Il Mattino più 'giovane'
perde redattori e peso

NEL 2008 si abbasserà l’età media dei giornalisti del Mattino grazie al pensionamento di diversi ‘senatori’. Il primo marzo è andato via Umberto Nardacchione, sannita di Montesarchio, sessantaquattro anni da compiere a luglio, capo servizio al settore Italia, esordi professionali e praticantato nel ’68 al Roma di Achille Lauro, a via Chiatamone dal luglio ’88, che ha festeggiato il pensionamento nella sua casa di Baiano con una cena riservata a una

ventina di amici del giornale. Lo seguiranno due redattori capo: Gianni Ambrosino e Sergio Troise.
Nel giugno scorso la sconfitta inattesa alle elezioni per il consiglio nazionale dell’Ordine ha segnato per Ambrosino il punto di svolta, con il


Michele Urbano e Antonello Velardi

progressivo distacco dal giornale e dall’attività sindacale: ai primi di novembre le dimissioni improvvise dal comitato di redazione subito dopo la rilevante vittoria sindacale in tribunale contro un’azienda spesso tentata da forzature contrattuali; ora l’uscita anticipata da via Chiatamone.
Napoletano, sessantadue anni a giugno, Ambrosino, praticante al Roma nel ’74, è stato assunto al Mattino nel 1977 dall’allora direttore Orazio Mazzoni, per conto del quale, insieme allo scomparso Enzo Popoli, nel 1976 aveva combattuto dalle pagine del settimanale la Voce di Napoli la battaglia contro l’editore Angelo Rizzoli che aveva rilevato il quotidiano dalla Cen e sembrava deciso a liberarsi di Mazzoni. Rizzoli poi si rassegnò a lasciare Mazzoni alla direzione quando nel gennaio ’77 il Mattino tornò nelle edicole, dopo tre mesi di sospensione delle pubblicazioni. Il cambio di direttore arrivò


Orazio Mazzoni e Roberto Ciuni

soltanto nel novembre del ’78 quando al vertice di via Chiatamone approdò l’inviato del Corriere della sera Roberto Ciuni.
Intensa l’attività sindacale di Ambrosino che è stato segretario

e presidente dell’Associazione napoletana della stampa e segretario regionale e nazionale dell’Ordine dei giornalisti. E, non a caso, continuerà la sua attività proprio occupandosi di Ordine e sindacato. Con il pensionamento infatti, Ambrosino potrà finalmente assumere la direzione di ‘Giornalisti’, il trimestrale pubblicato da tutti gli organismi di categoria: Ordine, Federazione della stampa, Inpgi, Casagit e Fondo di previdenza. L’ultimo numero di Giornalisti, firmato dal direttore Michele Urbano, è stato chiuso a novembre, alla vigilia del congresso Fnsi di Castellaneta. Da allora il periodico è fermo perché il direttore del Mattino Mario Orfeo non ha autorizzato Ambrosino a dirigere Giornalisti. 
Sulla strada della pensione anche il redattore capo vicario Sergio Troise, numero quattro del giornale alle spalle di Orfeo, del vice direttore Virman Cusenza e del redattore capo centrale Antonello Velardi.
Napoletano, cinquantasette anni, da trentuno professionista, Troise dovrebbe

andare in pensione a luglio, mentre Ambrosino potrebbe lasciare il giornale due mesi prima.
A luglio, quando compiranno sessantacinque anni, toccherà anche a Vittorio Dell’Uva, unico inviato di esteri e cronista di tante guerre, e a Pietro


Matteo Cosenza, Emiliano Fittipaldi e Claudio Sardo

Gargano, ex capo cronista, ex numero due come redattore capo centrale con Paolo Graldi direttore e firma nobile del Mattino.
Per avere un quadro preciso del progressivo impoverimento professionale del giornale ai pensionandi vanno aggiunti i giornalisti che negli ultimi venti mesi hanno scelto altre esperienze: Matteo Cosenza è andato a dirigere il Quotidiano di Calabria, Emiliano Fittipaldi è stato assunto all’Espresso, Claudio Sardo è passato al Messaggero.