Otto anni e mezzo per
ricatti a mezzo stampa

A SETTE ANNI e mezzo dall’arresto di Maurizio Clemente, “editore di fatto” dei quotidiani Corriere di Caserta e Cronache di Napoli, arriva da Santa Maria Capua Vetere la sentenza di primo grado. Ed è una sentenza che va oltre la richiesta dell’accusa: la pm Federica D’Amodio aveva chiesto sette anni per Clemente, accusato di “estorsione a mezzo stampa” e tentata estorsione; la prima sezione penale, collegio C, formato dal presidente

Gianpaolo Guglielmo con giudici a latere Luigi D’Angiolella e Tommaso Perrella, lo ha condannato a otto anni e mezzo, al pagamento di 1800 euro di multa e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
La nuova condanna si va a sommare ai due anni e


Pasquale Clemente, Luigi Falco e Pasquale Piccirillo

mezzo di reclusione patteggiati nel dicembre 2009 davanti al gup Flavio Cusani del tribunale di Benevento, insieme al fratello Pasquale Clemente, per la bancarotta dell’Editoriale Corriere, la srl costituita nel novembre del ’94 e dichiarata fallita nell’aprile del 2006, che era proprietaria delle testate Corriere di Caserta e Cronache di Napoli.
Con Maurizio Clemente era a giudizio anche Luigi Falco, ex sindaco Pdl di Caserta e ora consigliere d’opposizione, accusato di tentata estorsione. Difeso inizialmente dall'avvocato Alfonso Martucci (scomparso nell'ottobre 2008) e poi dal nipote Alberto Martucci insieme all'avvocato Carlo Marino, Falco secondo l’accusa insieme a Clemente avrebbe fatto pressione sul proprietario di Teleluna Pasquale Piccirillo per costringerlo a cedere all’editore di fatto del Corriere l’emittente televisiva e il 10 per cento della società Sdp (Studio dentistico Piccirillo); da qui la richiesta del pubblico ministero di una condanna a due anni e mezzo e 900 euro di multa. Di avviso del tutto diverso i giudici


Rosaria Capacchione e Alfonso Martucci

della prima sezione penale che lo hanno assolto.
Il meccanismo estorsivo era semplice: richiesta di sottoscrivere contratti pubblicitari con il Corriere di Caserta per evitare campagne di stampa ‘diffamatorie’. Soltanto per una vicenda avvenuta nel 2000 (protagonista-vittima Salvatore Capacchione, fratello della giornalista del Mattino Rosaria e

titolare dell’impresa di costruzione Praedia), la corte ha ritenuto che fosse intervenuta la prescrizione. L’estorsione o la tentata estorsione sarebbe stata invece dimostrata in diversi altri casi. Tra le vittime, oltre l’editore Pasquale Piccirillo, Vincenzo Ceruzzi, titolare di un centro per malati mentali; l’ex parlamentare ds Lorenzo Diana, l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere Enzo Iodice, l’amministratore della clinica Sant’Anna di Caserta Ermes Tornatore, scomparso nell’agosto del 2003.