Giornalista arrestato,
è il sindaco di Melito

ALL’ALBA DEL 18 aprile sono state eseguite diciotto ordinanze di custodia cautelare in carcere e due ai domiciliari. Il provvedimento di 209 pagine è firmato dal presidente aggiunto della sezione gip del tribunale di Napoli Isabella Iaselli. L’accusa è scambio elettorale politico mafioso; in sostanza le elezioni amministrative dell’ottobre 2021 per il comune di Melito sarebbero state decise da un accordo con il clan camorristico

degli Amato-Pagano.
Tra le persone finite in galera la più rappresentativa è Luciano Mottola, eletto sindaco di Melito a capo di una coalizione di centro destra formata da Fratelli d’Italia e da liste civiche, Napoletano, trentanove anni da compiere a luglio, Mottola è giornalista pubblicista dal novembre 2005, quando aveva ventuno anni.
Dal dicembre 2012 la competenza sul

Mario De Michele

rispetto rigoroso della deontologia e quindi anche sui giornalisti arrestati e condannati, dal primo grado alla Cassazione, non è più degli Ordini regionali ma dei consigli di disciplina. In Campania però il consiglio dal gennaio 2022 presieduto da Diana Miraglia, con segretaria Chiara Del Gaudio, procede lento, lentissimo, quasi fermo. Si direbbe che le linee guida siano rallentare, rinviare e non dare notizie. In diversi Ordini regionali, ad esempio in Toscana, l’attività del Disciplina viene comunicata agli iscritti attraverso le pagine on line degli Ordini. E questo dovrà essere uno dei primi impegni del consiglio che verrà eletto nel prossimo mese di giugno.
Ora c’è l’arresto di Mottola. Al momento però non ci sono notizie di iniziative del Disciplina che pure dovrebbe subito sospenderlo.
Nello scorso novembre ha patteggiato una condanna a tre anni e dieci mesi di reclusione il giornalista casertano Mario De Michele che tra il 2019 e il 2020 aveva inventato una serie di intimidazioni e attentati con colpi di pistola ai suoi danni. Anche sulla condanna di De Michele il Disciplina campano tace.
Del resto anche quando parla la situazione non migliora. Nel dicembre 2022 il sindacalista Giovanni Aruta è stato condannato dalla Corte di cassazione a due anni e due mesi di galera. A metà gennaio Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine regionale ancora per poche ore prima

Luigi Riello

di essere commissariato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, dichiarò al Fatto Quotidiano che il Disciplina sarebbe “immediatamente” intervenuto sulla vicenda del sindacalista condannato in via definitiva. Invece Diana Miraglia con il consiglio ha fissato l’audizione di Aruta al 23 maggio, cinque mesi dopo la sentenza della Suprema corte.
I provvedimenti disciplinari – spiega

un consigliere dell’Ordine nazionale esperto in materia di deontologiavanno adottati in tempi ragionevolmente rapidi. Di fronte a rinvii e traccheggiamenti immotivati rimane soltanto la strada di un esposto al procuratore generale di Napoli Luigi Riello, che ha la supervisione sulle attività dell’Ordine campano”.