Consiglio di disciplina,
si dimette la presidente

DIANA MIRAGLIA HA trascorso venti mesi alla guida del Consiglio di disciplina della Campania senza affrontare un solo nodo delicato dei tantissimi che pure presenta la regione, con giornalisti arrestati e condannati, limitandosi a sopire e rinviare.
L’otto settembre la presidente compie finalmente un gesto concreto:

comunica le sue dimissioni “con effetto immediato” dal Consiglio di disciplina. In quattro righe indirizzate al numero uno dell’Ordine campano Ottavio Lucarelli e al presidente del tribunale di Napoli Elisabetta Garzo scrive: ”la sottoscritta Diana Miraglia, giornalista pubblicista tessera numero 078193, comunica le sue dimissioni dalla posizione di Presidente del Consiglio di Disciplina territoriale (Campania) con

Serena De Simone

effetto immediato e chiede al Presidente dell’OdG di provvedere alla immediata sostituzione”.
Perché si è dimessa? Napoletana, settantasette anni da compiere a ottobre, pubblicista dal 1986, Diana Miraglia, poco abituata alla comunicazione, non fornisce spiegazioni e non risponde al telefono. Magari qualcuno le ha suggerito o l'ha spinta a non dire niente.
Forse la data scelta per le dimissioni “con effetto immediato” può fornire una suggestione: l’otto settembre, come il giorno dell’armistizio firmato dal generale Pietro Badoglio con gli alleati e la fuga indecorosa da Roma del re, dei familiari e della sua corte verso la Puglia. Nel caso di Vittorio Emanuele III c’era il timore di ritorsioni da parte dei tedeschi ‘traditi’; quale sarebbe nel caso del Disciplina la ‘paura’ di Diana Miraglia? Non lo sappiamo, c’è però un dato importante: il 28 luglio il giornalista Nico Pirozzi, componente con la presidente Miraglia e la segretaria Serena De Simone del primo collegio del Disciplina della

Nico Pirozzi

Campania, ha presentato ai vertici della magistratura napoletana, e per conoscenza all’Ordine e al Disciplina nazionali, un esposto per segnalare la gestione estremamente disinvolta, con continui rinvii delle audizioni e una attività in sostanza ferma.
Basti citare un solo esempio: Giovanni Aruta, giornalista pubblicista, dipendente Atitech, sindacalista Cisl e direttore del mensile Prospettive,

condannato il 21 dicembre 2022 dalla Corte di cassazione per lesioni ai danni della moglie e per maltrattamenti in famiglia a due anni e due mesi di reclusione e al pagamento delle spese processuali.
A metà gennaio intervistato dal cronista Vincenzo Iurillo per il Fatto Quotidiano on line Lucarelli si mostrò meravigliato per la notizia (sorpresa singolare se si pensa che la prima condanna di Aruta è del novembre 2020, poi confermata in Corte d’appello e blindata dalla Suprema corte) e si augurò “una rapida decisione del Consiglio di disciplina trattandosi di un atto firmato dalla Cassazione”.
Sono trascorsi nove mesi ma la Miraglia e il Consiglio non hanno fatto assolutamente nulla, con convocazioni disertate dal pubblicista condannato e convocazioni prima decise e poi annullate. Un immobilismo incomprensibile perché i consiglieri del Disciplina sono

pubblici ufficiali e rispondono della loro inerzia con il reato di omissione di atti d’ufficio.
Se ne avranno il tempo e la voglia si occuperanno della questione i magistrati della procura della Repubblica di Napoli dal prossimo ottobre guidata da Nicola Gratteri. Per ora l’esposto di Pirozzi è stato assegnato al sostituto Luigi Landolfi della sezione Pubblica amministrazione. Ed è arrivata in

Giovanni Aruta
procura la lettera indirizzata dal giornalista Renato Cavallo ai vertici della procura generale (fino al luglio scorso retta da Luigi Riello, poi pensionato, e ora affidata all’avvocato generale Antonio Gialanella) che per legge ha l’alta vigilanza sulle attività dell’Ordine regionale e sul Disciplina. Nell’aprile del 2022 cinque giornalisti professionisti (con Cavallo, Giancarlo Palombi, Giuseppe Porzio, Gianmaria Roberti e Antonio Scolamiero) hanno presentato al Disciplina una denuncia per “le gravi violazioni deontologiche e i comportamenti non ortodossi” di Stefano Albamonte, pubblicista dal settembre 2016. Anche in questo caso in quattordici mesi nessuna attività significativa è stata svolta da parte di Daniela Faiella, la presidente del collegio titolare del fascicolo.
Gabriele Gravina

Intanto Aruta continua a svolgere la sua attività giornalistica e il 3 settembre ha pubblicato il nuovo numero di Prospettive. Ma se i giornalisti dimostrano di non sapere fare funzionare il loro ‘tribunale’ deontologico c’è chi come la Federazione italiana giuoco calcio, presieduta da Gabriele Gravina, si muove diversamente. Tra le sue molteplici attività Aruta è anche

osservatore arbitrale della sezione di Frattamaggiore ed è quindi iscritto all’Aia, associazione italiana arbitri, componente della Figc. E nel mese di luglio la Federazione calcio ha diffuso una nota firmata da Gravina per far sapere che Aruta è stato sospeso dall’attività.