Mattino, Monga vagola
alla ricerca del numero 2

DA DUE MESI il direttore del Mattino Federico Monga annaspa alla ricerca dell’erede di Francesco De Core, da anni numero due di fatto del giornale, che il 2 maggio ha preso servizio a Roma al Corriere dello Sport con la qualifica di redattore capo.
La caccia, se così si può definire, si apre il 10 aprile quando De Core informa della sua partenza il direttore, il capo del personale Giovanni Santorelli e i redattori del giornale . Dopo vari contatti con la proprietà il 24 aprile Monga va a Roma e ottiene il via libera per un’assunzione di

fascia alta. Avvia lo scouting ma sconta il fatto di non avere punti di riferimento nel giornale e soprattutto in città. Vengono presi in considerazione e scartati il numero 2 del Corriere del Mezzogiorno Paolo Grassi e il numero tre di Repubblica Napoli,

Claudio Di Vincenzo e Antonello Velardi

Francesco Rasulo, in questo caso per motivi anagrafici (cinquantanove anni a novembre). Con il cronista di giudiziaria di Repubblica Napoli Dario Del Porto, quarantotto anni compiuti a marzo, la trattativa sembra ben avviata. Il giornalista incasserebbe la liquidazione e da Repubblica il bonus da circa 200mila euro grazie all’accordo siglato con il sindacato aziendale per ridurre l’organico di 74 unità nel giro di due anni, incentivo che a Napoli è già stato accettato da Ottavio Lucarelli e sottoscritto poi da Antonio Tricomi.
Del Porto va a Roma per discutere con Albino Majore, presidente e amministratore delegato del Mattino, le condizioni del cambio di casacca. Il confronto è veloce; la prima domanda che gli viene fatta è “lei quanto vuole?”. Del Porto mostra la sua busta paga, seguono pochi altri convenevoli e i saluti. Il giorno dopo Monga chiama il cronista di Repubblica e gli comunica che la sua richiesta è fuori budget. Evidentemente gli sparagnini uomini di Caltagirone pensavano che con la barca di soldi incassati dal giornalista grazie alle dimissioni volontarie non era necessario fare sforzi economici per convincerlo a lasciare i gradi di inviato in un quotidiano leader nel Paese per andare a morire professionalmente in un foglio sempre più locale. Si sbagliavano.
A Torre Francesco decidono intanto di tamponare l’emergenza all’ufficio centrale che cammina a tre cilindri (Vittorio Del Tufo, Aldo Balestra e Antonella Laudisi) chiedendo al redattore capo centrale Antonello Velardi di dedicare un po’ meno tempo all’attività di sindaco di Marcianise e di concentrarsi di più sul lavoro al giornale.
Sul versante campagna acquisti Monga lavora al piano B che prevede l’assunzione di uno dei precari e una serie di aggiustamenti e piccole promozioni fino a riempire le caselle scoperte. Seguono giorni di colloqui e trattative con visite a Napoli di Majore e di Claudio Di Vincenzo, il capo del personale del Gruppo Caltagirone; alla fine il puzzle sarebbe pronto. Del Tufo diventa vicario e all’ufficio centrale,

Claudio Coluzzi e Francesco Lo Dico

dopo appena cinque mesi da capo cronista, approda Pietro Perone che però mantiene la supervisione sull’intero dorso cronaca. Al posto di Perone viene promosso il suo vice, Gerardo Ausiello, con numero due Paolo Mainiero che torna

dalla Grande Napoli dove arriva da Caserta Francesco Vastarella che va a completare un tandem sperimentato con Marilicia Salvia capo.
Sulla poltroncina di capo della sede di Terra di Lavoro liberata da Vastarella siede Claudio Coluzzi che ha come vice Francesco Esposito rientrante da Benevento dove il capo della redazione sannita Andrea Ferraro verrà affiancato da un nuovo assunto a tempo determinato che dovrebbe essere Francesco Lo Dico.
A fine maggio Monga comunica la riorganizzazione di sedi e settori al comitato di redazione (Adolfo Pappalardo, Marco Perillo, Federico Vacalebre e, per le sedi distaccate, Petronilla Carillo) operativa da lunedì 3 giugno, salvo annunciare subito dopo che l’operazione è congelata in attesa del via libera da Roma che vuole chiarezza sul contributo di Velardi al lavoro dell'ufficio centrale. Quando arriverà il disco verde non si sa ma la vicenda fornisce la misura della crisi profonda del giornale che perde un ‘ufficiale’ e non riesce a sostituirlo, bloccando anche il varo del piano ferie.
In fondo Monga ha speso settimane per cercare il numero due del Mattino e non sa se riuscirà ad avere almeno un soldato semplice da sistemare come numero due di Benevento.