Il Disciplina querela
Silvestri e Travaglio

IL PRESIDENTE Maurizio Romano e sei componenti del Consiglio di disciplina campano hanno presentato una querela alla procura della Repubblica di Napoli nei confronti di Claudio Silvestri, segretario del sindacato regionale dei giornalisti, e del direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Sarebbero responsabili il primo di diffamazione per la nota diffusa dopo la decisione del Disciplina di archiviare l’esposto

contro il vice premier Luigi Di Maio che aveva espresso giudizi durissimi contro i giornalisti, e il secondo di omesso controllo sull’articolo che resocontava la vicenda pubblicato sul suo giornale il primo febbraio scorso.

Cristina Cennamo e Fabio Relino

Con Romano hanno sottoscritto la denuncia Massimiliano Amato, Enrico (il nome d’arte è Harry) Di Prisco, Marco Pellegrini, Annamaria Riccio, Barbara Ruggiero e Giovanni Russo. Hanno rifiutato la firma i professionisti Cristina Cennamo e Fabio Relino.
La vicenda comincia nel febbraio del 2017 quando Silvestri dalla sede della Federazione della stampa invia al Consiglio di disciplina della Campania un esposto per segnalare la lista di proscrizione di giornalisti sgraditi al Movimento 5 Stelle stilata dal grillino Luigi Di Maio, pubblicista iscritto all’Ordine campano dal 2007 e allora vice presidente della Camera dei deputati. Alcuni consiglieri del Disciplina si mettono subito al lavoro, in particolare Nico Pirozzi che presiede il terzo collegio. C’è uno puntuto scambio di lettere tra Di Maio e l’allora presidente dell’Ordine nazionale Enzo Iacopino. Per il 20 marzo il Consiglio di disciplina campano convoca Di Maio, mentre Pirozzi che sente già soffiare forte venti contrari a interrogare il deputato 5 Stelle, chiede il parere di un autorevole costituzionalista, il professore della Federico II Alberto Lucarelli. La risposta è chiara: “penso che si stia procedendo nel modo giusto”. Nonostante ciò succede qualcosa e, a

Massimiliano Amato e Marco Pellegrini

sorpresa, viene annullata la convocazione e archiviato l’esposto. In estate il presidente dell’Ordine campano Ottavio Lucarelli procede a un rimpasto tra i nove componenti del Disciplina e fa fuori Nico Pirozzi con un escamotage semplice:

depenna il suo nome dalle terne da girare al presidente del tribunale di Napoli Ettore Ferrara che deve scegliere i consiglieri.
Arriviamo all’autunno dell’anno scorso quando si scatena contro il mondo dell’informazione nazionale un’offensiva ad alzo zero dei 5 Stelle guidata da Luigi Di Maio (“la stragrande maggioranza dei giornalisti italiani sono infimi sciacalli”) e da Alessandro Di Battista. Questa volta è il presidente dell’Ordine regionale Lucarelli che non può esimersi dal segnalare al Consiglio di disciplinale offese gratuite ed indiscriminate di Di Maio nei confronti dei giornalisti italiani. Parte il solito iter: convocazione di Di Maio; il vice premier che non si presenta e invia a rappresentarlo un avvocato, Maurizio Lojacono (lo stesso del vice presidente dell’Ordine regionale Domenico Falco), che deposita una memoria; il consiglio che nel giro di quindici giorni archivia.
Contro l’archiviazione Claudio Silvestri diffonde un comunicato molto duro contro la decisione del Disciplina che il primo febbraio viene pubblicato per intero dal sito‘Articolo 21’e largamente ripreso con un articolo di Vincenzo Iurillo dal Fatto guidato da Marco Travaglio. In risposta riceve una querela insieme al direttore del Fatto.Per fortuna – osserva Silvestri – in Italia la libertà di opinione è sancita dalla Costituzione. Ma forse al quarto piano di via Cappella Vecchia pensano che nel nostro codice penale esista ancora il reato di lesa maestà”.

Infine due notazioni. Sorprende che parta un’iniziativa giudiziaria tra due ‘istituzioni’ dei giornalisti senza che prima sia stata almeno tentata qualche strada alternativa per risolvere la questione. Ma la scelta ‘muscolare’ fa pensare che forse ci

Alberto Lucarelli e Nico Pirozzi

sono altri conti da regolare. E sorprende anche che tra i promotori di questa iniziativa ci sia un cronista dalla lunga storia professionale come Marco Pellegrini.
È poi particolare la selezione dei querelandi che non si sa se sia stata operata dai consiglieri, dall’avvocato Michele Iannone (“non so chi sia; - ha dichiarato a Iustitia Maurizio Romano – è stato scelto da altri”) o da qualche altro protagonista fuori scena.
La nota di Silvestri, giudicata diffamatoria, è stata integralmente pubblicata da Articolo 21 ma la testata on line diretta da Stefano Corradini non è destinataria della denuncia. Sul Fatto Iurillo riprende la nota e la irrobustisce con una serie di ipotesi concrete e gravi ma non viene querelato, mentre è citato in giudizio il direttore Travaglio.
Qualcuno dovrebbe chiarire chi e con quali criteri ha deciso i destinatari dell’attacco giudiziario.