Praticante 'tarocco'
ora giornalista vero

DA ALCUNI ANNI Francesco Borrelli è diventato una star dell’informazione locale, e non solo, con iniziative e denunce. Tutti i media, cartacei televisivi e on line, resocontano la sua frenetica attività. Un superattivismo che non è piaciuto a tutti se dallo scorso novembre gli è stata assegnata la scorta.
Iustitia
ha documentato la sua attività sfogliando l’intera collezione 2022 del Mattino, limitandosi al dorso cronaca. Ne sono venute fuori 401

citazioni, comprese alcune lettere al direttore che lo vedono protagonista, con punte a luglio di 48 servizi. E al quotidiano del Centro direzionale Borrelli ha dei veri ammiratori come Gennaro Di Biase, 57 articoli nel 2002, e Valentino Di Giacomo con 39 pezzi.
Questi dati dimostrano due fatti. Napoletano, cinquanta anni da compiere il prossimo agosto, maturità classica al liceo Genovesi, studi appena abbozzati

Gennaro Di Biase

alla facoltà di Lettere della Federico II, esordi in politica come primo tra i Pecoraro Scanio boys quando il leader dei Verdi era ministro delle Politiche agricole e forestali (2000-2001), assessore all’Agricoltura della Provincia di Napoli dal 2004 al 2009 nella giunta presieduta da Riccardo Di Palma, consigliere regionale dal 2015 confermato nel 2020, deputato dal settembre 2022, Borrelli ha messo in piedi una rete di persone e di associazioni che di lui si fidano e gli girano notizie e denunce invece di battere strade più istituzionali. Significano anche però che la gran parte dei giornalisti non scarpinano e non scavano, insomma non fanno bene il loro lavoro.
Il secondo fatto. Almeno i cronisti del Mattino valutano le segnalazioni di Borrelli e fanno da cassa di risonanza delle denunce come è successo con le case controllate e occupate da camorristi a Pizzofalcone. Una battaglia per la quale è stato deciso, dopo il tentativo di investirlo con una moto, di tutelarlo con la scorta. I giornalisti di altre testate, anche importanti come Repubblica Napoli e Corriere del Mezzogiorno, per molti mesi hanno scelto spesso di ignorarlo anche nel caso di fatti

Valentino Di Giacomo

eclatanti, bucando le notizie. La fama di Borrelli così è via via lievitata ed è cresciuto anche l’apprezzamento che gli viene riconosciuto.
Nella scheda della Camera dei deputati Borrelli si definisce ‘giornalista’ e Wikipedia precisa che nel 1998 ha conquistato l’iscrizione all’albo dei pubblicisti e nel gennaio 2006 il tesserino di professionista. Ma nel praticantato del nostro Ivanhoe, il

cavaliere della legalità senza macchia e senza paura si nasconde uno scheletro. Borrelli svolge il praticantato dal novembre 2003 al maggio 2005 assunto dall’editore di Teleregione Giuseppe Giordano come telereporter con un contratto di formazione riservato ai disoccupati di lunga durata. La sede che gli viene assegnata è a Lamezia Terme, a metà della costa tirrenica calabrese e a 390 chilometri di autostrada da Napoli. È un’impresa impossibile percorrere gli oltre ottocento chilometri ogni giorno, tra andata e ritorno, per svolgere il praticantato. Tra l’altro, alla sede di Lamezia risulta lavorassero altri sedici giornalisti, tra professionisti e praticanti ma, durante le loro indagini, gli agenti della Guardia di Finanza non hanno trovato né una sede né un indirizzo della redazione fantasma. Per Borrelli c’è un'altra montagna impossibile da scalare: per essere assunto firma il modulo della sezione per l’impiego di Lamezia Terme come disoccupato di lunga durata mentre invece lavora e guadagna bene: fino al giugno 2004 è staffista dell’assessore all’Ambiente Casimiro Monti al comune di Napoli e poi diventa nel luglio 2004 assessore all’Agricoltura della Provincia di Napoli, con uno

stipendio di seimila euro al mese.
Come si vede una vicenda gravissima che non ha avuto riflessi penali soltanto perché la procura di Napoli ha indagato per anni senza concludere nulla.

Giuseppe Giordano e Alfonso Pecoraro Scanio
Resta invece una voragine sul piano della legalità, anche perché i praticanti fasulli di Lamezia Terme, a cominciare da Borrelli, hanno incassato dall’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, due anni di contributi figurativi assolutamente non dovuti.
Come può uscire da questo imbroglio il nostro Ivanhoe se vuole continuare, con una qualche credibilità, le sue battaglie per il rispetto rigoroso della legalità? Dovrà cercare da solo una strada. Intanto, con lo stipendio di deputato, potrebbe rinunciare ai due anni arraffati all’Inpgi e magari restituire il tesserino di giornalista professionista ottenuto, con documentazione falsa e nessuna attività giornalistica, alla redazione fantasma di Lamezia Terme.