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Rai, balletto grottesco
di politici e giornalisti |
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È IL 10 MARZO e, a fine mattinata, Procolo Mirabella scende nella sala montaggio al primo piano per preparare con cura il servizio per il tgr delle 14 sulla tribuna elettorale con i candidati alla presidenza della Regione Campania andata in onda la mattina alle 9,20. Nello studio della sede Rai di via Marconi si erano presentati il candidato del Pdl Stefano Caldoro, il candidato della
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Federazione di sinistra Paolo Ferrero e Roberto Fico, candidato del Movimento cinque stelle promosso da Beppe Grillo; assente, non giustificato, il |
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Vincenzo De Luca e Stefano Caldoro |
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candidato del Pd Vincenzo De Luca. Mirabella, giornalista prudente, responsabile della politica e vicario della redazione napoletana, deve decidere il taglio da dare al servizio. Hanno ripreso a girare con insistenza le voci che danno il responsabile dei servizi giornalistici partenopei Massimo Milone in partenza a maggio con destinazione Roma. Da vicario è sulla carta il favorito per raccoglierne l’eredità, ma ha la casacca di centro sinistra e in redazione c’è chi, con la casacca di un altro colore, scalpita per il sorpasso: è il vice redattore capo Antonello Perillo, assunto venti anni fa in quota liberale per volontà dell’allora ministro Franco De Lorenzo e approdato dopo l’inabissamento del Pli alla corte di Gianfranco Fini (“in fondo non mi sono spostato granché; – ha detto con autoironia qualche anno fa – sono passato da Franco a Gianfranco”). |
Il servizio |
Dopo qualche tentennamento Mirabella decide: è l’ora di osare e prepara un servizio ‘anomalo’ sulla tribuna della mattina: in apertura pistolotto sulla prima tribuna elettorale ospitata dal servizio pubblico e un singolare effetto asincrono (l’Enrico Ghezzi di Fuori orario) con il primo piano di Mirabella tra i |

Paolo Ferrero e Roberto Fico
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candidati e la sua voce fuori campo che completa l’introduzione, quindi una lunga dichiarazione di Vincenzo De Luca ripreso a spasso tra la gente che spiega i suoi progetti per la Campania e a chiudere frasi più brevi dallo studio degli altri candidati.
Definire anomalo il |
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servizio del tgr è un eufemismo; per una volta lasciamo da parte la citatissima tv britannica e pensiamo al servizio pubblico della Repubblica ceca, della Lituania o della Danimarca: se uno dei candidati favoriti di una competizione elettorale si sottraesse senza alcuna giustificazione al confronto con gli altri contendenti verrebbe giustamente mazzolato dal giornalista del servizio pubblico perché manca di rispetto verso i cittadini elettori che non hanno la possibilità di ascoltare i suoi programmi e di vederlo confrontarsi con i suoi avversari. Dovunque andrebbe così, ma in Italia, e a Napoli, no.
Dei diritti del cittadino telespettatore non se ne frega nessuno e allora spazio, addirittura maggiore e con più appeal grazie alle riprese in strada, a chi ha deciso a tavolino (pare sia stato Claudio Velardi, il consulente immagine di De Luca) di non presentarsi a via Marconi. Resta da domandarsi: con il servizio mandato in onda, quali interessi ha tutelato Mirabella?
Va anche ricordato che Mirabella è recidivo perché esattamente due anni fa bloccò un servizio di Massimo Calenda su un’iniziativa della Regione Campania perché mancava una dichiarazione di Antonio Bassolino, salvo poi mandare in onda il servizio dopo averlo pulito e integrato con una battuta |
del presidente della giunta regionale fornita da Talete, la società che si occupa della comunicazione multimediale della Regione Campania ed è guidata da Stefano Porro, uno degli uomini di punta del equipe stampa di Bassolino.
Ora una puntualizzazione necessaria. In questo caso |

Massimo Milone, Procolo Mirabella e Antonello Perillo |
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non è in discussione la professionalità di Mirabella e il suo curriculum rispettabile. Napoletano di Pozzuoli, cinquantasette anni compiuti a novembre, da ventisette professionista, una laurea in lettere alla Federico II, Mirabella ha cominciato a lavorare alla metà degli anni settanta al quattordicinale La Voce della Campania, allora edito dal Pci, per poi passare nel ’79 alla redazione napoletana dell’Unità, fino alla chiusura delle pagine campane nel 1984. Dopo una breve parentesi da disoccupato inizia a collaborare con i servizi giornalistici di via Marconi e ottiene il contratto di assunzione il primo febbraio 1987 in quota Pci rafforzata dall’appoggio dello scudocrociato Ferdinando Clemente di San Luca, per tre volte dal ’63 al ’66 sindaco di Napoli e dal 1989 al ‘93 presidente della Regione Campania. E in Rai ha scalato i vari gradini fino a diventare redattore capo vicario. Il nodo quindi non è la professionalità di Mirabella, ma l’uso privato, che ai vari livelli, viene fatto dell’informazione del servizio pubblico. |
Le reazioni |
Vediamo ora le reazioni al servizio di Mirabella, cominciando da quelle in gran parte scomposte dei politici. Il più misurato è il giornalista Caldoro: “Sono amareggiato, mi auguro che durante la campagna elettorale ci |

Enrico Ghezzi, Beppe Grillo e Gad Lerner
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possano essere occasioni di confronto, è una questione di trasparenza verso i cittadini”. Non passano neanche venti minuti e scendono in campo i bombardieri.
Il primo a fare fuoco, con una dichiarazione all’Ansa, è il giornalista professionista Ernesto |
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Caccavale, ex radicale, portavoce campano del Pdl: “Il comportamento che Rai 3 Regione (si chiama Tgr, ndr) sta tenendo in questa campagna elettorale in Campania fa addirittura rimpiangere la vecchia Tele Kabul degli anni bui”. Continua con toni forti e conclude con una minaccia: “Siamo certi che i nostri parlamentari componenti della Commissione di vigilanza sapranno trovare le giuste iniziative per sventare questo ritorno di Tele Kabul in Campania”. Non passano neanche cinque ore e i “nostri Parlamentari” rispondono.
Ci pensa Giorgio Lainati, giornalista professionista e vice presidente della Commissione di vigilanza: “Sorprende non poco scoprire che il tg3 regionale della Campania (non è il Tg3, è il Tgr, ndr) si sia comportato come fosse l’ufficio stampa e propaganda del candidato della sinistra alla presidenza della Regione, De Luca”. E riparte l’avvertimento: “Ci auguriamo che non accadano più episodi analoghi per non costringere la Commissione di vigilanza sulla Rai a intervenire”.
Non poteva non aggiungere la sua voce il giornalista professionista Italo Bocchino che nel 2005 fu l’avversario di Bassolino e si impegnò a continuare la sua battaglia in consiglio regionale anche in caso di sconfitta; poi arrivò la sconfitta molto dura (solo il 34,4 per cento dei voti contro il 61,6 di Bassolino, con 840mila voti di differenza) e Bocchino dimenticò gli impegni presi e decise |
di lasciare il consiglio e ritornare a Montecitorio.
Il 13 marzo intervistato da Simona Brandolini del Corriere del Mezzogiorno parte lancia in resta, accusando Procolo Mirabella di “aver favorito De Luca in un servizio del Tg3 (aridaglie: non è il Tg3, |

Italo Bocchino, Ernesto Caccavale e Mario Landolfi |
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ndr), nonostante il candidato del centrosinistra non si fosse presentato alla prima tribuna politica”. Poi continua: “Mirabella non ha la serenità di gestire la campagna elettorale, insomma non si occupi di politica in questo
periodo”; c’è “una evidente violazione deontologica. Il servizio pubblico deve essere terzo, perché pagato dai contribuenti”. E la foga di Bocchino manda in confusione l’intervistatrice che chiama il capo redattore di via Marconi non Massimo Milone, ma Fulvio Milone, giornalista della Stampa con base Napoli.
Meno agitato di Bocchino il vice coordinatore campano del Pdl Mario Landolfi, giornalista professionista ed ex presidente della Commissione parlamentare di vigilanza accusato, nell’ottobre del 2000, da Gad Lerner nel giorno in cui si dimise in diretta televisiva dalla direzione del Tg1 di avergli sollecitato l’assunzione di una giornalista (il deputato allora di An presentò querela, Lerner fu assolto). All’Ansa Landolfi dichiara: “Rivolgo un pubblico appello a Massimo Milone affinché con l’equilibrio che tutti gli riconoscono impedisca al Tgr Campania (finalmente uno che indovina la testata, ndr) di trasformarsi in una cellula politica al servizio di De Luca”.
Nel 2000 Lerner parlava di “ipocrisia della politica”; in dieci anni la situazione è decisamente peggiorata. Come detto, il servizio di Mirabella ci sembra sbagliato e indifendibile, ma è soltanto un servizio. Se su questo servizio si scatena la bagarre, ci saranno probabilmente altri motivi. Vanno in ogni caso ricordati due fatti. Il primo nazionale. A Roma si susseguono da settimane
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Giuseppe Blasi, Maurizio Gasparri e Antonio Martusciello
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colpi di mano come il varo di un regolamento della Vigilanza che, modificando la legge sulla par condicio, ha spento le trasmissioni d’informazione lasciando campo libero ai Tg maggiori saldamente controllati dalle forze di centro destra. Il secondo |
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fatto regionale. Nel luglio 2003 Massimo Milone raccoglie a via Marconi l’eredità di Giuseppe Blasi grazie a un’intesa tra Antonio Martusciello (Forza Italia) e Maurizio Gasparri (Alleanza nazionale); una casacca che non ha mai rinnegato, anche se in questi sette anni ha dovuto cercare punti di equilibrio per convivere con le amministrazioni di Regione, Provincia e Comune controllate dal centro sinistra. E non è un caso che Milone abbia immediatamente raccolto l’appello degli esponenti di centro destra e, in particolare, di Landolfi, piazzando in panchina Mirabella e conducendo in prima persona il 15 marzo la seconda tribuna elettorale con i candidati alla presidenza della Regione. |
Le repliche |
L’assalto del centro destra scatena le repliche del fronte opposto, con un’abbondanza di dichiarazioni poco centrate sul merito della questione. Agenzie e quotidiani riportano, tra gli altri, il pensiero dei Comunisti italiani Gaetano Sannino, Antonio Fellico e Antonio Frattasi, della senatrice pd Teresa Armato, del sempre verde Francesco Borrelli (“speriamo che la chiusura della trasmissione Neapolis non sia una ritorsione contro l’indipendenza della sede Rai di Napoli”: una sorta di accostamento tra Neapolis e Annozero che non potrà non far piacere al responsabile della trasmissione partenopea Silvio Luise).
Chi va oltre è il deputato dell’Italia dei valori Nello Formisano, componente della Commissione di vigilanza. Esordisce con un colpo di cannone: “Non ci meraviglia il violento attacco in puro stile fascista nei confronti del Tgr della Campania (esatto, ndr). E ciò mentre a livello nazionale i magistrati (di Trani, ndr) ci aiutano a capire chi veramente lavora contro l’interesse pubblico e a favore di Mediaset. Da quale pulpito viene la predica?” Quindi stringe l’obiettivo su Fuorigrotta: “Quella napoletana è una strategia studiata a tavolino, ma ormai scoperta, mirata a sostituire l’attuale caporedattore centrale Milone per insediare un giornalista in quota Alleanza nazionale, il cui nominativo è sulla bocca di tutti”. In conclusione |
da Formisano arriva la difesa sorprendente e paradossale di Massimo Milone e la denuncia dell’operazione che dovrebbe portare al suo posto Antonello Perillo.
Chiudiamo con i giornalisti. Il comitato di redazione della Rai napoletana (Gilly |

Francesco De Lorenzo, Gianfranco Fini e Nello Formisano |
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Castellano, Pellegrino Genovese, Massimo Ravel) glissa sul servizio di Mirabella, in maniera pacata “respinge le accuse, a dir poco pesanti, espresse dal vice presidente di Vigilanza Rai Lainati e da esponenti politici del Pdl” e “ricorda che la produzione giornalistica è monitorata dall’Osservatorio di Pavia, è soggetta alle disposizioni di legge sulla par condicio e, in ogni caso, fanno fede i servizi messi in onda dall’inizio della competizione elettorale”. Segue Carlo Verna, segretario dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, tace sul servizio dedicato alla tribuna elettorale e parla di “attacco senza pudore alla redazione napoletana della Rai da parte di esponenti della maggioranza”, “quella stessa maggioranza che ha votato in Vigilanza il regolamento presupposto per la cancellazione dei talk show”. Scende in campo anche l’Ordine dei giornalisti della Campania, presieduto da Ottavio Lucarelli, che “esprime solidarietà al collega Procolo Mirabella e a tutta la redazione della Rai di Napoli”. Segue reboante assicurazione: “Oggi, più che mai, la libertà d’informazione è presidio di democrazia. Per questo motivo l’Ordine della Campania sarà al fianco, in ogni sede, dei propri iscritti sotto minaccia o intimidazione”. |
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