Papere e papaveri
di Josef K. Byte
FRANCOBOLLI

È molto importante che un giornale abbia uno stretto rapporto coi suoi lettori, perché comprare un quotidiano è un po' come ritrovare degli amici: vediamo oggi Michele come commenta l'uscita di quel politico, chissà se anche ad Antonio non è piaciuta la partita, forse Carlo ha scovato delle novità su quel fattaccio di cronaca. Le lettere al giornale sono l'altro capo del filo, quello in cui siamo noi a far sentire la nostra voce: e anche al Mattino, diretto da Mario Orfeo, curano questa rubrica con particolare attenzione, affidandone le risposte al saggio disincanto di
Pietro Gargano. Il 28 marzo, sei delle otto lettere, con i relativi commenti, devono essere sembrate più interessanti del solito, perché vengono replicate pari pari ventiquattr'ore dopo, nella pagina che, quel giorno, è compilata da Lino Zaccaria, componente del comitato di redazione. C'è, almeno, lo sforzo di cambiare qualcosa, e infatti i titoletti sono diversi, anche se in qualche caso più oscuri degli originali ("Il gesto di quei giovani ti riconcilia con il mondo" diventa "Carabinieri e volontari encomiabili al
Mario Orfeo
Vomero"; "Foresta di ripetitori vicino alle nostre case" si smoscia in "Tre ripetitori per telefoni"). Sarà che con l'età stiamo diventando più buoni, ma a Zaccaria non ce la sentiamo di rimproverare niente. Anzi, lo proponiamo per interpretare, in un remake, il ruolo che già fu di John Garfield e Jack Nicholson: stiamo parlando, naturalmente, del film "Il postino bussa sempre due volte".
 
RACCONTI

Ammazzano una quattordicenne a Forcella, e il suo nome, Annalisa Durante, diventa un'altra croce inutile, nel senso più tragico di questa parola. È un fatto che i quotidiani seguono con le loro firme più importanti, e il Mattino mobilita, il 29 e il 30 marzo, lo scrittore Giuseppe Montesano: il primo giorno con la testatina "Riflessioni" ("Quel sorriso di bambina"), il secondo con "Il racconto" ("Forcella sospesa tra voci e macerie"). Ma il 31 marzo gli subentra, con un altro "racconto" ("Nelle strade un fiume di speranza"),


Pietro Gargano e Giuseppe Montesano

Pietro Gargano. Scartiamo la suggestiva ipotesi che il passaggio di testimone si spieghi con il malcontento della redazione nel vedere affidati i pezzi "alti" a un collaboratore, per quanto di prestigio; secondo noi, è tutto più semplice. Nel secondo articolo, Montesano scrive: "E quando provo a sentire le frasi smozzicate che
lasciano cadere (i "gruppetti di persone", ndr) mi coglie uno smarrimento, perché non le capisco. Sto diventando sordo? O non capisco più il dialetto nel quale sono cresciuto?". Ecco, ancora una volta al Mattino non hanno voluto lanciare un nuovo attore: eppure Montesano sarebbe stato perfetto nel sequel del film di Sofia Coppola "Lost in translation".
 
BOMBE

Ma dove abbiamo vissuto finora? Meno male che c'è Viaggi di Repubblica, l'inserto diretto da Giovanni Scipioni, a rinfrescarci la memoria. Nel numero del 18 marzo Isa Grassano dedica un lungo articolo all'abbazia di Montecassino, ma ci pensa il desk a mettere a posto le cose: titolo su due pagine, "La culla del monachesimo"; catenaccione, "Sono passati quarant'anni da quando un terribile bombardamento distrusse la più importante abbazia della cattolicità". Siamo proprio fatui: nel 1964 impazzivamo per i Beatles, e non ci accorgemmo di nulla.
 
GRANDE

In fondo, cos'è la grandezza di un personaggio? Una qualità esteriore, o qualcosa che ha a che fare con un'essenza più intima e indefinibile? Propendiamo per questa seconda ipotesi, e quindi non ci importa nulla
che su Repubblica Napoli del 21 marzo Stella Cervasio, nel presentare un'opera in programma al San Carlo, si dilunghi su Ruggero Raimondi definendolo "grande tenore", quando il celebre cantante è un basso-baritono: non
Gigi Buffon e Ruggero Raimondi
toglie nulla alla sua fama. E, sulla stessa linea, continueremo dentro di noi a pensare che le lasagne sono un grande dessert e Gigi Buffon è un grande centravanti.
 
GIURISTI

A conferma dell'intercambiabilità dei ruoli, nel Tgr Campania del 3 aprile il conduttore Carlo Verna dà la notizia che l'ex centrocampista del Napoli Fabio Pecchia, attualmente in forza al Bologna, "debutta


Lucio Giacomardo, Fabio Pecchia e Carlo Verna

come giurista": in collaborazione con Lucio Giacomardo, docente di Diritto sportivo all'Università di Napoli, ha firmato un articolo su una rivista specializzata a proposito di una sentenza della Cassazione sul "requisito della forma
nei contratti di trasferimento dei calciatori". Poiché non riusciamo a immaginare a chi possa fregare, resta solo da capire - a proposito di ruoli - se Verna è amico di Pecchia o di Giacomardo.
 
CAPOCOMICO

Si chiama Sud, ed è l'inserto per il Mezzogiorno del Sole 24 Ore, il quotidiano economico diretto da Guido Gentili; la redazione napoletana è guidata dal vice caporedattore Francesco Gaeta, e ha Francesco Benucci come inviato e Vera Viola in redazione. È un'iniziativa importante, per rimarcare che industria ed economia non funzionano (non dovrebbero) solo al nord. Quanto a errori, già da tempo non
abbiamo nulla da invidiare a nessuno. Se già apprezzammo una didascalia del 28 novembre, in cui l'imprenditore pugliese Vito Quaranta veniva ribattezzato Guido Quaranta, firma storica dell'Espresso, anche il 13 febbraio, nella
Vera Viola, Francesco Gaeta e Francesco Benucci
pagina della Calabria, le foto sono spiazzanti: alla dida "Manager e capocomico. Geppy Gleijeses" corrisponde l'immagine di Antonello Antonante, direttore del teatro del Centro Rat dell'Acquario a Cosenza, carica attribuita al regista e attore nella foto che lo riguarda. Del resto, lo scambio di persone non è un classico della pochade?
 
MEMORIE

Un nome sbagliato, tutto sommato, può capitare: più interessante può essere capire il perché. Il 31 marzo, sulla prima pagina di Repubblica Napoli, Antonio Corbo firma un editoriale su Luigi Merola, il parroco di Forcella che ha avuto ferme parole di condanna dopo l'assassinio di


Antonio Corbo e Luigi Merola

Annalisa, e che poi ha dovuto lasciare il rione (temporaneamente, dicono) per le minacce avute dalla camorra. Il giovane prete si merita anche la freccetta verso l'alto in quella rubrichetta quotidiana, "Su e giù", che è tra le prime cose eliminate dal
nuovo responsabile Giustino Fabrizio, succeduto a Luigi Vicinanza. A metà del pezzo Corbo scrive che "don Luigi Basile ha il senso politico del sacerdote colto e l'impegno dell'uomo semplice". Dunque, sbaglia il cognome. Proponiamo due spiegazioni, su livelli diversi: l'errore va in pagina perché nessuno dei colleghi che ha letto l'articolo, e pare che non siano stati pochi, se ne è accorto, a testimonianza dell'attenzione con cui è stato passato. E forse, all'origine, dev'essere riemerso in Corbo il ricordo inconscio di quel Luigi Basile che, quasi sei anni fa, fu tra i condannati all'ergastolo per la strage di Torre Annunziata. In piena consapevolezza, invece, uno dei passaggi finali dell'articolo, dedicato
alle indagini: "l'arresto lampo di Salvatore Giuliano, l'intesa immediata tra il generale Romano della Finanza e il questore Malvano, l'intervento risoluto di Raffaele Marino, pm anticamorra, di quelli che riscattano la
Franco Malvano, Raffaele Marino e Raffaele Romano
Procura nei suoi anni più difficili". È il saluto di chi sta per lasciare la carica di caporedattore vicario per diventare notista: un leggero inchino, prima di tornare dietro le quinte.