Papere
schegge di Jkb


Gianni Caroli

Marco Sarno

Francesco Rasulo


Cristiano Tarsia

Luca Esposito

Armando Petretta

Mariano Del Preite

Lanza Tomasi

Renata Tebaldi (1958)

Tommaso Leone

Mario Castellano

Ha resistito in silenzio un paio di settimane, poi Josef K. Byte ha scritto delle mail a Iustitia. Non sono papere, ma schegge che giriamo ai suoi lettori.


PICCHE. Nelle redazioni si è sparsa la voce di un ritiro di Josef, e scatta la mobilitazione per ingolosirlo. I più solleciti sono naturalmente i Giganti del Desk di Repubblica Napoli (per i più distratti ricordiamo la squadra: Sarno, Rasulo, Scotti, Marino e Ragone), che il 14 gennaio pubblicano un pezzo su un furto al negozio Fay di via Filangieri. Luca Clemente scrive: "valore della merce rubata intorno ai 50mila euro". Ai Giganti, che normalmente vestono Upim, sembra troppo poco, e nel catenaccio arrotondano: "Rubati giacconi per 50 milioni di euro". Poiché i capi trafugati sono "una novantina", se ne deduce che un giaccone Fay costa circa un miliardo e cento milioni delle vecchie lire. Alta moda, altissimo desk.
Ma al Mattino, in Cronaca, non vogliono essere da meno. Il 16 gennaio tornano le loro leggendarie tabelle. A corredo di un pezzo di Cristiano Tarsia su smog, verde e vivibilità a Napoli, compare con l'enfatica testatina "Il dossier" una tabella in cui, tra gli altri, spicca un dato: a Napoli ci sono "61,2 auto private per abitante". Il che spiega anche perché molta gente possa permettersi un giaccone Fay.
Il 18 gennaio Repubblica Napoli piazza in prima pagina un articolo di Gianni Caroli sulla prima della "Dama di picche", in scena quella sera al San Carlo. Finalmente una presentazione come si deve: dal pezzo, incomprensibile da cima a fondo, si ricavano solo due certezze: che l'opera di Ciaikovskij "si affaccia per la prima volta al boccascena del San Carlo", riducendo la rappresentazione che ci fu nel 1963 ad allucinazione di massa; e che le tre carte da gioco intorno alle quali ruota il dramma sono "Tre, Sette... Donna": speriamo che Caroli, deposto il narghilè, non si giochi la resta con Ciaikovskij, che risponderebbe, libretto alla mano, "Tre, Sette, Asso". Insomma, il San Carlo si gioca la Dama di Picche, Repubblica replica con un Due dello stesso seme.

 

SPINTA. Pagina 4 dell’edizione nazionale di Repubblica del 13 gennaio. Titolo d'apertura: "Ulivo-Udeur, ricucito lo strappo". Occhiellone: "Poste le basi per un patto di legislatura fino al 2001". Esaurita la spinta propulsiva della Rivoluzione d'Ottobre cosa fa, la Sinistra italiana? Guarda fiduciosa non più al "sol dell'avvenire", ma a quello del passato?

 

SORDITÀ. Tutti i giornali del 18 dicembre aprono con la giornata di caos nel traffico a Napoli: paralisi dal Vomero a Fuorigrotta, da Materdei a Capodimonte. Passeggeri di autobus, inferociti, proseguono a piedi e decidono di denunciare il Comune. La voragine a via Duomo peggiora la situazione ai limiti del collasso. Nei tg della Rai l’unico servizio sul traffico parla delle reazioni politiche alle dimissioni dell’assessore alla Mobilità Luca Esposito. Flash anche su virulente proteste in Irpinia contro una discarica e su un treno deragliato sulla Napoli-Benevento. Servizi, invece, sull’installazione al Plebiscito e sull’attività di un’associazione di studenti di Scienze giuridiche. Anche oggi per fortuna la realtà resta ferma a via Terracina e non svolta verso via Marconi.
Ma non va meglio nemmeno all’Ansa. Il 17 dicembre, il Tgr Campania delle 14 dà notizia della voragine a via Duomo e della chiusura al traffico della strada. Nel buco finisce anche il redattore dell’Ansa Armando Petretta, che mette in rete il lancio sulla voragine sei ore dopo, alle 20.21.
L’agenzia, per rifarsi, va in rete quasi in tempo reale con un lancio di Mariano Del Preite sul San Carlo: alle 21.05 si dice che, prima del concerto, c’è stato un omaggio alla Tebaldi, scomparsa il giorno precedente. Si riportano le parole del sovrintendente Gioacchino Lanza Tomasi comparso in palcoscenico prima dell’inizio: “ 'Vogliamo ricordarla qui stasera dedicandole un minuto di silenzio'. All’omaggio è seguito un lungo, fortissimo applauso”. Meno male che è stato fortissimo, così almeno quello l’hanno sentito: nel “minuto di silenzio” è stato diffuso in sala un brano dell’Aida cantato dal celeberrimo soprano.

 

IPOCRISIA. Nel giorno in cui incassa una sonora smentita professionale, Pietro Lignola è nervoso e il desk del Roma (26 gennaio, prima pagina) non osa contraddirlo. La terza sezione della Corte d’assise d’appello capovolge la sentenza con cui il Nostro aveva assolto “perché il fatto non costituisce reato” Tommaso Leone, l’agente che aveva ucciso ad Agnano il 17enne Mario Castellano. La Cassazione decide che il processo va rifatto davanti a un’altra sezione, che ieri condanna Leone a 10 anni per omicidio volontario. Lignola, con un certo tempismo, si scaglia contro la sentenza di Milano che ha assolto i presunti terroristi islamici, sparando a palle incatenate contro i giudici che emettono sentenze assurde. L’entusiasmo gli prende la mano e a un certo punto, riferendosi all’attentato di Nassiriya, scrive: “Io non sono un esperto militare ma, quando nel novembre del millenovecentonovantatré i terroristi uccisero diciannove militari italiani, chiesi che si ponesse fine all'ipocrisia della missione di pace”. Anticipa l’attentato di dieci anni, e scrive il numero a lettere, perché sia ben chiaro: forse, freudianamente, quel giorno Lignola vuole cancellare dieci anni: gli stessi che ha avuto Tommaso Leone.