Foto di Siani, tre
esposti da Iacopino

SI È PRESO una brevissima pausa per riflettere, poi il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino ha visto le foto raccapriccianti del cadavere di Giancarlo Siani ripiegato sul volante della sua Mehari la sera dell’omicidio e ha subito raccolto l’invito di Pierluigi Roesler Franz a occuparsi del libro che le pubblica: ‘Passione e morte di un giornalista scomodo’; l'autore è Bruno De Stefano, l'editore Giulio Perrone.
Il 2 ottobre ha fatto partire tre esposti. Il primo l’ha indirizzato al Consiglio di disciplina della Campania, presieduto dal pensionato Rai Ernesto Mazzetti, che è competente perché De Stefano è un giornalista professionista di Somma Vesuviana. Con il secondo, sempre diretto a Napoli, a via Cappella Vecchia, segnala che nel gennaio 2013 il pubblicista Carlo Tarallo, collaboratore del

sito Dagospia, aveva pubblicato le foto raccapriccianti a corredo di una notizia che metteva in evidenza la singolarità del premio Siani per la legalità, edizione 2012, assegnato al libro di De Stefano da giurati che “non avevano visto le fotografie al momento di

Bruno De Stefano e Paolo Siani

assegnare il riconoscimento”. E della giuria facevano parte Paolo Siani, il fratello del giornalista assassinato dalla camorra nel settembre del 1985, e, in veste di presidente, il procuratore di Campobasso Armando D’Alterio, il pm che nel 1993 aveva con successo rilanciato le indagini sull’omicidio di Siani.
Il terzo esposto è indirizzato all’Ordine, e al consiglio di disciplina, del Lazio al quale è iscritto Roberto D’Agostino, direttore di Dagospia.
Ma il consigliere nazionale dell’Ordine Roesler Franz non si ferma e scrive una nuova mail a Iacopino: “ho notato che le foto raccapriccianti a colori del cadavere del giornalista Giancarlo Siani sono, purtroppo, ancora in rete da parte di Dagospia, sia nel proprio sito nonché su Facebook e su Twitter”. E sollecita un intervento del presidente: “poiché si tratta di un reato punito dalla legge sulla stampa del 1948, convalidato dalla Corte costituzionale e dalla Cassazione penale, credo che a prescindere dagli esposti all’Ordine, possa intervenire immediatamente la Polizia postale a rimuovere le foto per non arrecare ulteriore turbamento. Come presidente del consiglio nazionale dell’Ordine puoi quindi chiedere alla Polizia postale la rimozione d’ufficio delle foto di Dagospia”.