Caro direttore,
leggo una lunga email che il presidente della defunta Assostampa Enzo Colimoro ha inviato a tutti gli iscritti. Nella lettera inserisce tutti i direttivi dal 1983 per evidenziare che il suo nome non compare nei gruppi che hanno gestito la Casina del Boschetto, accumulando un debito che supera abbondantemente i tre milioni di euro.
Il suo nome, però, compare dal 2001 al 2007, quando ha ricoperto il ruolo di segretario del sindacato (con presidente Franco Maresca e poi Gianni Ambrosino, ndr), e dal 2007 al 2014, periodo in cui ne è stato il presidente: 14 anni di amministrazione sono un’eternità per rinviare alle gestioni precedenti qualsiasi tipo di addebito, anche quello di non aver pagato tutto il Tfr ai tre dipendenti licenziati.
Limitiamoci alla gestione presidenziale, quella dal 2007. Quanti bilanci sono stati approvati in sette anni di gestione? Sette, ci verrebbe da dire, il bilancio si approva ogni anno. Sbagliato, solo due: uno nel 2009, quando a Napoli si ritrovò il segretario della Fnsi Franco Siddi, e uno in occasione della “chiusura” dell’Assostampa, il 31 marzo di quest’anno.
Ai soci è stato presentato un bilancio di sette anni di gestione. Non sono un esperto, solo un vecchio cronista in cerca di risposte, ma sette anni sintetizzati in una tabellina di due paginette sono qualcosa in più di un bilancio semplificato, sono un pasticcio. Un condominio è obbligato a rendiconti ben più complessi. Esempio: la voce “gestioni precedenti” viene utilizzata per stralciare dal bilancio delle forti passività che avrebbero fatto chiudere i conti dal 2007 al 2011 costantemente in rosso. È evidente che se il bilancio lo faccio nel 2014, posso spalmare come voglio gli avanzi di gestione. Se, invece, avessi fatto il bilancio ogni anno, sarei stato costretto a prendere provvedimenti per tamponare i “buchi”, avrei dovuto tagliare almeno qualche spesa superflua. Per intenderci, una società per evitare il fallimento avrebbe dovuto fare qualcosa, prendere qualche decisione. L’agenzia delle entrate, inoltre, avrebbe avuto da ridire di fronte alla pittoresca giustificazione: “È una spesa ereditata dalla gestione precedente” e avrebbe inviato la Guardia di Finanza.
Prima di arrivare alla voce tfr, mi soffermo su alcune spese, come quella per il garage: quasi 5.000 euro in un anno nel 2007, quota ridotta a una media di oltre 2.000 euro per gli anni successivi: 12.480 euro in tutto che potevano andare ai dipendenti licenziati. Ogni spesa superflua è uno schiaffo a loro e agli associati.
Restiamo sul 'trattamento di fine rapporto', nel semplificatissimo bilancio dell’Assostampa risultano, nel conto economico, accantonamenti per 63.419 euro, oltre ai 20.000 euro già liquidati alla dipendente Paola Spinelli nel 2009. Soldi liquidi, che dovrebbero essere in cassa, e che avrebbero dovuto “coprire”, almeno, il tfr maturato dalla “gestione attuale”: 67.614 euro. Insomma, tra liquidità e soldi già versati ci dovremmo trovare 83.419 euro già versati ai lavoratori. Da una tabellina allegata al bilancio risultano erogati solo 36.850 euro, da un’altra 67.614 euro. Se diamo credito a quest’ultima, mancano all’appello 15.805 euro, se diamo credito alla precedente 46.569 euro.
Forse i 15.805 euro “sono” i 16.850 euro erogati al dipendente Bruno Izzo che, però, non compaiono nel conto economico. Vengono, tuttavia, inseriti nella tabellina riepilogativa sul tfr e nel riepilogo della situazione finanziaria, e “riducono” a 65.104 euro l’importo da versare ai dipendenti per quanto riguarda la “gestione precedente”, quella in cui Colimoro era solo segretario.
Passiamo alla situazione finanziaria, nel 2007 l’“attuale gestione” parte con 81.954 euro di tfr maturato dai tre dipendenti negli anni precedenti al 2007. Una passività che viene totalmente ignorata. Ma se non devo approvare un bilancio, d’altro canto, “chissenefrega”. In realtà, questa situazione avrebbe proiettato già sette anni fa l’associazione in un profondo rosso difficile da cancellare. Ripeto, sono supposizioni di un osservatore, di un socio deluso, che è in attesa di smentite, e non di un esperto.
Caro direttore, come vedi abbiamo ignorato completamente la voce “Casina del boschetto”. Oppure, il fatto che sia stata completamente cassata la reale situazione patrimoniale. A più riprese, tu stesso, hai evidenziato che l’“attuale gestione” aveva omesso di inserire quadri e sculture di altissimo valore e una intera biblioteca con testi pregiatissimi.
Non ci siamo soffermati su tutte le altre voci di bilancio (più di 10.000 euro per le elezioni del 2007, più di 3.000 per quelle del 2010). Più di 47.000 euro (nel 2011) sfumati per la sola gestione degli uffici (l’immobile e le spese collegate).
Mi impressiona anche il dato del costo lavoro: più di 160.000 euro all’anno, che significherebbero in un’azienda, tenendoci stretti, circa 2.200 euro di stipendio netto al mese per ciascuno dei tre dipendenti, quanto tre redattori capo. Sarò stupido, i conti non mi tornano.
Piccolezze, se la voce dei “servizi sindacali” (8.531 euro nel 2011) non rappresentasse solo il 3% delle uscite (250.000 euro). Questo mi pare il dato drammatico dei numeri dell’“attuale (lunga) gestione”. Quello di un sindacato inesistente.
Se è vero che i 3,5 milioni di euro di debito col Comune di Napoli e i 92.074 euro per i dipendenti del Circolo della Stampa erano solo un’eredità, non era necessario attendere sette (in realtà 14) anni per farsi travolgere dagli eventi. Se si è deciso di continuare e non dichiarare il crac, ci si assume la responsabilità di questa scelta, senza parlare di “precedente gestione” per nascondere la polvere sotto al tappeto. Per un’azienda, del resto, non era necessario il debito di 3,5 milioni per chiudere: la resa dei conti sarebbe arrivata molto, molto prima, per legge. |