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Papere e papaveri
di Josef K. Byte

 

7 giugno
2003 / anno XI
numero 21

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LA GRATICOLA

Chissà com'è stata l'alba dei giorni irripetibili, l'alba dei giorni in cui l'umanità inconsapevole ha fatto un passo in avanti. Chissà se c'era un brivido diverso nel primo sole, nel volo degli uccelli mattutini, nello schiudersi dei fiori all'alba del giorno in cui Dante ha scritto il
primo verso della Divina Commedia, Michelangelo ha dato il primo colpo alla materia grezza che sarebbe diventata il Mosè, Beethoven ha composto le prime quattro note della Quinta Sinfonia.
Chissà com'è stata l'alba del 25 aprile su piazza dei Martiri, a Napoli: se il primo raggio di luce abbia indugiato sulle imposte della redazione di Repubblica, come sapesse che quel giorno mille soli non avrebbero illuminato quelle stanze. Troppa retorica,
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Roberto Fuccillo
che dite? Ma in fondo, non è solo l'arte a partorire capolavori; ne nascono anche in un gesto sportivo, nell'intuizione di uno scienziato, nel guizzo creativo di un giornalista. E allora: sono giorni di tensione nella sanità in Campania. La giunta regionale nomina Domenico Pirozzi alla guida dell'ospedale Ruggi d'Aragona di Salerno, e si scatenano le polemiche. Il responsabile di Repubblica Napoli Luigi Vicinanza decide che sia il caso di intervistare l'assessore regionale alla Sanità, Rosalba Tufano: si vocifera tra l'altro che Ciriaco De Mita, in una riunione con i rappresentanti della Margherita in giunta, avrebbe ipotizzato una sua sostituzione. Roberto Fuccillo telefona all'assessore, e il giorno dopo, il 26 aprile, esce l' intervista. Novantotto righe tipografiche a tre colonne,

Ciriaco De Mita e Domenico Pirozzi

foto a due della Tufano, titolo "Tufano sulla graticola, 'Dimettermi, perché?'".
Già, perché? Fuccillo non ha parlato con la Tufano. Ha parlato con l'assessore al Lavoro e alle
Politiche sociali Adriana Buffardi, ma non se n'è accorto. E l'articolo è uscito. Come

un'enorme luna nera, ha eclissato il sole dell'immaginabile. E, come vedremo, l'eclissi è totale.
 
CASPITA

È al di là delle nostre capacità di comprensione come sia possibile fare un'intervista senza capire che si sta parlando con la persona sbagliata. È, a suo modo, un miracolo: perché significa che né al giornalista né all'assessore Buffardi è capitato di tradirsi, per così dire, di svelarsi, prolungando all'infinito un equivoco che si gonfia senza esplodere mai. Eppure a Fuccillo, mentre scriveva l'articolo, qualche dubbio non poteva non venire. In almeno un paio di passaggi: il primo, quando attribuisce alla Tufano questa frase: "Alla verifica potrei portare i risultati già conseguiti sul piano delle politiche sociali, sulla formazione, dove ereditavamo un disastro, sull'utilizzo dei fondi Ue". Un disastro che viene ulteriormente ereditato: a chiunque, che quel giorno non fosse stato rapito dagli alieni, sarebbe venuto in mente di chiedere: "Politiche sociali? Formazione? Fondi Ue? Ma che c'entra con la sanità?". Niente. Immaginate Ionesco e Borges fusi insieme, così, tanto per orientarvi. Il secondo passaggio è ancora più geniale. Dice la presunta Tufano: "Io dico che ho votato in giunta una proposta portata dal presidente Bassolino e dall'assessore Tufano". Tertium
non datur: o quel giorno una divinità copta si è impadronita dell'anima di Fuccillo, o il cronista deve aver pensato che l'assessore parli di sé in terza persona, come i ciclisti, e trovi significativo aver votato una propria proposta.
Ora, non pretenderemmo mai dal desk di Repubblica Napoli (Marco Sarno ed Edoardo Scotti) che leggano quel che mettono in pagina, o che, se lo leggono, lo capiscano: ma c'è ancora un altro
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Edoardo Scotti
protagonista, che ci piace immaginare vanamente concentrato, inspiegabilmente pensieroso. È il caporedattore responsabile Luigi Vicinanza, che legge l'articolo di Fuccillo, non nota nessuna di quelle incongruenze, e anzi sbotta: "Caspita. Tosto. Fico. Mo' ci faccio l'editoriale di prima pagina". E così, mentre una nuvola nera si addensa su palazzo Partanna, come nel finale di "Ghostbusters", e viene acceso il ventilatore per evitare pericolosi surriscaldamenti, vien fuori il fondo: "La sanità avvelenata dai sospetti", in cui, verso la fine, si legge: "Nell'intervista a Roberto Fuccillo (la pubblichiamo a pagina V), Rosalba Tufano nega pressioni affinché si dimetta". Magari, chissà, a fine giornata Vicinanza e Fuccillo si sono battuti il cinque: e sono andati a casa, sereni, a continuare a dormire.
 
SILENZIO

Il 26 aprile la catastrofe deflagra. Non conosciamo tutte le fasi dell'agnizione. Di sicuro, al Mattino si sono arrabbiati: la Tufano, da tempo, si rifiutava di rilasciare interviste, e a via Chiatamone il fatto che alla fine l'abbia concessa a Repubblica è sembrato uno sgarbo. Sembra che qualcuno, tra i vertici del giornale, abbia telefonato all'assessore per lamentarsene. Pare ancora che, quando s'è capito cos'era successo, il Mattino abbia rischiato di non andare in edicola all'indomani: erano tutti squassati da tali risate da non riuscire a lavorare. Non riusciamo, invece, a immaginare il clima nella redazione di Repubblica Napoli. Indiscrezioni incontrollate descrivono Vicinanza come Marnie nell'omonimo film di Hitchcock, accoccolato in un angolo, le braccia intorno alle ginocchia, a

Antonio Corbo e Giovanni Paolo II

piagnucolare con la voce mostruosamente regredita a quella di un bambino. Anche perché, capirete, ora si tratta di decidere come rimediare al disastro. Quando il gioco si fa duro, giocano i duri: il vice Antonio Corbo, appena rientrato dal giorno di corta, prende in mano la

situazione, e va di persona a casa della Tufano a farle le scuse. Abbiamo sempre sognato di aver potuto assistere, magicamente invisibili, all'incontro tra Ali Agca e papa Giovanni Paolo II pochi mesi dopo l'attentato: cosa si saranno mai detti? Ora, naturalmente distanziato di molto, al secondo posto c'è quest'altro incontro. Anche perché, tra Corbo e la Tufano, dev'essere stato concordato qualcosa di pateticamente bizzarro: far calare sulla vicenda un pietoso silenzio. Il giorno dopo, il 27 aprile, non c'è, infatti, nessuna rettifica, nessun invocare implausibili "disguidi" o quant'altro. Per il lettore di Repubblica, insomma, quell'intervista è stata fatta davvero alla Tufano. Viene in mente quel che è successo al New York Times: quando è venuto fuori che un giovane cronista, Jayson Blair, si era inventato di sana pianta le storie raccontate in ben 36 articoli, sono state pubblicate con grande rilievo le scuse ai lettori; fino ad arrivare, il 6 giugno, alle dimissioni del direttore Howell Raines e del suo vice Gerard Boyd. La buona fede di Fuccillo, ovviamente, è fuori discussione: ma com'è la fede di chi, per non perdere la faccia, ha deciso di fottersene del patto di fiducia che dovrebbe legare un giornale a chi lo compra?
 
EPILOGO

A questo punto, quando al Mattino vedono che su Repubblica non compaiono rettifiche, non ci stanno a fare la figura di quelli che non sono riusciti a intervistare la Tufano. E così, il 29 aprile, in apertura del settore Campania, guidato da Antonino Pane, viene pubblicata a tutta pagina una lunga intervista di Francesco Vastarella all'assessore alla Sanità, con un passaggio che, a chi non conosca la vicenda, sembra arbitrario: "Così spezza la spirale di indiscrezioni e rompe un lungo silenzio Rosalba Tufano". Alla fine, per pietà di
categoria, passano pure per quelli che fanno finta di non essersi accorti che l'assessore il silenzio l'ha già rotto con Repubblica. Non c'è che dire: premio fair-play 2003 ipotecato.
Ma non è finita. Il primo maggio, su Repubblica Napoli, esce un'altra intervista alla Tufano, anzi,
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Antonino Pane e Francesco Vastarella
a dire il vero, la prima. La firma, ancora una volta, Roberto Fuccillo, che ormai ci ha preso gusto. La foto, stavolta, ha le dimensioni di un francobollo; non si sa mai. L'attacco del pezzo ha un che di accoratamente autobiografico: "Nostra sanità dei dolori". L'ultima indiscrezione, prima che su questa vicenda cali generoso il sipario, vuole che alla Tufano, finita l'intervista, abbiano fatto l'esame del dna. E quali che siano i risultati, cari lettori, da quel giornale non li saprete mai.

Da internet in libreria


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Papere e papaveri

"Ho capito del malcostume esistente
a Napoli più leggendo in una notte questo libro che in anni e anni
di studio".

Gerardo Marotta


Papere e papaveri può essere acquistato nelle librerie napoletane o, via internet, contattando:
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