Lavoro nero, condanna
onerosa per Canale 21
IL SABATO DI pasqua l'ufficiale giudiziario ha bussato alla sede di Canale 21 ad Agnano. Doveva notificare il precetto in esecuzione della sentenza che ha riconosciuto alla giornalista Brunella Cimadomo, per il lavoro svolto dal gennaio 1992 all'aprile 1996, differenze retributive per parecchie decine di migliaia di euro.
Il pallino passa ora ad Andrea Torino, napoletano, settantanove anni da compiere il prossimo luglio, amministratore unico della Canale 21 srl, una delle emittenti storiche del panorama partenopeo, costituita nel dicembre del '76, che ha oggi un capitale di 260mila euro controllato per il 93 per cento dall'amministratore unico e per il 7 per cento dal figlio Paolo.
I responsabili della tv hanno due possibilità: pagano il debito o tentano di resistere. Nel secondo caso l'avvocato Marino Maffei, che assiste la Cimadomo, può procedere al pignoramento di qualunque bene della srl,
materiale o immateriale (dalle attrezzature televisive alle frequenze), o presentare in tribunale un'istanza di fallimento nei confronti della società.
Su come intende muoversi l'emittente, ci sono per ora risposte vaghe: l'amministratore rinvia all'ufficio legale; Paolo

Maurizio Dente, Marino Maffei e Sergio Scialoia
Torino dichiara di occuparsi soltanto del versante commerciale. Puntuale e pragmatica invece la risposta dell'avvocato Nunzio Rizzo, che con il collega Giuseppe Mangini ha difeso Canale 21 in giudizio: "Ho già avuto mandato per impugnare la sentenza e nelle prossime settimane presenterò appello; nello stesso tempo conto di esplorare i margini per un accordo perché l'esperienza insegna che a volte si vince in primo grado e si perde in appello o si perde in primo grado e si vince in appello".
La vertenza, avviata nei primi mesi del '97, si è conclusa con la sentenza depositata il 2 marzo scorso dal giudice Paolo Capuano del tribunale di Napoli. Dopo avere ascoltato i giornalisti Maurizio Dente e Clemente Hengheller e il telecineoperatore Sergio Scialoia, testi per la Cimadomo, e Ornella Piacentini, Cinzia Ugatti e Paolo Torino per l'emittente, il giudice ha accolto la richiesta della giornalista: mancate retribuzioni per poco meno di 250 milioni di lire, alle quali sono stati sottratti i compensi per lo straordinario e per il lavoro festivo, non dimostrati nel corso della causa, con i relativi tagli sulle varie voci dello stipendio.
"Una sentenza - commenta l'avvocato Maffei - connotata da un segno positivo e da uno negativo. È molto importante che il lavoro nero, così diffuso nelle emittenti televisive locali, sia stato riconosciuto e sanzionato. È invece francamente inaccettabile che per un causa di lavoro si debbano attendere oltre sette anni per arrivare alla definizione del giudizio di primo grado. Magistrato in maternità, trasferimento della causa da Pozzuoli a Napoli a seguito della introduzione del giudice unico, sovraccarico di processi: certo la responsabilità non è dei magistrati; resta il dato di una giustizia che arriva, quando arriva, soltanto per chi può permettersi di aspettare anni, molti anni".
Napoletana, trentuno anni ad agosto, professionista dal '98, studi in Scienze delle comunicazioni al Suor Orsola Benincasa fermi ai primi dieci esami ("ma la media, ci tiene a far sapere, è 29,5), la Cimadomo ha iniziato l'attività giornalistica a diciotto anni al tg di Canale 21, diretto da Antonio Scotti ("il primo servizio, ricorda, lo feci sui caschi gialli di Bagnoli"). A Canale 21 fa di tutto: servizi, inchieste, anche per le trasmissioni di approfondimento, e la conduzione dei tg, allora in onda alle 14, alle 18,30 e alle 23. Nel '96 la rottura per un praticantato promesso e mai firmato da Andrea Torino, quindi l'avvio della collaborazione con il Roma, seguita dall'articolo 2 al Giornale del Sud, diretto da Francobaldo Chiocci.
Oggi la Cimadomo è corrispondente da Napoli di Libero, il quotidiano di Vittorio Feltri; ha un articolo 2, ottenuto con una transazione firmata davanti al magistrato, al Denaro diretto da Alfonso Ruffo e collabora con Cronache di Napoli, il quotidiano guidato da Giovanni Lucianelli, occupandosi di


Giorgio Gradogna, Alfonso Ruffo e Monica Scozzafava

politica, settore che fino allo scorso febbraio seguiva per Napolipiù, il giornale diretto da Giorgio Gradogna.
È anche portavoce dell'associazione nazionale dei difensori civici, "ma è un incarico, precisa, che svolgo a titolo completamente gratuito".

Dopo sette anni la Cimadomo ha ottenuto la sentenza, è invece ancora lontano dalla conclusione della sua vertenza giudiziaria Sergio Scialoia, che a Canale 21 ha lavorato dal '93 al '96 come telecineoperatore, "raccogliendo anche notizie e facendo interviste". Assistito dall'avvocato Massimo Di Celmo, Scialoia, ora in Rai come operatore di ripresa con contratto a termine, ha citato in giudizio l'emittente dei Torino, chiedendo differenze retributive per cinquantamila euro. La prima udienza si è tenuta alla pretura di Pozzuoli il 20 novembre del '97. Il processo è stato poi spostato a Napoli e il giudice Anna Pancaro ha ascoltato come testi Paolo Torino e le impiegate dell'emittente Maria Grazia De Marco e Ornella Piacentini, citati dall'azienda, e i giornalisti Giovanni Caruso, Claudio Rubino e Monica Scozzafava, convocati da Scialoia, ma non ha completato l'esame dei testimoni.
Intanto il giudice Pancaro ha cambiato ufficio e non è stato ancora sostituito; la prossima udienza è fissata per 27 gennaio 2005.