Comunicazione, i tre
premiati da Mattarella

A GENNAIO il presidente della Repubblica Sergio Mattarella premierà con il titolo di cavaliere, di ufficiale o di commendatore della Repubblica italiana quaranta cittadini, quasi tutti poco noti, che si impegnano ogni giorno per debellare le malattie, combattere la criminalità, fare crescere l’integrazione, promuovere il rispetto della legalità.  
L’elenco dei quaranta è stato diffuso dal Quirinale il 12 novembre e tre dei premiati si occupano di informazione e comunicazione; sono tutti meridionali e ‘cavalieri’: ci sono i giornalisti Michele Albanese e Amalia De Simone e l’editore Rosario Esposito La Rossa. Queste le loro schedine.
MICHELE ALBANESE. Nato nel dicembre del 1961 a Cinquefrondi, un paese del Reggino alle pendici dell’Aspromonte dove vive e lavora, diploma tecnico industriale a Polistena, laurea in Scienze naturali all’università di Messina, giornalista professionista, Albanese comincia a scrivere nel 1981 come corrispondente da Cinquefrondi per il quotidiano Oggi Sud, passa

quindi alla Gazzetta del Sud dove rimane fino al 2000 quando viene assunto, prima corrispondente e poi redattore, dal Quotidiano di Calabria, diventato nell’estate del 2014 Quotidiano del Sud dopo la fusione con il Corriere dell’Irpinia. Negli anni collabora con Avvenire, Sole 24 Ore, Adn Kronos e dal 2001 in avanti con l’Ansa.
Si occupa da sempre di cronaca nera e giudiziaria seguendo l’intensa attività delle

Sergio Mattarella

tante 'ndrine che infestano la piana di Gioia Tauro, dai Piromalli ai Pesce, dai Bellocco ai Mazzagatti, dai Mammoliti ai Gallico, dai Parrello ai Molè. È tra l’altro suo nel 2014 lo scoop, ripreso da tutti i media nazionali, sull'inchino della statua della Madonna delle Grazie davanti alla casa del boss Giuseppe Mazzagatti a Oppido Mamertina. Le sue cronache puntuali sulle attività della criminalità organizzata e sulle indagini della procura reggina, dal marzo 2013 guidata da Federico Cafiero de Raho, non piacciono alle cosche della piana di Gioia Tauro e cominciano le intimidazioni, le minacce, le telefonate anonime, i furti in casa. Nel luglio del 2014 i segnali di un’imminente azione clamorosa nei suoi confronti diventano molto allarmanti; viene convocato in questura a Reggio Calabria e gli viene assegnata una scorta di terzo livello. Da allora può girare soltanto su un’auto blindata accompagnato da due uomini delle forze dell’ordine.
AMALIA DE SIMONE. Napoletana con natali sardi (Sassari), quarantatre anni, una laurea in Giurisprudenza con una tesi in Filosofia politica, Amalia De Simone ha l’abilitazione a esercitare la professione di avvocato ed è giornalista professionista dal marzo del 2003. Direttrice di Radio Siani, l’emittente anticamorra di Ercolano, videoreporter del Corriere.it e blogger, ha realizzato una serie di inchieste, occupandosi, tra l’altro, dell’amianto ad Avellino, del clan dei Casalesi, della mafia nigeriana che controlla gli immigrati clandestini

Federico Cafiero de Raho (*)

dell’area di Castel Volturno. Un lavoro duro, andando di persona a scavare anche dove era rischioso farlo, subendo minacce, grazie al quale ha ottenuto riconoscimenti prestigiosi dalle giurie dei premi Maria Grazia Cutuli e, nel 2006, Cronista dell’anno. Intanto ha superato, in pratica da sola, una vicenda che rischiava di schiacciarla.
La data che segna la svolta nella sua vita professionale è il 4 gennaio del 2007. Quel

giorno Il Mattino, il quotidiano per il lavora da anni a tempo pieno e senza contratto, pubblica in cronaca, con richiamo in prima, un’intera pagina. Il servizio, firmato da Amalia De Simone, si intitola: “Sequestro dimenticato / la villa tornerà al boss”. La notizia è che per una disattenzione dell’intera sezione delle Misure di prevenzione del tribunale di Napoli la villa confiscata a Luigi Vollaro tornerà al capoclan di Portici. È una notizia non vera, messa in circuito da un avvocato poi arrestato, ed è un errore grave che diventa gravissimo con un’impaginazione molto enfatizzata dai deskisti della cronaca.
Il quotidiano di via Chiatamone non è nuovo a infortuni di questo genere, ne ha fatti prima, ne farà dopo: nel marzo del 2011, ad esempio, ha scritto in prima pagina della “assoluzione” dell’autista del commando che ha ucciso Silvia Ruotolo mentre era stato condannato all’ergastolo, costringendo il giorno stesso della pubblicazione il presidente della corte d’appello Antonio Buonajuto e il procuratore generale Luigi Mastrominico a convocare una conferenza stampa per smentire con durezza la notizia.
Torniamo a Vollaro. Lo scivolone è facilmente rimediabile perché i sei giudici delle Misure di prevenzione si limitano a chiedere, attraverso il presidente del tribunale Carlo Alemi, una rettifica chiara e tempestiva, peraltro sollecitata dalla stessa De Simone. Superficialità e arroganza spingono invece il direttore del Mattino Mario Orfeo e gli ufficiali della cronaca a traccheggiare, salvo

poi, dopo oltre tre settimane, mettere in pagina una rettifica che non rettifica. A questo punto parte la richiesta di risarcimento danni da parte dei magistrati; la causa in primo grado si chiude due anni dopo con la sentenza emessa dal tribunale civile di Roma che condanna l’editore, il direttore e l’autrice dell’articolo a un risarcimento di sessantamila euro.
Ma l’editore Caltagirone, i dirigenti della società e i graduati del Mattino che, prima

Carlo Alemi

di pubblicare la notizia, non hanno fatto i controlli per i quali sono pagati, hanno sfidato i magistrati sulla questione della rettifica (questione centrale come ribadito nella citazione presentata contro il giornale), hanno interrotto la collaborazione con la cronista, riescono anche a fare di peggio.
Il 14 giugno del 2012 viene notificata ad Amalia De Simone una citazione con la quale il Mattino spa, attraverso un arbitrario e cervellotico ricalcolo delle responsabilità, le chiede di coprire il 70 per cento del risarcimento danni. È una scelta che probabilmente non ha precedenti e testimonia la volontà di annichilire la cronista che si era permessa di avviare una causa di lavoro.   
Da questo inferno la De Simone è uscita poco meno di diciotto mesi fa come lei stessa racconta sull’organo on line di Stampa veneta, il sindacato al quale da qualche anno si è iscritta, e su Refusi, il sito dei giornalisti veneti free lance. Non poteva però mancare una ciliegina finale da via Chiatamone. Per sottoscrivere l’accordo che chiudeva tutto il contenzioso giudiziario i dirigenti del Mattino spa hanno preteso un assegno di quattromila euro come contributo alle spese legali, che, grazie alle sollecitazioni del Sindacato veneto, sono state coperte dal fondo antiquerele della Federazione della stampa.
ROSARIO ESPOSITO LA ROSSA. Nasce scrittore, oggi è soprattutto editore, ma anche promotore di attività sportive, organizzatore teatrale, imprenditore agricolo. Napoletano di uno dei quartieri difficili, Scampia, dove nel 1988 è nato, vive e lavora, Rosario Esposito La Rossa esordisce pubblicando con ‘Marotta & Cafiero editori’ una raccolta di racconti, ‘Al di là della neve’. Il secondo libro, con prefazione di don Luigi Ciotti, è ‘Libera voce, speranze, delusioni e canzoni dei ragazzi di Napoli’; il terzo

Don Luigi Ciotti

nel 2010 si intitola ‘Mostri’, una galleria con quaranta storie sui diritti umani; l’anno successivo dà alle stampe ‘Sotto le ali dell’airone’, che parla di un calcio diverso sulla scorta dell’esperienza fatta alla scuola calcio dell’Arci di Scampia; i suoi racconti sono presenti in varie antologie: ‘Voci
migranti
’, ‘La ferita’, ‘La giusta parte’.
Sul fronte dello sport nel 2013 fa nascere lo ‘Scampia rugby football club’ e insegna calcio alla scuola dell’Arci di Scampia, che

con più di cinquecento iscritti è una delle più grandi d’Italia.
Con Maddalena Stornaiulo nel 2007 dà vita all’associazione Vodisca, acronimo di ‘Voci di Scampia’, in memoria di suo cugino Antonio Landieri, vittima innocente di camorra al quale aveva dedicato anche il primo libro. Landieri venne ucciso il 6 novembre del 2004 durante uno dei tanti agguati della faida tra gli esponenti del clan di Ciro Di Lauro e gli Scissionisti. Antonio quel giorno era in strada con amici e quando cominciò il fuoco delle pallottole tutti scapparono; gli amici furono feriti alle gambe, Antonio, che aveva una disabilità motoria, fu colpito da due proiettili alla schiena.
Diversi i fronti di intervento di Vodisca. C’è la compagnia di teatro civile, fondata nel 2010, che ha rappresentato spettacoli in giro per l’Italia, e al mondo del teatro è dedicato il web magazine ‘Quarta parete’, nato nel 2011.
C’è la Fattoria Vodisca, aperta nell’aprile del 2014, cinque ettari di terreno con spazi di didattica per bambini disabili, un centinaio di ulivi e trecento alberi di ciliegio. L’obiettivo è produrre, scrive il sito ‘il redattore sociale’ “miele,

confetture, marmellate. Si produrranno poi ortaggi in via di estinzione o poco redditizi, dalle papaccelle al broccolo del Vomero, Il progetto è stato reso possibile grazie a un bando per la riqualificazione del territorio promosso dall’Abc Napoli, Acqua bene comune, proprietaria dei terreni e vinto dall’associazione di Scampia”.
Nel 2010 Tommaso Marotta e Anna Cafiero, titolari della ‘Marotta & Cafiero

Maddalena Stornaiuolo (**)

editori’, decidono di andare in pensione e regalano marchio e società, con ventimila volumi, a Rosario Esposito la Rossa e a sua moglie, Maddalena Stornaiuolo. Da allora la casa editrice, trasferita da Posillipo a Scampia, ha prodotto decine di titoli nel rispetto di regole ferree: utilizzo esclusivo di carta riciclata e di inchiostri non inquinanti e prezzo di copertina che non può superare i dieci euro. Per il reperimento dei fondi la strada scelta è il crowdfunding, con donazioni individuali e collettive.


(*) Da www.dagospia.com
(**) Da www.radiopopolare.it