Una nuova condanna
per la curia di Battaglia

IL 12 MAGGIO Luigi Ortaglio, già cancelliere arcivescovile della curia partenopea e dal giugno 2020 vicario giudiziale, in sostanza presidente, del tribunale ecclesiastico interdiocesano di Napoli, ha firmato un bonifico da 8.820 euro in esecuzione della sentenza firmata dal giudice civile Michele D'Auria del tribunale partenopeo per il risarcimento dei danni causati dal mancato rispetto delle norme sulla privacy a tutela dei soggetti deboli o vittime di reati sessuali.
Il beneficiario del bonifico è Arturo Borrelli che per diversi anni è stato oggetto di violenze sessuali da parte del sacerdote Silverio Mura, suo insegnante alla scuola media Giosué Borsi di Ponticelli, un quartiere

della zona orientale di Napoli.
Per i lettori di Iustitia la vicenda è nota. Nel 2010 Diego Esposito (questo il nome di copertura scelto da Arturo Borrelli per proteggere la moglie e i figli)

Domenico Battaglia e Papa Leone XIV

decide di liberarsi dal macigno che ha devastato la sua vita: racconta le violenze che ha subito da adolescente e chiede aiuto alla chiesa napoletana ma la curia, a cominciare dall’allora arcivescovo Crescenzio Sepe, per anni fa muro. Non accetta il dialogo e spiega che nella diocesi non c’è nessun problema di preti pedofili. Esposito comunque va avanti e scrive a papa Francesco che chiede a Sepe un approfondimento delle indagini. Il 6 febbraio Repubblica dà grande rilievo al caso con una intera pagina dei giornalisti Elena Affinito e Giorgio Ragnoli, immediatamente ripresa da tutti i quotidiani locali.
La reazione dell’arcivescovo è violenta: nello stesso giorno, il 6 febbraio, viene diffusa una nota della curia firmata dal cancelliere arcivescovile Luigi Ortaglio per sostenere in maniera perentoria che il caso era stato approfondito e risolto. Esposito però ha bisogno di una lezione, così la smette di dare fastidio. Nelle trentadue righe del testo viene ripetuto per otto volte il vero nome della persona violentata, ma questo è un reato punito dalla legge sulla privacy che tutela i minori e le vittime di abusi sessuali.
Dopo qualche settimana, assistito dall’avvocato Gianfranco Iannone, Esposito/Borrelli presenta una denuncia alla procura della Repubblica di Napoli e il 12 febbraio del 2020 il giudice Anna Laura Alfano deposita le 14 pagine della sentenza con la quale condanna Luigi Ortaglio, che ha chiesto il rito abbreviato, a 40 giorni di reclusione, con pena sospesa, e al pagamento delle spese legali.
In secondo grado la condanna viene azzerata dalla prescrizione ma il collegio d’appello conferma il risarcimento del danno da quantificare in sede civile. Lo scorso 12 maggio, come scritto, gli 8.820 euro stabiliti dalla sentenza civile sono stati anche pagati. Una somma che può apparire modesta ma il magistrato ha quantificato soltanto il danno morale perché ha ritenuto che altri danni erano già stati risarciti dalla sentenza emessa dal giudice Ulisse Forziati della decima sezione civile del tribunale di Napoli.
Il 28 ottobre del 2021 Forziati ha infatti condannato l’autore degli abusi

Arturo Borrelli e Luigi Ortaglio

sessuali Silverio Mura e, perché l’adescamento è avvenuto all’interno della scuola, il ministero dell’Istruzione, oggi retto da Giuseppe Valditara, a pagare 320mila euro ad Artuto Borrelli.

Sul versante della pedofilia dei sacerdoti con il pontificato di Bergoglio la chiesa cattolica ha compiuto diversi passi in avanti, anche se ancora insufficienti. Basti ricordare il motu proprio ‘Come una madre amorevole’ diffuso il 4 giugno del 2016, che diventerà legge canonica tre mesi più tardi, con il quale papa Francesco stabilisce la rimozione dei vescovi colpevoli di negligenza grave nella gestione dei casi di abusi sessuali da parte dei sacerdoti e favorisce di fatto la definizione di un adeguato risarcimento alle vittime di violenze.
Da diversi anni sulla questione dei preti pedofili diverse chiese nazionali si sono mosse, hanno ammesso le proprie responsabilità e, in alcuni casi, hanno risarcito le vittime degli abusi. È sufficiente citare la Germania, la Francia, l’Inghilterra, il Galles e gli Stati Uniti, dove poco più di venti anni fa con la clamorosa inchiesta Spotlight, realizzata dal quotidiano Boston Globe, venne portata alla luce la vicenda di settanta preti pedofili della città coperti dai vertici dell’arcidiocesi bostoniana.
In Italia ci sono segnali di un’attenzione nuova ma i passi da fare sono ancora tanti perché resistono connivenze e silenzi. Si pensi all’arcidiocesi di Milano, guidata dall’arcivescovo Mario Enrico Delpini, con casi di sacerdoti condannati dai tribunali della Repubblica e soltanto spostati da una scuola all’altra dai vertici della chiesa milanese. E sarà proprio il locale tribunale interdiocesano, al quale papa Francesco aveva delegato la vicenda di Borrelli, a scrivere una pagina non memorabile, definita in maniera tranchant da Carlo Grezio, il legale che assiste Borrelli sul versante civile, “non una sentenza penale ma una sentenza penosa”. Ci sono però anche uomini di chiesa molto attivi come Ivo Muser, vescovo di Bolzano e Bressanone, che ha commissionato a uno studio legale di Monaco di Baviera una indagine sulle violenze sessuali commesse dai sacerdoti della sua diocesi. L’indagine di 631 pagine, che è stata presentata il 21 gennaio scorso, ha censito 67 abusi con 75 vittime, in prevalenza ragazze e bambine. A fine maggio anche la Conferenza episcopale italiana ha diffuso i dati del terzo rapporto sul biennio 2023-2024 per prevenire la piaga degli abusi. 
Intanto a Napoli che succede? Domenico Battaglia, chiusa la parentesi breve e indimenticabile del conclave al quale ha partecipato come ultimo

cardinale nominato da papa Francesco dopo il rifiuto del vescovo indonesiano Paskalis Bruno Syukur, ha ripreso a macinare dichiarazioni e interventi su tutto (ha detto la sua

Mario Enrico Delpini e Ivo Muser
anche sullo scudetto vinto dal Napoli), tranne che sulle questioni delicate, a cominciare dai preti pedofili della sua diocesi e dalle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella Facoltà teologica dell’Italia meridionale di Capodimonte.
Sul fronte della criminalità calabrese (non dimentichiamo che Battaglia è catanzarese di Satriano) tace ormai da quasi un anno, da quando, nell’ambito di un’inchiesta della Dda della procura di Reggio Calabria, viene arrestato un dipendete della Facoltà, Daniel Barillà, calabrese, genero del presunto boss della ‘ndrangheta Domenico Araniti, e viene indagato Antonio Foderaro, altro calabrese che ha assunto Barillà, nominato da Battaglia nel 2023 Decano della Facoltà teologica napoletana.
Foderaro si sarebbe poi autosospeso dall’incarico, una opzione non prevista dalle norme della Facoltà, ma appare comunque sempre attivo nelle iniziative della chiesa partenopea.
Assolutamente muto è il cardinale di Napoli anche sul fronte della pedofilia dei preti della sua diocesi, a cominciare dal caso di Arturo Borrelli che ha visto i vertici della curia svolgere per anni un ruolo attivo nella copertura del sacerdote violentatore Silverio Mura. Battaglia si è limitato a dire “aspettiamo le decisioni della magistratura”. Ora le sentenze, penali e civili, sono arrivate e quindi giunto il momento che i vertici di largo Donnaregina prendano iniziative.
La prima è l’immediato cambio al vertice del tribunale ecclesiastico interdiocesano: può guidare il tribunale Luigi Ortaglio che per un reato grave come la violazione della privacy di una persona vittima di violenze sessuali è stato condannato (e poi prescritto) in sede penale e condannato in sede civile? La risposta del cardinale finora è stata ‘sì’ tanto da avere inaugurato fianco a fianco tre mesi fa l’anno giudiziario 2025 del tribunale ecclesiastico. Si muove in questo modo anche perché conta sulla costante ‘disattenzione’ dei quotidiani locali, a cominciare da Mattino, Repubblica Napoli e Corriere del Mezzogiorno, e sullo storico allineamento alla curia della redazione Rai di Fuorigrotta. La seconda iniziativa è incontrare subito Arturo Borrelli e chiedere scusa per gli anni di sofferenze che la curia partenopea ha contribuito a infliggergli.
Credibilità” e “reputazione” nel contrastare le storture della chiesa cattolica erano tra i pilastri della linea politica di papa Francesco; Battaglia però forse la pensa diversamente ed è convinto che per risolvere i nodi veri della sua curia basta nasconderli sotto al tappeto.