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In cento pagine perché
otto anni e ½ di galera |
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PER MOTIVARE la condanna a otto anni e mezzo di reclusione dell’editore Maurizio Clemente e l’assoluzione dell’ex sindaco di Caserta Luigi Falco i magistrati della prima sezione penale, collegio C, del tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno scritto cento pagine.
Il presidente Gianpaolo Guglielmo e i giudici a latere Giuliano Tartaglione e l’estensore Tommaso Perrella hanno passato ai raggi x tutti gli episodi di tentata estorsione nei confronti dell'ex senatore Lorenzo Diana, dell’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere Enzo Iodice, del dentista editore |
Pasquale Piccirillo e del defunto amministratore della clinica Sant'Anna Ermes Tornatore, della tentata estorsione (già prescritta) ai danni dell’imprenditore Salvatore Capacchione, fratello della giornalista del Mattino Rosaria; e dell’unico caso di |

Lorenzo Diana e Pasquale Piccirillo |
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estorsione portata a segno ai danni di Filippo Ceruzzi, responsabile del centro di riabilitazione Andromeda di Nocelleto di Carinola, costretto a sottoscrivere contratti pubblicitari da sette milioni di lire al mese per due anni.
Nella sentenza i magistrati spiegano nel dettaglio il meccanismo che portava imprenditori e politici casertani ad accettare le proposte dell’editore di fatto del Corriere di Caserta, che dall’agosto del 2011 ha cambiato testata, diventando Cronache di Caserta.
Clemente, “sfruttando il proprio ruolo di dominus – scrive il giudice Perrella - dell’unico quotidiano casertano dell’epoca aveva realizzato un vero e proprio ‘sistema estorsivo-ritorsivo’ basato su un meccanismo consolidato che si componeva di due fasi: una prima nella quale Clemente, individuata la vittima di turno tra le personalità più in vista della città (politici o imprenditori), dava inizio a una feroce ed ingiustificata campagna diffamatoria quotidiana; venuto a contatto con la vittima le rappresentava la necessità di addivenire a un accordo commerciale quale condizione imprescindibile per ottenere la cessazione degli attacchi giornalistici, in particolare si trattava di onerosi accordi pubblicitari con il “Corriere di Caserta” o altre società riconducibili all’imputato (Tele Alternativa), o di contratti di consulenza con imprese commerciali partecipate dall’editore (Eurobic), ovvero nella cessione delle quote di partecipazione che alcune delle persone offese possedevano in strutture mediche casertane».
Di un “sistema Corriere di Caserta” parla l’ex senatore Lorenzo Diana, un sistema “che portava alcune persone ad approfittare del potere derivante dalla gestione di un giornale per espandere la propria presenza, la propria egemonia su altre società. Insomma negli ambienti della città di Caserta e della provincia era cominciata a circolare con insistenza la notizia che bisognava mettersi a posto per non ricevere attacchi”.
L’ex senatore racconta anche che, nonostante le pressioni di esponenti della sua parte politica, si era decisamente opposto alla candidatura di Clemente alla
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Luigi Falco e Enzo Iodice
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presidenza della società Volturno Nord, che venne poi assegnata a un’altra persona.
“Da quel momento – ricorda Diana in udienza – vengo sistematicamente cancellato dal giornale e successivamente divento addirittura bersaglio di giudizi totalmente |
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gratuiti. Un giorno incontrando il Clemente per caso in un bar di Caserta gli faccio la domanda del perché di quel trattamento nei miei riguardi e lui mi invitò al giornale. Tempo dopo mi recai alla redazione e, dopo i convenevoli, mi disse che io non prestavo attenzione al giornale, che conoscevo tanti amministratori, che ero influente quindi bastava procurargli una decina di contratti pubblicitari sul giornale con enti locali. E ricordo che quantificava dicendo “non è detto che debbano essere tutti onerosi, si può pensare anche a contratti di dieci, venti milioni di lire”. La mia risposta fu uno sguardo che denudava l’interlocutore e aggiunsi: “nemmeno la camorra ha mai osato farmi una tale richiesta”, lui aggiunse: “ti farò nero sul giornale”».
Chiaro il quadro che emerge dalle testimonianze, secche le conclusioni del collegio. “L’incessante reiterazione delle condotte criminose – osserva il giudice estensore – la virulenza degli attacchi alle persone offese, l’aberrante strumentalizzazione di una funzione sociale volta a garantire il controllo da parte dei cittadini sulle istituzioni politiche e sui segmenti più significativi del tessuto sociale – qual è quella espletata dalla cronaca e dalla critica giornalistica – nonché il metus (timore, paura, ndr) ambientale ingenerato negli ambiti politici e imprenditoriali di Caserta dal metodo ritorsivo/estorsivo utilizzato dal Clemente – soggetto, tra l’altro, non incensurato – rendono evidente la gravità dei fatti delittuosi dallo stesso perpetrati, onde non possono essere riconosciute le circostanze attenuanti generiche. Tra i delitti di estorsione, consumata e tentata, sussiste il vincolo della continuazione ‘esterna’; la perfetta analogia delle condotte criminose e la realizzazione delle stesse appaiono indici rilevatori di un identico disegno criminoso, rappresentato dalla volontà di arricchirsi illecitamente ai danni delle istituzioni pubbliche e degli imprenditori attraverso lo snaturamento del mezzo della stampa, di fatto utilizzato come ‘un’arma’ ”. |
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