Roma, in uscita
il vice direttore

PER MOTIVI ECONOMICI ed editoriali i giornalisti del Roma stanno vivendo giorni di grande preoccupazione. Sono in attesa del pagamento dello stipendio di dicembre e della tredicesima, mentre per novembre è arrivato a fine anno soltanto un acconto di mille euro. Hanno avuto la comunicazione che è definitivamente saltata la trattativa per vendere il giornale. È stata anche

quest'anno bloccata l’erogazione del contributo pubblico di due milioni e mezzo di euro che rappresentano il pilastro del bilancio aziendale. Cominciamo dal finanziamento pubblico. Dopo avere incassato con molti mesi di ritardo il contributo del 2008,


Italo Bocchino e Corrado Calabrò

grazie anche all'intervento degli avvocati del giornale, sembrava che questa volta tutto filasse liscio, ma era un’impressione sbagliata. In due tornate, tra novembre e dicembre, la commissione della presidenza del consiglio esamina e approva la domanda; poi, immediatamente prima del via libera, arriva la doccia fredda: il 17 dicembre una lettera firmata da Antonella De Novellis, responsabile del servizio contributi di Palazzo Chigi, informa dello stop all’erogazione per una richiesta di chiarimenti avanzata dall’Agcom, l'Autorità per le garazie nelle comunicazioni, presieduta da Corrado Calabrò. Nella missiva, letta dal direttore Antonio Sasso all'assemblea, c’è la notizia dello stop, ma nessuna indicazione sui punti da chiarire. E lumi non vengono forniti neanche dall’ufficio stampa dell’Autorità, che sulle ragioni dello stop gira a Iustitia una risposta velocissima (undici minuti dalla richiesta) ed evanescente: sull’erogazione del contributo al Roma “sono in corso accertamenti da parte degli uffici competenti”.
In redazione sono convinti che sui ritardi in qualche modo influisca anche la polemica frontale tra il presidente della Camera Gianfranco Fini (e dei suoi fedelissimi, a cominciare dal braccio destro Italo Bocchino, che è il patron


Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini

del Roma) e il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Non a caso i giornalisti riponevano grandi speranze nell’arrivo di un nuovo editore meno coinvolto nell’arena politica. Resta comunque l’interrogativo sul perché ci siano approfondimenti a ripetizione e controlli sul

Roma che negli anni ha fatto crescere una piccola azienda editoriale e consolidato uno zoccolo di alcune migliaia di lettori, mentre vanno spedite all’incasso testate, anche napoletane, che in edicola sono fantasmi.
In attesa che si sblocchi l’intoppo all’Agcom, i dirigenti del Roma si preparano a far stringere ancora di più la cinghia ai redattori, ai quali hanno già proposto di rinnovare per il 2011 i contratti di solidarietà. La ‘solidarietà’ significa tagliare del trenta per cento gli stipendi, taglio ridotto nel 2010 al cinque per cento grazie a un’erogazione dell’Inpgi, l'istituto di previdenza dei giornalisti, che nel 2011 potrebbe essere meno generoso.
Il bilancio 2009 si è chiuso con un rosso di 354mila euro, ma scorrendo le voci delle uscite si intravedono margini  per risparmiare: 75mila euro per alberghi, ristoranti e rappresentanza; 82mila euro di spese non documentate; 300mila euro di diritti d’autore; 154mila euro di consulenze; oltre 200mila euro per co.co.co. e collaborazioni occasionali; 478mila euro per servizi editoriali e redazionali (forse le pagine dello sport minore e dei servizi). Certo è più semplice puntare sui giornalisti che disboscare eventuali aree protette.

E puntando sui giornalisti è entrato nel mirino anche il vice direttore Andrea Manzi, assunto nell’ottobre del 2007, tra la sorpresa e le perplessità dei redattori.


Salvatore Santoro e Antonio Sasso

Tra l'amministratore unico del Roma Salvatore Santoro e il vice direttore la trattativa va avanti da quindici mesi, ma non ha fatto molta strada. Il feeling tra il numero due del Roma e Bocchino, da tempo in crisi, è crollato quando
nell'ottobre scorso la moglie di Manzi, l’avvocato Anna Ferrazzano, è stata candidata a sindaco di Salerno da Nicola Cosentino, nemico storico del capogruppo alla Camera di Futuro e libertà.
Per ora gli unici risultati portati a casa dagli amministratori del Roma sono stati una riduzione dello stipendio e il taglio di benefit onerosi. La questione della separazione si presenta delicata anche perché Manzi avrebbe l’incarico di vice direttore con il contratto da redattore capo, che renderebbe facilmente impugnabile un licenziamento, ma proprio la prossima campagna elettorale per la conquista del comune di Salerno può spingere le parti a trovare un accordo.