Caro direttore, fra cinque anni sarà trascorso invano un secolo dal giorno in cui Migliorini, Panzini e Schiaffini si lamentavano ch'era "invalso il malvezzo di dire a gratis". E sono anche passati otto anni da quando Aldo Grasso espresse indignazione per il fatto che "a gratis" lo andasse a dire in tv il direttore generale dell'ente radiotelevisivo pubblico, ignorando - il fustigatore televisivo del Corriere" - che all'avverbio preceduto dalla preposizione aveva fatto ricorso un cronista sportivo dello stesso suo giornale in occasione di una partita di Coppa Uefa giocata a Genova.
Ora succede che l'autore dell'ultimo Tam Tam di
"Iustitia", facendo le pulci al "Mattino", un odioso "a gratis" ce l'abbia rifilato anche lui. Pazienza, c'è di peggio. C'è, per esempio, un "argàno" del cronista Mecarozzi di Rai-Sport (sì, "argàno" con l'accento sulla seconda "a") subito corretto in "àrgano" da Elisabetta Caporale al Trofeo Settecolli (ore 9,50 del 14 giugno). Ma l'altro, imperterrito, volendo parlare di un nuotatore giovanissimo, disse ch'era " un quindicenne barra sedicenne", alla maniera di Mentana che, per dire "giorno e notte", dice "H 24".
Nel numero 19 di "Iustitia" il lettore Pietro Ribera (toh, lo stesso nome del fogazzariano "Zio Pietro" del "Piccolo Mondo Antico"!) partendo da una mia precedente lettera sul diffusissimo "reato penale" ha opportunamente censurato un' intera puntata di "Omnibus", nella quale i giornalisti Sardoni (conduttrice), Mineo, Franchi, Lillo, Castelli e il neodeputato Airaudo andavano discutendo se il presidente Napolitano (convocato dalla Procura di Palermo in qualità di testimone) si sarebbe o non si sarebbe dovuto presentare. Tutti, tranne il giornalista Zurlo, ignoravano che non c'era stata, né avrebbe potuto esserci, alcuna convocazione e che la Procura aveva solo inserito il nome del Capo dello Stato in un elenco di testimoni sottoposto all'esame della Corte d'Assise.
Anche il lettore Ribera si è però dimenticato dell'articolo 205 del codice di procedura penale che tassativamente stabilisce che "la testimonianza del Presidente della Repubblica è assunta nella sede in cui egli esercita la funzione di Capo dello Stato" , cioè al Quirinale. Se il direttore di "La 7" lo avesse saputo, alla povera Sardoni avrebbe assegnato un tema diverso. evitando a lei e ai suoi ospiti una brutta figura. Cordiali saluti. |
Replica flash al signor Vela Taffi. Il Tam tam ‘Ferrarelle’ non era un editoriale del Sole 24Ore, ma un corsivo, come certificato dal carattere utilizzato. Quindi con tentativo, evidentemente per Vela Taffi non riuscito, di essere ironico e con libertà di linguaggio parlato e anche dialettale. |