Ha diffamato: pignorata
la casa di Antimo Fabozzo

NEL GENNAIO DEL 2002 Antimo Fabozzo ha lasciato la direzione del Corriere di Caserta (e di Cronache di Napoli), ma dopo dieci anni ancora non l'abbandona l’ombra lunga del quotidiano di Terra di lavoro controllato da Maurizio Clemente, che da un anno ha cambiato testata ed è diventato Cronache di Caserta. Fabozzo nel novembre 2005 (con sentenza depositata nel maggio 2006) è stato condannato per diffamazione dal tribunale civile di

Roma per quattro articoli pubblicati dal Corriere di Caserta tra il 25 luglio e il 2 agosto del 2001. Sotto il fuoco dei quattro servizi c’era il progetto


Marcello Sorgi, Ermanno Corsi e Maurizio Clemente

dell’avvocato Nicola Ferro e di sua moglie Anna Virgilio di realizzare una fabbrica per produrre bombe a mano destinate all’esercito italiano.
Per le ‘bombe’ lanciate dal Corriere contro Ferro il giudice della prima sezione civile Franca Mangano ha condannato Fabozzo a risarcire Ferro e la Virgilio con 100mila euro e a pagare 8500 euro di spese legali. Il 4 giugno scorso la prima sezione civile della Corte d’appello di Roma (presidente Evangelista Popolizio, giudici a latere Roberto Cimorelli Belfiore, estensore, e Luigi Fabrizio Augusto Mancuso) ha depositato la sentenza con la quale respinge tutti gli appelli presentati dalle parti e conferma integralmente la decisione di primo grado, compensando le spese.
Cinquantuno anni, professionista dal 1989, natali aversani, radicamento romano e prime esperienze a Perugia al Corriere dell’Umbria, Fabozzo è dal ’97 numero due del Corriere di Caserta pilotato da Pasquale Clemente, a cui succede nel ’98, assumendo un anno dopo anche la direzione di Cronache di Napoli; dalla primavera del 2002 lavora alla Stampa, assunto dall’allora direttore Marcello Sorgi che nel maggio del 2001 era venuto a Napoli a presentare in pompa magna all’hotel Excelsior, insieme al presidente dell’Ordine campano Ermanno Corsi, il panino tra il quotidiano torinese e Cronache di Napoli; panino poi saltato nel dicembre del 2003, il giorno stesso dell’arresto per estorsione a mezzo stampa di Maurizio Clemente.
Va ora chiarito perché il giornalista, a giudizio nella veste di direttore responsabile del Corriere di Caserta, rimane da solo a fronteggiare la


Pasquale Clemente

condanna per diffamazione. I coniugi Ferro avevano indirizzato la citazione contro quattro obiettivi: l’Editoriale Corriere, la Tricovef, la Stampa e Fabozzo; ma l’Editoriale Corriere è stata dichiarata fallita prima del giudizio; stessa situazione per la Tricovef che aveva già perfezionato la vendita delle testate; la Stampa infine è stata ritenuta non responsabile dal giudice Mangano. Cerino quindi nella mani di Fabozzo, che dopo la sentenza esecutiva di primo grado si è ritrovato con una nuova azione giudiziaria dell’inarrestabile Ferro

che chiedeva al tribunale di Roma di dichiarare simulata la vendita fatta da Fabozzo della sua casa romana nella zona Aurelio al fratello Giovanni. La sentenza è arrivata nel settembre del 2011 e anche in questo caso ha visto il giornalista soccombere. Da questa decisione sono scaturiti due pignoramenti: il primo ha riguardato Giovanni Fabozzo al quale Ferro ha pignorato il quinto dello stipendio per il pagamento delle spese del giudizio sulla vendita simulata; il secondo ha investito Fabozzo la cui casa è stata pignorata e, se non intervengono fatti nuovi, potrebbe essere messa in vendita all’asta.