del perito per la valutazione della testata si è arrivati perché i dirigenti del Roma spa hanno deciso di non pagare ai diffamati la somma indicata nella sentenza del giudice Tabarro. La replica di Ferro e della moglie non si è fatta attendere: il 5 novembre scorso nella sede capitolina del Roma l’ufficiale giudiziario ha pignorato la testata. Il primo luglio, dopo una serie di passaggi tecnici e un’udienza rinviata, il giudice Di Marzio ha respinto l’istanza del Roma di sospendere il procedimento di esecuzione “in quanto non proposta da avvocato ma da rappresentante della parte”, ha nominato il perito Pennecchini e ha fissato la prossima udienza per il 7 ottobre 2005.
Nel verbale d’udienza Di Marzio riporta le richieste avanzate da Ivo Virgili, nella qualità di amministratore unico della Edizioni del Roma spa, e la dura replica di Maria Cristina Napoleoni, la legale che assiste Ferro. La Napoleoni ha contestato “in toto le dichiarazioni (di Virgili, ndr) peraltro

effettuate dalla parte personalmente e non assistite da difensore”; ha evidenziato che “la corte d’appello di Napoli si è già pronunciata sulla  richiesta di sospensione, essendo l’unico organo legittimato a tale pronunzia”; ha insistito “nella richiesta di vendita”, depositando “copia del bilancio della società debitrice dal quale risulta il valore


Ottorino Gurgo e Domenico Mennitti
della testata Roma” e ha chiesto di “disporsi la vendita della stessa al prezzo base di euro 1.807.599”, la cifra riportata nel bilancio 2003. Come già detto, il giudice ha invece preferito nominare un consulente tecnico d’ufficio.
La tattica dilatoria scelta dai dirigenti del Roma, alternata da annunci verbali per cercare un accordo, trova una risposta ferma da parte di Nicola Ferro. “La sentenza di condanna della Edizioni del Roma – scandisce l’avvocato casertano – è titolo esecutivo. Tralascio commenti sulla richiesta del Roma di ottenere unariduzione del pignoramento perchè, come è di tutta evidenza, la testata è un bene che non può essere tagliato a fette. In ogni caso chiunque sa – e naturalmente anche la Edizioni del Roma sa – che a questo punto solo la sentenza di appello (l’udienza è fissata per il 16 gennaio 2007) potrebbe modificare la situazione; ma sa anche che, nel frattempo, ho il diritto di proseguire esecutivamente fino alla vendita coattiva della testata ‘Roma’, per realizzare la soddisfazione del mio credito, con l’integrale risarcimento, oltre gli interessi e le spese, comprese quelle necessarie all’espletamento della


Pasquale Clemente e Antonio Sasso

procedura esecutiva, che, a mio avviso, sono destinate a crescere notevolmente, in considerazione dei costi della consulenza tecnica appena disposta dal tribunale di Roma per la determinazione del valore della testata da me pignorata”. “Inoltre i rappresentanti della Edizioni del Roma – conclude Ferro - sanno che non sono disponibile a

soluzioni transattive e che anzi, in risposta all’appello presentato dal giornale, ho proposto l’appello incidentale, chiedendo che il risarcimento sia incrementato in misura effettivamente congrua e adeguata alla gravità della diffamazione”.