'Onde rotte', dopo gli arresti
si apre la questione organico

TRA I TESTI importanti di ‘Onde rotte’, l’inchiesta della procura di Napoli, che ha scosso nel profondo il mondo delle tv campane, ci sono due giovani giornalisti: Luigi Clarizia e Francesco Russo.
Al centro dell’inchiesta, hanno spiegato il procuratore Giovandomenico Lepore e l’aggiunto Aldo De Chiara, ci sono Italiamia, Teleregione,

VideoNola e i reati contestati sono truffa aggravata, emissione di fatture per operazioni inesistenti e falso ideologico. Le indagini, avviate nel 2006 e coordinate dal pubblico ministero Antonio D’Alessio, hanno puntato a dimostrare che la


Giuseppe Giordano e Giovandomenico Lepore

documentazione fornita dall’editore Giuseppe Giordano, patron dell’emittente Italiamia, “marchio televisivo di Teleregione Campania”, era stata alterata su due fronti: il fatturato e l’organico. E fatturato e organico sono i due criteri utilizzati dal Corecom-Corerat, il comitato regionale per le comunicazioni, per stilare la graduatoria delle tv campane, utilizzata poi dal ministero delle Sviluppo economico per erogare i fondi della legge numero 488 del 1988, che per il 2008 porterà alle emittenti televisive della regione dodici milioni di euro.
L’inchiesta ha raggiunto un primo punto fermo il 21 ottobre quando il giudice per le indagini preliminari Pia Diani ha firmato quattro ordinanze di custodia cautelare (Giuseppe Giordano, la moglie Domenica Sarnataro, il figlio Ciro Giordano, nato nel 1984, e il nipote Ciro Giordano, nato nel 1978) e nove avvisi di garanzia; tra questi sette componenti del Corecom campano, tra cui il


Aldo De Chiara e Giovanni Lucianelli

presidente in carica Norberto Vitale e Samuele Ciambriello, che ha guidato il comitato dal 2002 al febbraio scorso, e Giovanni Lucianelli, dal 2006 addetto stampa del senatore Sergio De Gregorio e tre anni fa direttore editoriale delle tv

di Giordano. “Contestualmente alle citate misure cautelari, scrive nel comunicato la procura, è stata eseguita anche una perquisizione domiciliare nei confronti di un giornalista (Giovanni Lucianelli, ndr), indagato per concorso in truffa ai danni dello Stato, emissione di fatture per operazioni inesistenti e falsità ideologica in atto pubblico”.
Delle 109 pagine dell’ordinanza del giudice Diani larga parte viene dedicata al lavoro svolto per certificare le false fatture presentate dall’emittente per far lievitare il fatturato. E non vengono trascurate le iniziative di Italiamia in Calabria per accedere ai contributi del Corecom calabrese. La notizia dell’inchiesta dei magistrati partenopei ha stimolato l’intervento di quattro ex componenti di quel Corecom (Mario Campanella, Flavio Cedolia, Raffaele Naccarato e Giovanni Sulla). I quattro hanno ricordato che si cercò “disperatamente, a fine 2005, di approvare la graduatoria per concedere i finanziamenti a Italia Mia”. E hanno aggiunto: “Noi votammo contro, ci insospettimmo, sollecitammo la Guardia di finanza e vincemmo il ricorso al Consiglio di Stato perché avevamo capito l’imbroglio”. Da qui la soddisfazione per le indagini di Napoli: “C’è stato un altro pm a Berlino che ha

visto, finalmente, l’imbroglio messo in atto da Italia Mia: si pensi che fu messo in bilancio sempre dai dirigenti di Italia Mia, come bene materiale, addirittura una Porsche”.
Sul fronte organico l’ordinanza riporta le dichiarazioni di tre


Samuele Ciambriello e Sergio De Gregorio

giornalisti ascoltati dagli agenti di polizia giudiziaria nel maggio e giugno 2007: Luigi Clarizia, Divina Prisco e Francesco Russo. A verbale Russo racconta che per lavorare si era rivolto a Sergio De Gregorio il quale  per un mese lo aveva utilizzato per un suo giornale, Dossier Magazine, e poi gli aveva detto che non era in condizione di assumerlo. Gli aveva però presentato Giovanni Lucianelli, all’epoca direttore editoriale di Italiamia, che gli poteva dare la possibilità di svolgere il praticantato presso l’emittente di Giuseppe Giordano. Venne così assunto a Italiamia con contratto a tempo indeterminato full time, come praticante telegiornalista, ma di fatto continuò a collaborare con l’Avanti e Dossier Magazine di Sergio De Gregorio, senza retribuzione ma con un simbolico rimborso spese di circa sei-settecento euro all’anno.
Ancora più netta la testimonianza di Clarizia, giornalista professionista da sei


Pier Paolo Petino e Francesca Scognamiglio

anni, che ha citato le sue prime esperienze professionali nel 1998 come collaboratore del Tempo; è poi passato a Cronache di Napoli, al salernitano Cronache del Mezzogiorno, a Dossier Magazine, all’Avanti per approdare nell’aprile 2004 a Italiamia dove è

rimasto esattamente due anni. Clarizia ricorda che furono De Gregorio e Lucianelli a proporgli un contratto con Italiamia; un “contentino”, lo definisce, perché lavorava da anni con De Gregorio senza percepire alcuna retribuzione se non qualche regalìa sporadica. Con Italiamia Lucianelli gli propone un contratto a tempo pieno come telegiornalista non professionista, nonostante lo fosse dal 2002, contratto “defiscalizzato”, precisa, perché l’emittente avrebbe goduto di sgravi fiscali ai sensi della legge 407. Aggiunge poi che presso la sede di Italiamia non è mai stato se non nel maggio 2007, un anno dopo essere andato via, in occasione della conciliazione legale con Giordano con il quale ha concordato un compenso forfetario di ottomila euro, comprensivo di spese legali, per i due anni del periodo di assunzione a Italiamia. E poi dice perentorio che per le emittenti facenti capo a Giordano non ha mai lavorato né prodotto alcun servizio o testo. Nel periodo di assunzione presso Italiamia ha invece lavorato per Dossier Magazine e per l’Avanti, mentre da Italiamia non

ha mai ricevuto retribuzioni pur avendo firmato le buste paga che gli venivano sottoposte da Lucianelli o dalla sua segretaria. Fa poi l’elenco dei giornalisti che con lui lavoravano all’Avanti e a Dossier Magazine e tra gli altri ricorda la sorella del direttore dell’Avanti


Francesco Borrelli e Andrea Camporese

Valter Lavitola, Maria, dipendente di Giordano ma di fatto operante per conto di De Gregorio. Clarizia chiude la sua testimonianza dicendo che pochi giorni prima del suo incontro con gli agenti di polizia giudiziaria gli era stata recapitata una busta bianca contenente un promemoria con informazioni sulla società Italiamia, sulla retribuzione che avrebbe percepito, sui colleghi di lavoro che avrebbe conosciuto nello stesso periodo ed altre informazioni adatte per rispondere alle domande che gli stavano rivolgendo. Erano però informazioni a lui del tutto sconosciute non avendo mai lavorato a Italiamia.
Dichiarazioni chiarissime quelle di Clarizia e Russo, e non a caso le agenzie hanno titolato: “Giornalisti fantasma” e “Emittente dichiara falsi praticanti”.
Dichiarazioni chiarissime che però non chiudono la partita, ma la rilanciano su altri due fronti, i cui responsabili al momento appaiono stranamente disinteressati: l’Ordine dei giornalisti della Campania, guidato da Ottavio Lucarelli, e l’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, presieduto da


Simone Di Meo e Emilia Velardi Colasanti

Andrea Camporese, che in questo vicenda potrebbe avere il ruolo di parte lesa, ma sembra non esserne consapevole.
Iustitia si è occupata delle tv di Giordano con tre inchieste consecutive nell’ottobre del 2005. Nella prima inchiesta veniva segnalato un dato

clamoroso: in base ai praticanti inviati alle sessioni d’esame per giornalisti di aprile e di ottobre 2005, la graduatoria della più importante redazione d’Italia avrebbe visto al primo posto non Ansa, Tg1, Tg2, Corriere della sera o Repubblica, ma Teleregione di Marcianise, editore Giuseppe Giordano, direttore editoriale Giovanni Lucianelli, direttore responsabile Emilia Velardi Colasanti, moglie di Lucianelli.
Nella seconda inchiesta i fari erano accesi su un praticante speciale delle tv di Giordano, Francesco Emilio Borrelli, assessore all’Agricoltura della Provincia di Napoli.
Al centro della terza inchiesta gli intrecci tra i professionisti e i praticanti del gruppo Giordano e giornali, tv e dipendenti della Provincia di Napoli. Tra i vari documenti pubblicati, oltre le visure camerali delle tv, c'era l'elenco dei dipendenti delle due emittenti in una scheda dal titolo “L’organico di Quarto Canale e Teleregione”. Ve la riproponiamo integralmente. Questo il testo.
"Sono trentotto i giornalisti dipendenti delle società televisive napoletane Teleregione spa e Quarto Canale srl, controllate dall’imprenditore Giuseppe Giordano. Vediamo nel dettaglio la situazione di Teleregione e Quarto Canale.

TELEREGIONE. La spa ha un solo dipendente a contribuzione piena, è il redattore ordinario Giovanni Lucianelli, che figura direttore editoriale dei servizi giornalistici.
Ci sono poi otto redattori con contratto Frt Aeranti Corallo e contributi zero a carico dell’editore, grazie


Valerio Ceva Grimaldi e Roberto Race
alla legge 407, e sono i professionisti Luigi Clarizia, Simone Di Meo, Manuela Galletta, Pier Paolo Petino, Antonio Scolamiero, Barbara Tafuri (professionista dal 23 marzo 2005) e i praticanti Carla Falconi e Mariano Fusco. Completano la squadra quattordici praticanti assunti come telereporter con contratto Frt, a contributi zero: Antonella Amato, Francesco Borrelli, Maria Della Femmina, Anna Di Chiara, Maria Lavitola, Luisa Maradei, Giuseppe Messina, Giuseppe Papa, Fabio Relino, Carla Rinaldi, Claudio Russo, Francesco Russo, Francesca Scognamiglio, Anna Antonia Taverniti.
QUARTO CANALE. La srl ha in organico quindici giornalisti, ma soltanto uno a contribuzione piena; è il patron Giuseppe Giordano che risulta assunto come telereporter praticante. Gli altri telereporter sono Marcello Altamura, Carmine Aymone (professionista dal 26 luglio 2005), Gaetano Buonomo, Valerio Ceva Grimaldi (professionista dal 12 settembre 2005), Michela Della Rocca, Giuseppina Foglia, Gennaro Giorgio, Massimo Giacomo Iovane, Francesco Molaro (professionista dal 19 settembre 2005), Divina Prisco, Antonia Di Giulio, Roberto Race, Alfredo Tarullo (professionista dal 30 marzo 2004) e Andrea Viscardi (professionista dal 29 luglio 2003)".