Non è più Fnsi, ora è Fisi,
Federazione interregionale
IL 10 LUGLIO il consiglio nazionale della Federazione della stampa italiana ha deciso la decadenza dei consiglieri della Campania, con 42 voti favorevoli (il 75 per cento), sei contrari, quattro astenuti, mentre quattro dei presenti (Massimo Calenda, Rai Napoli, e i 'romani' Paolo Corsini, vice direttore del Giornale radio Rai, Marco Ferrazzoli, capo ufficio stampa del Cnr, e Pier Angelo Maurizio di Mediaset) hanno dichiarato di non partecipare al voto perché giudicato “illegale”.
I consiglieri decaduti sono sei; quattro professionisti: Massimo Calenda, l’unico dei campani presente al consiglio, Annamaria Chiariello del Tg5,
Paolo Grassi del Corriere del Mezzogiorno e Gianni Russo, ufficio stampa della Scabec, società controllata dalla Regione Campania; e i pubblicisti Domenico Falco, che era anche membro di giunta, ed Elia Fiorillo. La decisione, anticipata in
Massimo Calenda e Pier Angelo Maurizio (*)
maniera del tutto anomala durante la giunta federale del 28 maggio, non era stata ancora formalizzata, anche se già alla giunta dei primi di maggio Falco, dimissionario da mesi ma mai sostituito, non era stato neanche convocato.
Il voto del 10 luglio si somma a quello del 4 marzo quando il consiglio, con 44 favorevoli (il 98 per cento dei votanti) un astenuto e nessun contrario, aveva radiato l’Associazione napoletana della stampa, fondata nel 1911, e cancellato definitivamente la Campania dalla geografia del sindacato giornalisti.
Quali sono le conseguenze? La prima è che la Federazione della stampa non può più definirsi nazionale perché undicimila giornalisti iscritti all’Ordine della Campania non hanno più cittadinanza all’interno del sindacato. “La giunta Fnsi dovrà spiegare – scrivono in un comunicato i quattro consiglieri professionisti campani ‘decaduti’ - come sarà possibile indire un congresso nazionale del sindacato giornalisti senza la rappresentanza della Campania, escludendo cioè il 10% dell’Italia. A meno che non venga prima modificato il nome in Federazione multiregionale stampa italiana con acronimo Fmsi”. Dal momento che, allo stato, è fuori discussione la
Elia Fiorillo e Paolo Grassi
‘morte’ della Fnsi, suggeriamo come acronimo Fisi, Federazione interregionale della stampa italiana, più eufonico e meno evocativo di partiti da tempo seppelliti.
Chiusa la parentesi cimiteriale e prima di procedere con le
conseguenze della decisione del consiglio nazionale, breve considerazione sulle convocazioni diramate dalla Federazione perché la forma è sostanza. A tutti i destinatari, con esclusione dei ‘napoletani’, è stata inviata una nota firmata dal presidente Giovanni Rossi con l’ordine del giorno; al quarto punto c’è scritto: “determinazione e organizzazione rappresentanza giornalisti della Campania”. Ai consiglieri campani Rossi indirizza una mail diversa in cui arriva ad affermare che vuole avviare un percorso “che, nelle intenzioni della Fnsi, dovrebbe garantire una adeguata rappresentanza dei colleghi campani al prossimo congresso della Federazione”. Traduzione: siamo disperatamente alla ricerca di una toppa per evitare un congresso senza una delle più importanti regioni d’Italia. Continua poi: “vi prego di credere che tutta l’azione della Presidenza (cioè sua, con la P maiuscola, ndr) e del gruppo dirigente è volta ad evitare che una così rilevante parte della categoria venga esclusa dai processi democratici che caratterizzeranno la vita del Sindacato nei prossimi mesi”. Infine la chiusa (sorprendente, ipocrita, offensiva, l’aggettivo sceglietelo voi, vista la decisione già maturata):
vi prego di intervenire e di assicurare la Vostra presenza proprio in relazione al punto che sarà discusso dal consiglio nazionale”.
Ma chi scrive non è lo stesso Rossi che a febbraio aveva detto a muso duro a Falco e ad altri che tutti i dirigenti del
Annamaria Chiariello e Gianni Russo
sindacato napoletano e gli eletti negli organismi nazionali, in qualche modo responsabili della “vergognosa gestione” degli anni precedenti, non dovevano essere assolutamente presenti nella nuova struttura da far nascere dopo lo scioglimento della Associazione napoletana della stampa?
La seconda conseguenza è che dal momento in cui la Fnsi ha tagliato il cordone con la Napoletana e ha poi decapitato tutti i consiglieri nazionali decadono a cascata anche i gruppi di specializzazione campani e i loro delegati nazionali, a cominciare dall’Unione cronisti e dall’Unione stampa sportiva, perché per statuto devono fare riferimento a un sindacato regionale che non esiste più. Ma c’è da scommettere che i dirigenti federali e dei gruppi specialistici faranno finta di niente e tutto andrà avanti come prima.
Intanto i consiglieri decaduti si stanno muovendo. Il primo è stato il pubblicista Elia Fiorillo che con una lettera del 6 giugno, indirizzata al presidente della Fnsi  Giovanni Rossi, al segretario Franco Siddi e al direttore Giancarlo Tartaglia, ha chiesto di ricevere la delibera e la documentazione del procedimento che ha portato alla dichiarazione di decadenza e ha annunciato “ogni azione a difesa della mia onorabilità personale e dei miei diritti”. Dopo la mail federale del 3 luglio ha spedito un telegramma per comunicare la decisione di non partecipare al consiglio nazionale del 10 luglio “per difetto di valida convocazione”. È trascorso oltre un mese dalla lettera del 6 giugno, ma non ha ricevuto né la delibera, né la documentazione ed è quindi passato all’azione. “Ho dato mandato all’avvocato romano Marco Petrini – annuncia Fiorillo a Iustitia per chiedere l’annullamento della seduta
Leonardo Caponi (**) e Giovanni Rossi
del consiglio nazionale del 10 luglio per difetto di convocazione. Nei prossimi giorni decideremo se procedere con rito d’urgenza ex articolo 700”.
Sulla stessa lunghezza d’onda di Fiorillo i quattro consiglieri professionisti che hanno affidato la

causa contro la Fnsi all’avvocato Mario Calenda, fratello del giornalista Rai.
Resta una ultima notazione. Nei voti che si sono susseguiti in consiglio e in giunta sul ‘caso Napoli’ sorprendono le maggioranze schiaccianti che hanno approvato le decisioni del tandem Rossi-Siddi, pensate con l’unico obiettivo di evitare che Inpgi, Casagit e la stessa Federazione venissero lambiti dai debiti della Napoletana. Ogni altra questione (la credibilità del sindacato, la voragine creata nella rete nazionale, il vuoto di tutela per migliaia di giornalisti campani) non è stata assolutamente presa in considerazione. In questo deserto vanno quindi segnalati gli interventi sostanzialmente concordi di Leonardo Caponi, ex senatore e vice presidente di Stampa umbra, e di Fabio Morabito, ex presidente di Stampa romana ed ex cdr del Messaggero.
Nella giunta del 28 maggio – dichiara Morabito – ho proposto ai dirigenti della Fnsi di cercare un accordo con il comune di Napoli per chiudere con dignità il contenzioso. Fare finta che la questione sia ormai alle spalle non serve a niente, anche perché i legali del comune possono in ogni momento tornare alla carica con Inpgi e Casagit, bloccando le erogazioni degli enti ai sindacati regionali. Ma le parole di Caponi e le mie sono cadute in un silenzio totale”.


(*) Da www.melandro.it
(**) Da www.giornalistitalia.it