Risorge a Pasqua
il cdr di Rai Napoli

CON LA SANTA Pasqua dà segni di ‘resurrezione’ anche il comitato di redazione della Rai di via Marconi. Sia nella nuova formazione (eletta il 12 marzo, con Fabrizio Cappella subentrato a Guido Pocobelli Ragosta accanto ai confermati Rino Genovese e Vincenzo Perone), che con il precedente team il cdr da tempo dorme sonni tranquilli pur lavorando in una redazione che offre frequenti motivi di intervento.
Il 10 aprile, venerdì di passione, avviene il risveglio con un comunicato che critica il comportamento di qualche giornalista della Rai di

Fuorigrotta che ha passato all’esterno il foglio delle presenze, poi pubblicato da Iustitia, ricordando “che la diffusione di materiale interno riservato rappresenta una violazione del Codice Etico Rai, da noi tutti sottoscritto”.

Fabrizio Cappella, Rino Genovese e Vincenzo Perone

Vengono citati i principi di condotta generale: “diligenza, correttezza, buona fede e lealtà” per poi chiudere con una ‘minaccia’: “chiediamo al capo redattore (Antonello Perillo, ndr) di valutare l’opportunità, ai sensi dell’articolo 13 del Codice Etico del Gruppo Rai, di segnalare l’accaduto alla Commissione Stabile per il Codice etico”.
Il rigore che trasuda da questa nota fa di sicuro sorridere i telespettatori del tgr ma soprattutto starà facendo tremare i giornalisti della redazione napoletana, siano essi colpevoli o innocenti della diffusione del foglio con l’orario settimanale.
Ora piccola digressione sul documento trafugato. Iustitia ha pubblicato il foglio delle presenze per certificare che pur in un momento di grande tensione per la pandemia da Covid 19 i giornalisti in servizio a via Marconi coprono i tre tg quotidiani, i collegamenti per Buongiorno Italia, la produzione di Buongiorno Regione e gli altri programmi della Tgr con poco più della metà dell’organico. C’è quindi da domandarsi perché il cdr chieda al direttore Alessandro Casarin  l’arrivo a Napoli di un’altra decina di redattori. Ma non sarebbe più semplice e onesto provare a far lavorare quei redattori assenti per motivi misteriosi?
Torniamo alla nota 'feroce' dei sindacalisti. Secondo le voci che girano nei corridoi Rai la nota sarebbe stata sollecitata da qualche cronista irritato per la violazione della privacy. Può essere e può non essere.
E c’è almeno un motivo per pensare che il documento ‘spietato’, con passaggi da avvocaticchio, sia dovuto ad altro e, forse, anche ad altri. Un mese fa Iustitia aveva già messo in rete l’elenco di presenti e assenti in redazione ma non ci fu nessuna reazione. È allora necessario rileggere l’articolo pubblicato da Iustitia la settimana scorsa.
In sostanza conteneva tre notizie e una domanda. La prima riguardava,

Alessandro Casarin, Carlo De Blasio e Antonello Perillo

come già scritto, la redazione che con poco più di metà degli effettivi copriva discretamente l’emergenza pandemia. La seconda misurava con una documentazione puntuale il lavoro svolto da due fuori organico: il vice direttore Carlo De

Blasio e il redattore capo Carlo Verna a disposizione del direttore della Tgr. E il confronto si rivelava per Verna imbarazzante perché tra i due c’era una distanza siderale da un punto di vista qualitativo (De Blasio si è collegato tutti i giorni, week end inclusi, da quasi tutti i quartieri di Napoli e da tanti centri della regione producendo servizi spesso interessanti, mentre Verna è andato sempre a via Caracciolo intervistando molti amici dello sport) e quantitativo (in ventitré giorni il vice direttore ha prodotto quaranta servizi, il redattore capo quindici distribuiti in otto giorni, senza però saltare neanche una domenica).
L’articolo di Iustitia si chiudeva con una domanda: chi decide che Verna deve lavorare la domenica? Nessuno dei vertici giornalistici della Tgr ha ritenuto di rispondere e neanche l’inflessibile comitato di redazione che pure poteva sollecitare una riflessione sul redattore capo fuori organico che con le sue incursioni domenicali sottrae un turno festivo ai cronisti eventualmente interessati a integrare lo stipendio.
Un’ultima notizia: Verna non ha saltato neanche il giorno di Pasqua che però non viene pagato il 55 per cento in più come le altre domeniche ma, dal momento che è un superfestivo, fa incassare al giornalista il 260 per cento in più della retribuzione di una giornata ordinaria.