Repubblica e Mattino,
cambi alla giudiziaria
IL CAPO DELLA redazione napoletana di Repubblica Giustino Fabrizio ha aspettato un anno per restituire lo sgarbo a Mario Orfeo, che nell’autunno 2004 gli aveva soffiato Paolo Russo, promosso pochi mesi prima da Fabrizio vice capo servizio, spostato dalla cronaca al desk e inserito

tra le pedine del nuovo vertice di piazza dei Martiri.
Questa volta fa il percorso inverso, da via Chiatamone a piazza dei Martiri, il cronista di giudiziaria Dario Del Porto, che ha resistito al rilancio consistente di Orfeo e dell’amministratore delegato Albino Majore e a novembre ha accettato l’offerta del direttore di Repubblica Ezio Mauro con un


Giustino Fabrizio e Mario Orfeo

contratto, operativo dal primo gennaio, da redattore ordinario irrobustito da un congruo superminimo.
Pur avendo lavorato a stretto contatto a Roma nella cabina di comando di Repubblica, Orfeo e Fabrizio non hanno mai avuto grande feeling. Per entrambi natali napoletani e lunga esperienza professionale nella capitale; stesso segno, ariete: 21 marzo per Orfeo, 24 per Fabrizio; grande differenza di età: il primo è del ’66, il secondo del ’53; caratteri e filosofia professionale molto diversi.
“Mario non ama Giustino – spiega un vecchio cronista della redazione nazionale di Repubblica che li conosce bene – perché non vive a tempo pieno nel giornale e per il giornale; a Roma a volte scompariva improvvisamente dalla redazione e si concede vacanze di settimane, comportamenti impensabili secondo l’idea che ha Orfeo di un capo. Giustino non ama Mario perché è arrivato a Roma molti anni dopo, eppure lo ha superato in tromba: nel gennaio del 2000 viene promosso vice redattore capo centrale e nel maggio nel 2001 diventa redattore capo centrale, il grado più alto prima dell’ufficio di direzione.


Franco Aulisio, Indro Montanelli e Emiddio Novi

Se devo dare una definizione secca dei due direi: Mario è un giornalista fortunato, grandissimo lavoratore, attento ai dettagli, un redattore capo che sta ancora studiando da direttore (vedi il lavoro incompleto fatto finora al Mattino e le presenze

televisive poco incisive e senza domande che pungono) e attentissimo alle esigenze e ai desiderata di chi comanda: a Roma era Ezio Mauro, a Napoli Caltagirone; faccio un esempio: quando lavorava a Repubblica, all’arrivo del direttore, aveva già letto tutti i quotidiani ed era in grado di fargli un quadro completo della situazione; un giornalista con queste caratteristiche diventa per un capo un collaboratore prezioso, anzi indispensabile; Giustino ha uno spessore professionale e culturale maggiore, è più sbrigativo, ma ha una maschera con un sorriso bloccato e se gli parli non sai cosa sta pensando veramente (anche se non necessariamente sta pensando cose negative), è più cinico, più distaccato, sa che a Roma le edizioni locali non interessano granché e magari pensa che, in un mondo professionale che bolla come vecchi i cinquantenni, forse Napoli è il suo capolinea professionale; non ha molta fantasia, ma è un professionista di grande affidabilità per la direzione e per l’azienda”.
E torniamo a Del Porto. Trentacinque anni a marzo, da dieci professionista, figlio di Francesco Del Porto, presidente della prima sezione civile della

corte d’appello di Napoli, sposato con Chiara, una figlia, Laura, di due anni, il neo cronista di Repubblica, con alle spalle il liceo classico al Sannazaro e una laurea in Giurisprudenza, ha mosso i primi passi nel 1989 al periodico Ateneapoli e per un paio d’anni ha


Giovanni Marino, Ottavio Ragone e Paolo Russo

girato tra i tg delle emittenti locali (Canale 21, allora diretto da Franco Aulisio, Canale 10 e Telecapri), prima di arrivare al Giornale di Napoli, guidato da Emiddio Novi, dove ha cominciato a occuparsi di giudiziaria, con articolo 2 nel ’92, praticantato nel ’94 e tesserino da professionista nel ’96. Nel ’94 è anche corrispondente da Napoli della Voce, il quotidiano dalla breve vita fondato da Indro Montanelli; due anni dopo va all’agenzia Videocomunicazioni, diretta da Aulisio, e nel giugno del ’97 è tra gli imbarcati da Demarco e Velardi per il varo del Corriere del Mezzogiorno; nel marzo del 2001, chiamato da Paolo Gambescia, si trasferisce al Mattino.
A Repubblica Del Porto si occuperà di cronaca bianca, ma soprattutto di giudiziaria, un settore da anni trascurato in tutti i quotidiani partenopei, con l’eccezione forse del Roma, che però ne offre una lettura spesso documentata, ma sempre monocolore.
A piazza dei Martiri il vuoto di fondo sulle questioni della giustizia è dovuto soprattutto ai nuovi incarichi dei cronisti (Giovanni Marino e Ottavio


Antonio Corbo, Irene De Arcangelis e Conchita Sannino

Ragone) che hanno seguito Tangentopoli e il dopo Tangentopoli: a distanza di pochi mesi, prima Ragone e poi Marino, nell’estate del 2004 sono passati al desk e promossi vice capi servizio; un anno dopo Fabrizio ha scelto Ragone come numero due della

redazione. In questi diciotto mesi la giudiziaria è stata coperta con supplenze sporadiche e improvvisate delle croniste (o ex croniste) di nera Irene De Arcangelis e Conchita Sannino e con le incursioni dell’editorialista Antonio Corbo, che non è uno specialista della materia.
La partenza di Del Porto apre un vuoto al Mattino e l’altro cronista di giudiziaria, Giuseppe Crimaldi, ha chiesto subito un rimpiazzo. Dal 12 dicembre Orfeo ha fatto rientrare da Caserta e restituito al settore Grande Napoli Salvo Sapio, mentre il buco in Terra di lavoro è stato coperto con un contratto a termine di sei mesi (decorrenza primo dicembre) assegnato a Tiziana Di Monaco, figlia di Nicola Di Monaco agli inizi degli anni novanta vice sindaco dc di Caserta.
La giudiziaria dovrebbe essere rafforzata con un arrivo esterno; tre i nomi che circolano in redazione: i cronisti di giudiziaria del Corriere del Mezzogiorno e

del Roma, Gianluca Abate e Leandro Del Gaudio, e la collaboratrice Amalia De Simone. Il favorito è Del Gaudio, napoletano, trentacinque anni, liceo classico al Garibaldi e laurea in Filosofia, primi passi come borsista all’Istituto di studi filosofici


Gianluca Abate, Gennaro Sangiuliano e Salvo Sapio

dell’avvocato Gerardo Marotta. A palazzo Serra di Cassano conosce Gennaro Sangiuliano che nel ’98 lo invita a collaborare al Roma; nel dicembre del ’99 ottiene un articolo 2, il contratto di praticante è del 2001, l’esame per professionista del 2003; due anni prima il passaggio a tempo pieno alla giudiziaria quando Gianluca Abate viene assunto al Corriere del Mezzogiorno.