Telereporter a
Lamezia Terme

DAL NOVEMBRE 2003 al maggio 2005 Francesco Borrelli ha vissuto mesi terribili. Lo assorbivano già moltissimo la politica, esponente di punta dei Verdi partenopei e primo pupillo dell’allora star Alfonso Pecoraro Scanio, e il lavoro: fino al giugno 2004 impegnato al Comune di Napoli come addetto allo staff dell’assessore verde all’Ambiente Casimiro Monti e dal luglio 2004

assessore all’Agricoltura della Provincia di Napoli nella squadra guidata dal presidente verde Dino Di Palma.
La conferma dell’impegno arriva da chi ha lavorato al suo fianco a piazza Matteotti: “Se non


Dino Di Palma, Casimiro Monti e Alfonso Pecoraro Scanio

aveva appuntamenti esterni, l’assessore rimaneva inchiodato alla scrivania dalle 9,30 alle 19”. Nell’autunno del 2003, nonostante la mole di impegni, l’infaticabile Borrelli decide che, “senza essere eroi, si può fare di più” e accetta il contratto che gli arriva dall’editore di Teleregione Giuseppe Giordano e dai coniugi Lucianelli, vertici giornalistici dell’emittente: il direttore responsabile Emilia Velardi Colasanti e il direttore editoriale Giovanni Lucianelli. E nell'organico di Teleregione Borrelli risulta presente fino al maggio 2005, quando completa i diciotto mesi di praticantato che gli consentono di andare agli esami per diventare giornalista professionista.


Teleregione

Lo scorso 21 ottobre, con l’inchiesta ‘Onde rotte’ condotta dal sostituto della procura di Napoli Antonio D’Alessio con la supervisione del procuratore aggiunto Aldo De Chiara e il sigillo del gip Pia Diani, Giordano è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari ed è indagato Lucianelli, nella cui casa gli agenti della polizia giudiziaria hanno effettuato nello scorso ottobre una perquisizione: tra i reati ipotizzati truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, emissioni di fatture


Giuseppe Giordano, Giovanni Lucianelli e Emilia Velardi Colasanti

false per operazioni inesistenti, falso ideologico in atto pubblico.
E facciamo un salto indietro. Il 25 novembre 2003 Borrelli comincia il praticantato giornalistico alla redazione di Lamezia

Terme, un centro di settantamila abitanti della Calabria centrale affacciato sul Basso Tirreno. Lamezia ha l’aeroporto, ma non ci sono voli diretti con Napoli; per raggiungerla rimangono il treno, con tre ore e mezzo di Eurostar, se va bene, o 390  chilometri di autostrada. Nella lettera di assunzione, una raccomandata a mano del 24 novembre con in calce la firma di Francesco Emilio Borrelli “per espressa accettazione e accordo”, il futuro assessore si impegna anche a “evitare abbiano a verificarsi presenze estranee in redazione o prestazioni di fatto suscettibili di costituire il presupposto di rivendicazione nei confronti della nostra società”. L’assunzione viene comunicata al neo praticante dall’amministratore unico di Teleregione, Domenica Sarnataro, come il marito Giuseppe Giordano dal 21 ottobre agli arresti domiciliari. Va precisato che nei giorni scorsi, su istanza degli avvocati e nonostante l’opposizione del pm D’Alessio, i coniugi Giordano hanno ottenuto che la custodia cautelare domiciliare venisse alleggerita in obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Ma torniamo a Borrelli e alle bizzarre modalità con cui viene assunto: teleradioreporter con contratto Aeranti Corallo a contribuzione zero per l’editore, grazie al ricorso prima alla legge 407 del 1990 e poi alla legge sui contratti di formazione lavoro; in entrambi i casi la precondizione per ottenere gli sgravi è lo stato di disoccupato di chi deve essere assunto. Anzi, la legge 407 è applicabile soltanto ai disoccupati di lunga durata, lavoratori che da

almeno due anni sono in cassa integrazione o senza lavoro.
Per ottenere gli sgravi fiscali i dirigenti di Teleregione presentano all’assessore al Lavoro della


31 ottobre 2005, Roma hotel Ergife. Francesco Borrelli va agli esami

Regione Calabria un progetto di formazione lavoro, la cui approvazione viene comunicata con una lettera indirizzata ai vertici dell’emittente il 2 ottobre 2003. Tra i lavoratori da formare c’è Borrelli, la cui scheda completa viene inviata alla sezione per l’impiego di Lamezia Terme.
Ma Borrelli il lavoro ce l’aveva ed era anche un lavoro ben remunerato: come staffista dell’assessore Monti aveva un compenso pari allo stipendio base di un redattore ordinario e poi come assessore della terza provincia d’Italia percepiva, e percepisce, una retribuzione di seimila euro al mese.


Incompatibilità

Va anche segnalato che, come ha dichiarato a Iustitia Franco Abruzzo, ex presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, “non è possibile svolgere il praticantato quando si ha un contratto, anche di consulenza, in esclusiva con un ente pubblico (come il Comune o la Provincia di Napoli, ndr). Lo vietano gli articoli della legge 150 del 7 giugno 2000, che regola la comunicazione pubblica”. E Abruzzo ne spiegava le conseguenze: “Da questa premessa scaturisce che il riconoscimento del praticantato è nullo e per i consiglieri dell’Ordine regionale che, a conoscenza della situazione reale,


Franco Abruzzo, Aldo De Chiara e Bernardo Iovene

avessero dato il via libera a una domanda di praticantato con doppia esclusiva (come praticante e come dipendente pubblico), si andrebbero a configurare ipotesi di reato. Resta anche da capire come una

persona che lavora in esclusiva per un ufficio pubblico possa essere dipendente di un’azienda editoriale con un contratto da praticante e svolgere effettivamente il suo lavoro. Aggiungo che su una questione simile siamo intervenuti come Ordine della Lombardia: il 26 marzo del 2001 abbiamo sanzionato due giornalisti dipendenti di un’azienda ospedaliera e corrispondenti del Corriere della sera e del Giorno. L’intero procedimento e la sanzione inflitta sono reperibili sul portale dell’Ordine della Lombardia, www.odg.mi.it, cliccando ‘documenti’ e poi ‘uffici stampa’.”
Nell’aprile 2006 la trasmissione di Rai 3 Report di Milena Gabanelli dedicò una puntata ai finanziamenti pubblici ai giornali. Se ne occupò il cronista Bernardo Iovene che nei suoi giri napoletani intervistò l’assessore-praticante Borrelli, intervista poi non andata in onda per ragioni di spazio. E a Iovene l’infaticabile Borrelli assicurò che svolgeva con regolarità anche la sua attività giornalistica.


Tabulati

Impresa non facile perché, secondo la documentazione fornita dalla tv di Giordano alla Regione Calabria, all’Ordine della Campania e all’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, Borrelli ha svolto il suo praticantato a Lamezia Terme. E, con l’assessore doppiolavorista, almeno altri sedici giornalisti napoletani, tra professionisti e praticanti, avrebbero lavorato alla redazione di Lamezia, come risulta dai tabulati di Teleregione: Giuseppe Papa, Giuseppe Porzio, Fabio Relino (all’epoca addetto stampa del sindaco di Nola), Dario Sarnataro, Francesca Scognamiglio, Luisa

Maradei, Giuseppe Messina, Carla Rinaldi, Anna Antonia Taverniti, Antonella Amato (in passato segretaria del senatore Sergio De Gregorio), Rossella Barone, Maria Lavitola (sorella di Valter,


Sergio De Gregorio, Giuseppe Papa e Pier Paolo Petino

editore e direttore dell’Avanti!) Francesco Russo, Maria Rosaria Della Femmina, Anna  Di Chiara, Claudio Russo.
La quasi totalità ha un contratto a contribuzione zero, grazie alla legge 407 per chi è senza lavoro da almeno due anni, eppure in tanti lavorano, o hanno lavorato fino a pochi mesi prima, per altre testate: alcuni, ad esempio, risultano contemporaneamente a Teleregione e a Sud Notizie. Oppure ci sono giornalisti iscritti, dopo pochissimi mesi di disoccupazione, all’emittente di Giuseppe Giordano. Tra questi, Pier Paolo Petino fino a maggio 2004 redattore capo all’agenzia Videocomunicazioni e quattro mesi più tardi assunto a Teleregione Campania con gli sgravi destinati agli apprendisti.
Queste vicende aprono il fronte Inpgi perché verrebbe da domandarsi come hanno lavorato in alcuni casi gli uffici contributi dell’istituto di previdenza, nonostante l’impegno profuso dall’ex presidente Gabriele Cescutti e dall’aprile scorso dal suo successore, Andrea Camporese.


Corecom

”L’operazione Teleregione a Lamezia Terme è una vicenda tortuosa e paradossale; – dichiara a Iustitia Flavio Cedolia, amministratore delegato di una società di servizi, dal settembre 2005 all’ottobre 2007 vice presidente del Corecom Calabria, il comitato regionale che stila le graduatorie delle emittenti locali che hanno diritto a percepire i contributi pubblici – e, glissando sulle pressioni ricevute quando abbiamo escluso la tv di Giordano dalla graduatoria calabrese e sugli anomali ricorsi al Tar della Campania che abbiamo vittoriosamente contrastato grazie al Consiglio di Stato, mi limito a citare un dato: è la prima volta che nella copiosa documentazione presentata da una


Mario Campanella, Andrea Camporese e Gabriele Cescutti

emittente tv per accedere alla graduatoria Corecom non c’è traccia dell’indirizzo della redazione nella quale in teoria lavorano una quindicina di giornalisti”.
Sull’organico batte anche il giornalista

professionista Mario Campanella, altro ex componente del Corecom calabrese. “Non è necessario essere un pm sveglio, - osserva - un ufficiale di polizia giudiziaria o un giornalista scafato per capire che non era possibile avere nella nostra regione un televisione con quindici, dico quindici, redattori con contratto. Tanto che invitammo la Guardia di finanza a verificare i consumi delle utenze della redazione, verifica dalla quale sarebbe emersa con chiarezza la verità sull’operazione Teleregione in Calabria. Nonostante abbia più volte sollecitato l’intervento e ripetuto in varie sedi l’invito, questi controlli non sono mai stati effettuati. Senza contare che dalla lettura dei bilanci veniva fuori che la tv di Giordano aveva inserito come posta attiva anche una Porsche”.