Nuova condanna per Pomicino
Ha diffamato il gip Occhiofino
SI ALLUNGA L'ELENCO delle condanne riportate dal neo parlamentare europeo Paolo Cirino Pomicino, ora alfiere della formazione guidata da Clemente Mastella.
L'ultima condanna Pomicino l'ha ricevuta per aver diffamato il gip del tribunale
di Napoli Marco Occhiofino, al quale ha dedicato alcuni passaggi del libro 'Strettamente riservato', edito da Mondadori.
Il 26 maggio il giudice Gabriella Migliaccio della prima sezione civile del tribunale di Milano ha emesso la sentenza,

Franco Ambrosio e Antonio Bassolino
depositata il 7 giugno, con la quale condanna l'europarlamentare e la Mondadori a risarcire Occhiofino con ventimila euro, a pagare 7500 euro agli avvocati del gip e a pubblicare la sentenza per estratto sul Corriere della sera.
Il libro 'Strettamente riservato', firmato con lo pseudonimo di Geronimo, utilizzato dall'ex ministro anche per i fondi sul Giornale di Paolo Berlusconi, viene pubblicato nel maggio del 2000 e nelle prime settimane Pomicino batte sul fatto che per le vicende citate nel volume non arrivano smentite (e tanto meno citazioni o querele) e quindi gli episodi da lui riportati sono "la verità, nient'altro che la verità". Una lettura fatta propria da alcuni giornalisti partenopei (Enzo Ciaccio del Mattino e il direttore del Denaro Alfonso Ruffo) e da Giuliano Ferrara, editorialista del settimanale della Mondadori


Enzo Ciaccio e Alfonso Ruffo

Panorama. Non passano neanche due mesi e iniziano a partire una serie di citazioni; tra i primi gli ex pm della Tangentopoli napoletana Rosario Cantelmo e Nicola Quatrano e il gip Marco Occhiofino, assistiti dall'avvocato Achille Janes Carratù e dal
professore Enrico Vitali, del foro di Milano, sede competente per il giudizio, e il pm milanese Ilda Boccassini che ha invece presentato la citazione a Napoli, assistita dagli avvocati Salvatore e Nicola Morvillo del foro di Milano e dal professore Valerio Tozzi di Napoli.
Per avere diffamato Rosario Cantelmo e Nicola Quatrano il 15 aprile 2003, con sentenza depositata il 25 giugno, il giudice Cesare De Sapia, della prima sezione civile del tribunale di Milano, ha condannato Pomicino e la Mondadori al pagamento di ventimila euro, con altri duemila a carico del solo ex ministro, in base all'articolo 12 della legge sulla stampa. La sentenza inoltre indicava in settemila euro le spese da versare ai legali degli ex pm e imponeva la
pubblicazione dell'estratto sulle pagine del Corriere della sera.
Per il libro 'Strettamente riservato' e per un capitolo del libro pubblicato dal settimanale Panorama, il 2 maggio del 2003 il giudice Giuseppe De Tullio del tribunale civile di Napoli ha condannato Pomicino,

Ilda Boccassini, Rosario Cantelmo e Nicola Quatrano
l'allora direttore di Panorama Roberto Briglia e la Mondadori a pagare alla Boccassini un risarcimento di 40mila euro, ai suoi avvocati cinquemila euro di spese legali e alla pubblicazione di un estratto della sentenza sul settimanale Panorama e sul quotidiano La Repubblica.
Occhiofino ha invece aspettato un anno in più per un risarcimento che qualche addetto ai lavori giudica modesto dal momento che, in questo caso, l'europarlamentare ha attaccato il magistrato, ma si è dilungato anche sull'uomo spendendo parole che il giudice di Milano ha giudicato gravemente diffamatorie. Peraltro non va dimenticato che Occhiofino, nella veste di presidente del tribunale dei ministri (completavano il collegio Giuseppe De Tullio e Francesco Pellecchia), il 6 ottobre 1995 ordina l'arresto di Pomicino, che rimane per diciassette giorni rinchiuso nel carcere di Poggioreale.
Nel libro l'ex ministro accusa il gip di non avere indagato, per faziosità politica,


Giuliano Ferrara e Clemente Mastella

su un presunto finanziamento girato dall'imprenditore Franco Ambrosio "al Pci con la benedizione di Antonio Bassolino". Passa quindi a un violento attacco sul piano personale, duro sin dall'esordio: "Questo Occhiofino, fra l'altro, era un bel personaggio. Dopo
averlo conosciuto, mi sono convinto della necessità di sottoporre i candidati alla magistratura a test psico-attidudinali, come si fa per i piloti. Egli, infatti, schierato a sinistra, bruttino come me epperò single, aveva il vizio di corteggiare insistentemente tutte le fanciulle". E poi continua citando episodi negati dal gip e "indimostrati" da Pomicino e dalla Mondadori.
"Il brano riportato -scrive Gabriella Migliaccio nella sentenza - è all'evidenza lesivo della reputazione dell'attore (il gip diffamato, ndr), sia sul piano professionale, che personale. L'Occhiofino è infatti presentato come un giudice parziale, svolgente la sua attività in relazione al suo orientamento politico, sì da ignorare una notizia di reato; viene inoltre messo in dubbio il suo
equilibrio psicologico, anche nel comportamento e nei rapporti con le donne sistematicamente e insistentemente corteggiate senza successo. Né ricorre nella specie alcuna scriminante posto che la verità dei fatti è negata dall'attore ed indimostrata dai convenuti (Pomicino e
Giuseppe De Tullio, Achille Janes Carratù e Valerio Tozzi
la casa editrice Mondadori, ndr) per la diffusa e malevola ironia, intesa a porre in ridicolo la persona dell'Occhiofino".