Calenda lascia Bardi
e torna a via Marconi

LUNEDÌ 26 APRILE Massimo Calenda lascia Potenza e riprende servizio a via Marconi, alla redazione napoletana della Rai. Dal luglio del 2019 si era trasferito in Basilicata per lavorare come portavoce di Vito Bardi, il generale in pensione della Guardia di finanza candidato da Forza Italia, che a marzo era stato eletto alla guida della Regione Basilicata. La notizia ufficiale del nuovo incarico la diede a fine giugno al comitato di redazione il capo dei servizi giornalistici Rai di Napoli Antonello Perillo: “l’azienda ha accolto la richiesta presentata dal collega Massimo Calenda di aspettativa a partire del primo luglio 2019 per cinque anni o comunque per la durata del suo mandato di portavoce del presidente della Regione Basilicata”.
La nomina non giunse inattesa perché già nel marzo precedente Calenda,

napoletano, cinquantotto anni a luglio, dal ’92 professionista, in Rai dal ’97, capo servizio dal 2014, aveva chiesto tre settimane di ferie “per motivi personali”. Poi sarebbe venuto fuori che aveva lavorato alla campagna elettorale, vittoriosa, del candidato

Stefano Bisi e Francesco Curcio

di Berlusconi. Per la durata anomala e per la motivazione ‘inesatta’ l’iniziativa aveva suscitato polemiche. Ne scrissero i giornali e tra questi il Fatto Quotidiano che sollevò la singolarità di un giornalista addetto al settore politico del servizio pubblico che prendeva parte alla competizione elettorale schierato sotto le insegne di un partito.
Il giornalista Rai aveva cinque anni di aspettativa, invece rientra a Napoli dopo neanche due. Perché? Abbiamo ripetutamente cercato una spiegazione da Calenda ma non ha risposto. Allora cerchiamo di capire come è andata a Potenza e i motivi del rientro.
Il portavoce di Bardi è stato spesso al centro di polemiche con servizi di diversi organi di stampa. In particolare gli ha riservato attacchi durissimi ‘Cronache lucane’, un quotidiano on line, affiancato dall’edizione cartacea, controllato dal discusso imprenditore Giuseppe Postiglione, ex presidente del Potenza, arrestato nel 2009 per il ‘calcio scommesse’.
Le accuse, con articoli di Ferdinando Moliterni o non firmati, indirizzate a Calenda sono in sostanza tre. La prima. Sarebbe massone e monarchico, appartenenze ricostruite con una serie di dettagli, tra cui un convegno a Napoli all’hotel Santa Lucia del Grande Oriente d’Italia con il Gran Maestro Stefano Bisi, chiuse da una domanda: “l’iscrizione alla massoneria è compatibile con il ruolo di capo ufficio stampa della giunta regionale della Basilicata?” Su questo punto possiamo aiutare i redattori di Cronache. La risposta è probabilmente ‘no’ perché il secondo comma dell’articolo 18 della Costituzione dice: “sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare”.
Il secondo fronte riguarda tre profili social fasulli, con i nomi di Massimo e Gennaro Picerno e Patrizia Longobardo, utilizzati per attacchi 'politici' che, secondo Cronache, sarebbero riconducibili al portavoce attraverso una lunga ricostruzione che parte dalla coincidenza del nome e dalla scelta del cognome, Picerno, piccolo centro potentino dove ci sono le radici e il castello della famiglia Calenda.
Il terzo punto è centrato su rimborsi per trasferte romane per eventi

Enzo Calise e Valter Lavitola

istituzionali che non ci sarebbero stati. Della vicenda si sarebbe occupata la Corte dei conti lucana e sulla stessa sarebbe stato aperto un fascicolo dalla procura di Potenza guidata da Francesco Curcio.
Secondo qualche

osservatore potentino l’indagine della procura avrebbe accelerato il ritorno a casa con l'obiettivo di ridurre l’impatto di eventuali iniziative dei magistrati. Altri invece pensano che potrebbe avere influito la probabile conclusione a settembre dell’esperienza di Antonello Perillo alla guida della redazione napoletana che dura ormai dal febbraio 2013. Ci sono già diversi aspiranti alla successione; ci sono voci anche di un ritorno da Roma di Enzo Calise, oggi uno dei vice del direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano. Forse Calenda vuole giocare le sue carte, ricordando che per quel ruolo lo aveva già candidato dieci anni fa Valter Lavitola quando era uno dei consiglieri di fiducia di Silvio Berlusconi.