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Mattino, dopo un mese
si va a votare per il cdr
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A UN MESE dalla decadenza del comitato di redazione del Mattino (16 ottobre), a causa delle dimissioni in rapida successione di Gianni Colucci, Bruno Buonanno e Rosaria Capacchione, è stata individuata la settimana (17-23 novembre) per l’elezione del nuovo cdr, per conoscere il giorno del voto è necessario attendere ancora.
Ma se nessuno ha chiesto alla commissione elettorale di stringere i tempi vuol
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dire che molti redattori si vanno convincendo che il sindacato aziendale non è una presenza centrale: è il radicamento a via Chiatamone della linea capitolina perché la redazione romana va avanti da mesi senza rappresentante sindacale e negli anni scorsi a lungo ne |

Raffaele Del Noce e Massimo Garzilli |
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ha fatto a meno. Eppure i vertici dell’azienda Mattino stanno moltiplicando le scelte aggressive nei confronti dei giornalisti.
“È lungo l’elenco delle forzature o delle scelte fuori dal contratto di lavoro – denuncia uno dei cronisti ‘anziani’, ex rappresentante sindacale – messe a segno dal tandem formato da Massimo Garzilli, direttore amministrativo in pensione ma a tutti gli effetti in servizio, e dal capo del personale Raffaele Del Noce”. E apre il cahier con l’attacco più recente: dopo mesi di incontri e trattative tra azienda e cdr, il direttore Mario Orfeo ha annunciato per fine novembre la partenza “in modo selvaggio” del giornale on line: non è chiaro quale rapporto ci sarà tra la redazione centrale e la micro struttura del web (il capo è Carlo Nicotera, con i redattori Fabio Jouakim e Cristiano Tarsia, coadiuvati da due giornalisti con contratto a termine ancora da assumere); non è chiaro come verrà utilizzato il lavoro di chi è nell’organico del giornale cartaceo; non è chiaro se per fare fronte all’onda quotidiana di notizie il mattino.it finirà per diventare una trascrizione del sito del Messaggero con |

Carlo Nicotera e Cristiano Tarsia
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pennellate di salsa napoletana.
“Accanto al sito – continua l’ex sindacalista del Mattino – ci sono altri due fronti di attacco. Uno grave: il blocco dei conglobati; il secondo devastante: il progressivo trasferimento al giornalista di mansioni poligrafiche”.
Il conglobato è la cifra forfetaria riconosciuta ai graduati del giornale e include il lavoro |
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notturno, lo straordinario, altre voci ed eventuali gratifiche ad personam; l’azienda con una decisione unilaterale ne ha sospeso l’aggiornamento annuale.
Il secondo intervento va invece a incidere nel profondo sulla quantità e, soprattutto, sulla qualità del lavoro del redattore. “I dirigenti Mattino – spiega il cronista 'anziano' - si sono mossi per gradi. Hanno svuotato la tipografia, riducendo all’osso gli addetti per turno. Questo significa che quando c’è da modificare una pagina, operazione che durante la giornata capita molto spesso, si crea un imbuto in tipografia. Oltre alla scrittura o al lavoro di desk, ci siamo già fatti carico, e per contratto non ci competeva, di selezionare le foto, tagliarle, montarle nella pagina scelta dal book. Se accettiamo in silenzio altri carichi, ed è quello che sta accadendo, dobbiamo prepararci al passo successivo: la pulizia della redazione. Alle proteste del cdr ormai decaduto (Bruno Buonanno, Enzo Ciaccio, Francesco Romanetti, Gianni Colucci per la sede di Salerno, Rosaria Capacchione per le redazioni distaccate), Garzilli |
ha replicato: non chiediamo ai giornalisti di farlo, è una loro libera scelta. E così molti redattori, con varie motivazioni, si fanno carico di incombenze nuove del tutto fuori contratto”.
E c’è chi ricorda che quando qualche mese fa |

Enzo Ciaccio e Francesco Romanetti |
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venne proclamato lo stato di agitazione e i redattori rispettarono i paletti fissati dal contratto, l’azienda andò in tilt e fu costretta a ricorrere a soccorsi romani.
Intanto il 28 e 29 ottobre c’è stato il voto sul ‘piano’ presentato dal direttore. Nella serata del 29 ottobre la commissione elettorale (formata da Enzo Pagliaro, presidente, Anna Maria Asprone, Alessio Fanuzzi, Marisa La Penna, Cristiano Tarsia) ha fornito i risultati: aventi diritto al voto 118, votanti 30, contrari al piano 24, favorevoli 6. Un voto ‘inutile’ perché il ‘piano’ è già operativo, letto dai fedeli di Orfeo come una vittoria del direttore, dal momento che è andato alle urne soltanto un quarto della redazione e sono stati isolati (e identificati) i giornalisti che non accettano forzature e colpi di mano. Ma, va detto, il risultato rappresenta anche una nuova bocciatura di Orfeo, che nei sei anni e mezzo di direzione dalle urne ha incassato soltanto sconfitte, a cominciare dalla prima clamorosa stroncatura del piano di presentazione votato nel maggio 2003. Allora il cdr era formato da Enzo Ciaccio, Marco Esposito e Pietro Treccagnoli e il responso fu netto: 120 aventi diritto, 95 votanti, 72 contrari, 15 favorevoli, tre nulle e |

Anna Maria Asprone e Marisa La Penna
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cinque bianche.
Facendo un passo alla volta, il 30 ottobre la commissione ha dettato le nuove norme del voto per il cdr e ha indicato le date per lo svolgimento delle elezioni. “Le candidature – è scritto nella mail inviata ai redattori - dovranno pervenire al presidente o ad uno dei membri della Commissione elettorale per iscritto o per e.mail |
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al presidente entro le ore 20 di giovedì 14 novembre 2008”; “nel caso che alla scadenza prevista saranno state presentate le candidature minime per procedere alle votazioni, la stessa avverrà nella settimana successiva”.
Da notare che i cinque commissari hanno previsto i dettagli per le candidature e per le modalità di voto, ma si sono distratti nel definire la scadenza per candidarsi: scrivono “entro le ore 20 di giovedì 14 novembre”; ma giovedì è 13 novembre. Bisognerà ora vedere se il termine scade alle 20 di giovedì o alle 20 del 14 novembre. O se l’errore verrà utilizzato per rinviare il voto.
In ogni caso nelle stanze di via Chiatamone non si parla per niente di cdr e di candidature. Pochissimi i nomi detti sottovoce: tra gli uscenti sembra interessato a ripresentarsi soltanto Gianni Colucci, mentre due nomi potrebbero venire dalla cronaca: Giuseppe Crimaldi e Luigi Roano. Gli interessati però smentiscono, anche se con toni molto diversi.
“Penso di non ripresentarmi; – dichiara Colucci, della redazione di Salerno – |
potrei cambiare idea se la mia presenza dovesse diventare necessaria per dare piena agibilità al comitato. Senza dimenticare che già ricopro un ruolo sindacale importante e
impegnativo: dal 2007 sono segretario dell’Associazione napoletana della stampa”. |

Silvio Berlusconi e Mara Carfagna |
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Luigi Roano, che da anni segue la cronaca comunale, spiega: “Sono deciso a non candidarmi perché sono stato tra i primi firmatari della mozione che ha fatto cadere il cdr e troverei la decisione di scendere in campo irriguardosa nei confronti della redazione. Penso che sia giunto il momento che altri si facciano avanti”.
“Non penso minimamente a candidarmi; – assicura il cronista di giudiziaria Giuseppe Crimaldi - nell’ultima assemblea in tanti hanno attaccato in maniera dura i rappresentanti sindacali, che pure hanno portato a casa risultati importanti. Da allora nessuno si è fatto avanti per raccoglierne il testimone. Si puntava ad avere una rappresentanza più forte o l’obiettivo era mandare a casa chi era in sella? C’è qualcosa che non quadra. Vedo molti redattori impegnati in scelte tattiche, ma questo è il momento delle riflessioni strategiche sul futuro dell’azienda e quindi sul nostro futuro. Spero che si facciano avanti quarantenni decisi a spendersi con generosità in un confronto non facile con l’azienda e credo che uno o due candidati potrebbero venire dalla cronaca”.
Per ora quindi zero candidati, ma è tradizione che nelle ultime ore ci sia un risveglio. Intanto il direttore che fa? Segue con i centurioni i pochi movimenti della redazione e concentra le energie sullo scenario nazionale. Da diversi anni ormai ritiene di avere esaurito l’esperienza Mattino e punta a una ribalta |

Pierferdinando Casini e Massimo D'Alema
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romana. Un aiuto importante per fare bingo (la direzione del Tg1 post Riotta) gli sta arrivando da Mara Carfagna che lo ha portato a colazione da Berlusconi. Ma basterà la sponsorizzazione del ministro delle Pari opportunità per superare |
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la concorrenza di fedelissimi del Cavaliere? E il presidente del consiglio, nel momento in cui mette mano a una questione spinosissima come il riassetto della Rai, può fidarsi fino in fondo di un giornalista equilibrato, ma fino a sei mesi fa molto attento ai movimenti di Casini e D’Alema? |
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