Il carteggio sulle 'corte'
tra redattori, cdr e Fnsi

C'è un passaggio "sibillino" nel patto integrativo firmato 12 novembre dal direttore amministrativo dell'Edime-il Mattino e dal cdr. "L'azienda - è scritto nel patto - fa presente che il lavoro redazionale è organizzato su sei giorni settimanali". Un passaggio giudicato allarmante dalla dozzina di giornalisti che sono in servizio la domenica e recuperano il giorno lavorato nel corso della settimana. E l'allarme si è tradotto in due domande: "L'azienda sta tentando un colpo di mano per togliere il regime di recupero compensativo a chi ce l'ha per contratto? E perché il cdr ha consentito che nel patto venisse introdotta una fase così ambigua?"
Domande che non hanno trovato una risposta esauriente nell'assemblea tenuta a via Chiatamone il 14 novembre; da qui la decisione di chiedere l'intervento immediato del presidente dell'Associazione napoletana della stampa Gianni Ambrosino e di Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione nazionale della stampa.
Ecco il carteggio che ha fatto chiarezza sulla questione.


I chiarimenti forniti dal comitato di redazione
Caro presidente (Ambrosino, ndr)

hanno ragione i colleghi a considerare "molto poco chiaro" il punto 5 della premessa della bozza di accordo integrativo aziendale. L'azienda, infatti, nel far presente che l'organizzazione del lavoro settimanale è basato su sei giorni settimanali non fa altro che ribadire quanto è scritto nell'articolo 7 del contratto e cioè che i giornalisti hanno diritto alla settimana corta, la quale può coincidere per tutti nel medesimo giorno per le testate che lavorano cinque giorni alla settimana (come i settimanali, ma anche quotidiani quali Milano Finanza, Italia Oggi, Il Riformista, Il Denaro, Il Foglio per citarne alcuni), oppure va effettuata a rotazione, per le testate che operano su sei giorni settimanali.
Questo è quanto scritto nell'accordo e questo è quanto abbiamo firmato. E lo abbiamo firmato perché non incide in alcun modo sull'organizzazione del lavoro, che è notoriamente articolata su sei giorni, oltre alla domenica.
Resta da chiarire, tuttavia quindi, perché l'azienda dica una cosa ovvia. Nell'accordo non è scritto, ma nel corso delle trattative è stato specificato che l'azienda, per rendere omogenei i contratti interni ha intenzione di chiedere individualmente a chi usufruisce del regime cosiddetto di doppia corta (più correttamente "riposo compensativo", come da articolo 19 del contratto) di passare al regime di maggiorazione al 155 in caso di lavoro domenicale). Tale richiesta implica l'accettazione delle parti, di entrambe le parti, visto che cambia un accordo sottoscritto, in forme peraltro diverse a seconda degli accordi individuali, sia dall'azienda, sia dal giornalista.
L'azienda nel corso della trattativa ha ritenuto quindi che inserire il discorso dei sei giorni settimanali fosse un modo indiretto di far capire ad alcuni dipendenti che il regime della doppia corta va eliminato.
Com'è evidente dalla lettura del contratto, i due aspetti (orario settimanale, articolo 7, e riposo domenicale, articolo 19) non sono affatto collegati. In ogni caso in corso di trattativa il comitato di redazione ha precisato che eventuali modifiche del regime di doppia corta riguardano esclusivamente il rapporto tra il singolo redattore e l'azienda.


Lo 'sbigottimento' dei redattori con doppia corta
Al presidente dell'Associazione
napoletana della stampa
Gianni Ambrosino

e per conoscenza
al presidente della Fnsi
Paolo Serventi Longhi

al comitato di redazione
de <Il Mattino>

Carissimo presidente,
abbiamo letto con sbigottimento la risposta che i colleghi del cdr - Marco Esposito, Enzo Ciaccio, Pietro Treccagnoli, Giusy Franzese, Annibale Discepolo, Fulvio Scarlata - hanno fornito alla nostra richiesta di chiarimenti in merito ad alcuni punti oscuri contenuti nella bozza di patto integrativo da loro siglata. Nel riconoscere che - scrivono i colleghi del cdr nella lettera del 15 novembre 2002 0 ore 20,23 - abbiamo "ragione a considerare molto poco chiaro" il punto 5 della premessa della bozza di patto integrativo, i colleghi stessi del comitato confermano così di aver tenuto un comportamento a dir poco irrituale.
Visto che, come essi stessi sottolineano, si tratta di questioni attinenti al rapporto tra singolo dipendente e azienda, è allora quanto mai singolare che le stesse siano invece diventate materia di contrattazione all'interno di un accordo integrativo aziendale.
Ma ancor più grave ci appare che un sindacato faccia politica antisindacale accettando di sottoscrivere un patto attraverso il quale l'azienda decide di "far capire in modo indiretto ad alcuni dipendenti che il regime della doppia corta va eliminato".
Riteniamo che all'interno di un patto integrativo nulla debba essere fatto intendere in maniera "indiretta".
Al sindacato non tocca il compito di farsi latore di messaggi trasversali.
Nel sottolinearti che nessuno degli interessati è stato mai informato su una questione così rilevante dai suoi rappresentanti sindacali prima che la bozza fosse siglata, ti informiamo ufficialmente che diffidiamo il cdr dal proseguire su una strada chiaramente antisindacale e lesiva degli interessi di coloro che dovrebbe rappresentare.

Sede, Napoli, 15 novembre 2002

Carla Di Napoli, Cinzia Peluso, Daniela De Crescenzo, Gaty Sepe, Daniela Limoncelli, Chiara Graziani, Donatella Trotta, Donatella Longobardi, Luisa Russo, Paola Di Pace, Marilicia Salvia, Giulio Avati, Maurizio Cerino


Il parere della Federazione nazionale della stampa
Signora Carla Di Napoli

e per conoscenza
dottor Gianni Ambrosino
presidente Associazione
stampa napoletana

Al comitato di redazione
"Il Mattino"

Cara Carla,
rispondiamo alla richiesta di parere che ci hai avanzato anche a nome di un gruppo di colleghi del tuo giornale.
Premesso che non abbiamo conoscenza dell'accordo integrativo aziendale e che, quindi, non possiamo esprimere una valutazione sui suoi contenuti, dobbiamo ricordare che la materia dell'orario di lavoro e del lavoro domenicale è regolata dal contratto collettivo dagli articoli 7 (orario di lavoro, settimana corta) 19, (giorni festivi, riposo domenicale) e 1 delle norme transitorie e di attuazione.
In base al combinato disposto da questa normativa l'orario di lavoro settimanale è suddiviso, di norma, su 5 giorni. Il che significa che il giornalista ha diritto al giorno settimanale di riposo, previsto dall'articolo 2109 del Codice Civile, e ad un ulteriore giorno di riposo per settimana corta.
Inoltre, il giornalista chiamato a lavorare di domenica ha diritto alla maggiorazione del 55% e a spostare il giorno di riposo dalla domenica ad un altro giorno della settimana, che, ovviamente, non può coincidere con il giorno fissato per la settimana corta.
La norma contrattuale prevede anche una diversa possibilità, ovvero che il lavoro domenicale sia compensato con 1/26 maggiorato del 55%. In questo caso il giornalista non ha diritto al riposo compensativo.
I due regimi, ovviamente, sono tra loro alternativi ma non possono essere modificati in base a richieste unilaterali dell'editore o del giornalista.
In particolare l'articolo 19 stabilisce che il giornalista ha diritto al riposo settimanale e alla settimana corta, "se addetto alle redazioni che attualmente e abitualmente fruiscono di detto riposo compensativo", come ci sembra sia il caso de "Il Mattino".
Tutto ciò premesso, è sempre possibile che in sede di contrattazione aziendale le parti definiscano una diversa organizzazione del lavoro ed il passaggio da un regime all'altro nella regolamentazione del lavoro domenicale.
Occorre, però, precisare che la contrattazione aziendale non può in alcun caso modificare clausole previste nella contrattazione individuale.
Ciò significa, con riguardo al lavoro domenicale, che qualora nei contratti individuali sia previsto uno o l'altro regime di trattamento, questo non possa essere modificato da accordi aziendali, se non con l'esplicito consenso dell'interessato. In ogni caso suggerisco molta cautela nel realizzare accordi aziendali che prevedano un cambiamento di regime, specie nell'attuale situazione delle relazioni sindacali con gli editori.
Ci limitiamo a queste osservazioni di carattere generale, senza, ovviamente, entrare nel merito di un accordo collettivo aziendale, che non conosciamo.
Cordiali saluti.
Roma, 20 novembre 2002 Paolo Serventi Longhi