Borrelli doppiolavorista:
è assessore e praticante

UN QUARTO DI secolo fa il segretario generale della Cisl Pierre Carniti inserì tra i suoi tormentoni la battaglia contro chi cumulava due o più lavori: i doppiolavoristi. Anche oggi c’è chi si spende su due fronti e chi, per esempio, non sa rinunciare alla passione per la politica e alla vocazione per il giornalismo. È il caso di Francesco Borrelli, il primo tra i pupilli dell’ex ministro Pecoraro Scanio, da quattro anni presidente nazionale dei Verdi.

Napoletano, trentadue anni, Francesco Emilio Borrelli, questo il nome completo dell’esponente dei Verdi che teme forse di essere confuso con il procuratore capo di Mani pulite, ha ottenuto nel ’91 la maturità classica al liceo Genovesi, poi si è iscritto alla facoltà di Lettere della Federico II. All’università è stato molto dinamico sul fronte dell'attività politica, guidando per otto anni la Confederazione degli studenti, e meno concentrato sul versante degli esami se un suo collaboratore, a quattordici anni di distanza dall’iscrizione, lo


Pierre Carniti

definisce “laureando in Lettere”. Pubblicista dal ’98, dal 2001 Borrelli ha lavorato nello staff dell’assessore del comune di Napoli Casimiro Monti. Dal 9 luglio 2004 è assessore della Provincia di Napoli, nella giunta guidata da Dino Di Palma; ha le deleghe all’Agricoltura, ai parchi e alle aree protette, alla forestazione e alla protezione civile e ha una retribuzione lorda di 6000 euro al mese.
Dal 29 settembre 2003 Borrelli risulta anche telereporter praticante di Teleregione, con contratto Frt e a contribuzione zero per il suo editore, l’imprenditore Giuseppe Giordano, che controlla anche l’emittente Quarto Canale, il cui amministratore unico è il figlio Michele, mentre l’amministratore di Teleregione è la moglie, Domenica Sarnataro. In totale l’organico giornalistico delle due tv, che hanno come direttore responsabile Emilia Velardi Colasanti, mentre direttore editoriale è il marito, Giovanni


Dino Di Palma e Casimiro Monti

Lucianelli, è formato da trentotto unità, otto professionisti e trenta praticanti. Tra i trentotto soltanto due dipendenti hanno contributi pieni: a Teleregione Lucianelli come redattore ordinario, a Quarto Canale l’editore Giuseppe Giordano, con un contratto da

telereporter praticante. Ma come fa Borrelli a fare a tempo pieno l’assessore di una delle province più importanti d’Italia e a lavorare per l’emittente (che ha sede fuori provincia, a Marcianise) le quotidiane sette ore e dodici minuti previste dal contratto di lavoro?
Rispondere è davvero difficile perché si sa pochissimo del Borrelli giornalista, mentre è ultradinamico il politico che ogni giorno è sui giornali e sulle tv, tanto da essere stato al centro di uno degli innumerevoli dibattiti promossi dal Corriere del Mezzogiorno, quello sui trentenni emergenti. Per fotografare il politico basti un dato: da quando è assessore le notizie diramate dall’agenzia Ansa che lo riguardano sono state 491, più di una al giorno. Così il mistero di Borrelli telereporter va ad aggiungersi a quello delle tv di Giordano che sono per organico giornalistico, insieme alla redazione Rai di Fuorigrotta, la seconda azienda d’informazione della Campania, alle spalle del Mattino.
Tra i vertici nazionali degli organismi di categoria i misteri napoletani suscitano sconcerto e commenti aspri, ma non si azzardano spiegazioni. “Non conosco

nel dettaglio la situazione editoriale campana; – premette un esperto di questioni normative e deontologiche della professione giornalistica – certo un gruppo, con due emittenti locali, che ha in organico trenta praticanti, più della Rai, di Mediaset, del Corriere della sera e di


Giovanni Lucianelli e Emilia Velardi Colasanti

Repubblica, è un’anomalia che merita di essere immediatamente chiarita. Devo presumere che i consiglieri dell’Ordine della Campania abbiano trovato una spiegazione al primato sorprendente delle due televisioni prima di dare il via libera alla certificazione dei praticantati. In ogni caso va ricordato che il registro dei praticanti è un registro pubblico, quindi se, in linea teorica, una pratica si rivela non autentica possono ricorrere gli estremi di una ipotesi di reato, il falso ideologico”.