Repubblica Napoli,
ipotesi piazza Borsa
DOPO UNA RICERCA durata dieci mesi forse è stata trovata la nuova sede per la redazione di Repubblica Napoli. La squadra guidata da Giustino Fabrizio dovrebbe lasciare il seicentesco palazzo Ruffo della Scaletta alla Riviera di Chiaia per trasferirsi a piazza Bovio, più conosciuta come piazza della Borsa, nello stesso palazzo che ospita il coordinamento regionale di Forza Italia, a poche centinaia di metri dalla questura e da palazzo San
Giacomo.
Dalla nascita dell’edizione campana, nell’aprile del 1990, sarebbe il terzo cambio di indirizzo: la prima sistemazione fu il prestigioso appartamento
Piazza Borsa. Il palazzo che ospiterebbe la redazione di Repubblica Napoli
di palazzo Partanna a piazza dei Martiri, di proprietà dell’Unione industriali allora presieduta da Salvatore D’Amato, con il pagamento di un canone esorbitante: trentaquattro milioni di lire al mese; nel giugno del 2006 c’è il trasferimento a palazzo Ruffo e dopo otto anni potrebbe ora esserci un nuovo trasloco, sempre dettato dalla necessità di tagliare i costi.
In questi mesi sono state visionate varie soluzioni: a via Cesario Console nel palazzo che si affaccia sul circolo Canottieri; al centro direzionale; al piano terra di un palazzo di piazza Borsa e infine in un appartamento di via Marchese Campodisola. Sembrava la soluzione definitiva, ma forse a Roma qualcuno avrà osservato che non era la più opportuna dal momento che la sede era di proprietà dell’imprenditrice Anna Normale, moglie del parlamentare europeo pd Andrea Cozzolino, tra l’altro protagonista della vicenda non ancora conclusa dell’ecomostro di Alimuri.
Alla fine la scelta sarebbe caduta sul palazzo di piazza Borsa che separa via Sanfelice e via Depretis: un appartamento con terrazzo al settimo piano che ospiterebbe anche la Manzoni, la concessionaria della pubblicità del giornale. Il trasloco sarebbe in calendario per ottobre, ma l’accelerazione sulla nuova sede ha spinto gli eredi Mascia, proprietari dell’appartamento di palazzo Ruffo, a proporre a Repubblica una sostanziosa riduzione del canone.