Il 16 marzo i tagli,
12 e 13 voto sul cdr

I DIRIGENTI DEL Mattino hanno convocato per lunedì 16 marzo il comitato di redazione per consegnare il piano di ristrutturazione. La notizia viene data alle 15 del 10 marzo al cdr (Franco Buononato, Giuseppe Crimaldi e Salvo Sapio), che indice ad horas un’assemblea.
“È certo anomala – commenta Crimaldi - la procedura utilizzata dall’azienda per comunicarci l’incontro: anticipare la notizia della consegna di un ‘piano’,

miscelata alle voci di tagli consistenti, vuol dire versare benzina sul fuoco delle preoccupazioni già altissime di una redazione scossa dalle iniziative che il Gruppo Caltagirone ha varato qualche settimana fa per il Gazzettino”. 
Iniziata a metà pomeriggio l’assemblea è andata


Laura Cesarano, Enzo Ciaccio e Carlo Nicotera

avanti fino alle 21 e si è conclusa con la decisione di votare la fiducia al cdr. Le procedure del voto, gestito da una commissione elettorale tutta femminile (presidente Carla Di Napoli, scrutatori Paola Di Pace, Marisa La Penna e Rosa Palomba), prevedono per i redattori della sede centrale urne aperte giovedì 12 e venerdì 13 marzo, dalle 16,30 alle 21, mentre i giornalisti non in sede e quelli delle redazioni distaccate possono votare telefonando, dalle 10,30 alle 16,30 di venerdì 13 marzo, agli uffici dell’Assostampa.
Vediamo ora come si è arrivati al voto. Sin dalle prime battute dell’assemblea, presieduta da Enzo Pagliaro, è emersa con chiarezza l’insoddisfazione di una parte della redazione nei confronti della rappresentanza sindacale eletta appena quattro mesi fa. Nel mirino soprattutto la risposta debolissima del cdr all’ultima forzatura dell’azienda sulla questione degli straordinari, con l’ordine di servizio inviato il due marzo dal direttore Mario Orfeo ai capi settore.
Il primo a parlare è stato Enzo Ciaccio, più volte componente del cdr, il cui intervento è stato chiosato da Pagliaro come discorso terroristico; subito dopo è intervenuto Francesco Romanetti, con Ciaccio componente del penultimo comitato di redazione, che senza troppi giri di parole ha chiesto le dimissioni dei sindacalisti in carica. Critici anche altri redattori (Federico Vacalebre, Laura Cesarano, Daniela De Crescenzo, Teresa Bartoli da Roma, Fabio Jouakim), qualcuno ha invece preferito volare alto o non prendere


Carla Di Napoli, Paola Di Pace e Marisa La Penna

posizioni nette (Carlo Nicotera, Gigi Di Fiore), qualche altro, come Luigi Roano, si è schierato a favore del comitato di redazione. E il cdr, con convinzione, ha difeso il lavoro svolto finora con gli interventi di Crimaldi, Sapio e Buononato. La svolta

dell’assemblea è arrivata quando è stata presentata una mozione che chiedeva di votare la fiducia al cdr. In calce le firme di Daniela De Crescenzo, Tullio De Simone, Carla Di Napoli, Alessandra Pacelli, Gaty Sepe, Cristiano Tarsia, Pietro Treccagnoli, Federico Vacalebre. Un passaggio, il voto, che è stato giudicato necessario anche dal comitato di redazione.
Difficile prevederne l’esito. “Molti redattori – osserva uno dei senatori di via Chiatamone – hanno capito che si sta giocando una parte importante, ma vedo intorno all’urna una grande mobilitazione non della base, una mobilitazione che preoccupa. Sul piano di ristrutturazione girano per ora soltanto voci: tagli degli straordinari e contingentamento del lavoro domenicale, operazioni peraltro già avviate, e ventiquattro prepensionamenti su un organico di 115 redattori effettivi (Teresa Armato è da molti anni in aspettativa). E allora la domanda è una soltanto: dobbiamo fare in modo che l’azienda si confronti e discuta con la redazione o dobbiamo limitarci, come è avvenuto per l’ordine di servizio di Orfeo, a prendere atto delle decisioni che

ci vengono comunicate?”. Intanto il 10 marzo nella sede della Federazione della stampa c’è stato l’incontro tra il cdr del Gazzettino (Maurizio Ferin, Paolo Francesconi e Maurizio Paglialunga) e il dipartimento sindacale della Fnsi, guidato da


Enrico Ferri, Gaty Sepe e Cristiano Tarsia

Luigi Ronsisvalle. “Abbiamo deciso – dichiara Enrico Ferri, componente del dipartimento ed ex segretario di Stampa veneta – di inviare una lettera ai vertici del Gazzettino perché il ‘piano’ presentato dall’amministratore delegato non è un piano; mancano dati elementari come le cifre del bilancio e un progetto concreto di rilancio del giornale. Soltanto quando riceveremo un vero piano potremo sederci intorno a un tavolo e avviare le trattative”.