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Roma, formato nuovo
e si tenta di resistere |
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È DURATO PIÙ di due mesi il tour tra le tipografie della Campania alla ricerca della soluzione giusta: il Roma fino al 28 febbraio, quando si sono definitivamente inabissate le Edizioni del Roma srl (titolare della testata) e le Edizioni del Roma società cooperativa (che confezionava il quotidiano), si stampava alla Stiem di Fisciano, a pochi chilometri da Salerno, tipografia diretta da Andrea Colombo; il primo marzo, con la nascita della Cooperativa nuovo giornale Roma, la srl messa in piedi dai redattori per non chiudere il |
giornale, c’è stato il passaggio ad Acerra, alla Grafic Processing di Augusto Celetti, dieci anni fa presidente della Edizioni del Roma cooperativa, con il quale c’era stata una clamorosa rottura nel settembre 2011. Ma la scelta di Acerra è durata poco: |

Augusto Celetti e Andrea Colombo |
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il 19 marzo c’è stato il ritorno, per un mese, a Fisciano. Il 23 aprile l’approdo a Marcianise, al Centro Offset Meridionale, la srl che ha come amministratore Aldo Boni, poi un breve ritorno alla Stiem (dal 12 al 23 maggio), quindi l’accordo con la Offset e il 24 maggio il varo del nuovo formato, un mini tabloid (28 centimetri per 42, rispetto ai 32 per 44 di Repubblica) di quaranta pagine, di cui otto a colori.
Il contratto, con una tiratura di poco superiore alle tredicimila copie, viene rinnovato di mese in mese.
Assestati, almeno per ora, tipografia, grafica, formato e foliazione, restano in piedi gli altri nodi per dare al giornale una prospettiva; il primo è la mancanza di un editore che decida di investire sul giornale. Il risultato è che giornalisti e amministrativi lavorano, ma non prendono soldi e la resistenza è vicina al limite. Da giugno 2012 ad oggi i dipendenti hanno ricevuto due stipendi, la tredicesima e un paio di acconti di qualche centinaio di euro. Dal primo marzo hanno dato vita alla Cooperativa nuovo Roma, ma si sono assunti il 22 aprile,
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Tiberio Brunetti e Fabio Postiglione
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incassando per marzo e aprile dall’Inpgi l’assegno di disoccupazione. La disoccupazione invece, almeno per ora, continua per tre redattori: Valeria Bellocchio, Ciro De Pinto, Fabio Postiglione.
Altra questione da affrontare è il rinnovo dei contratti stipulati dalla |
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vecchia società: per la sede, un appartamento ampio in un prestigioso palazzo di via Chiatamone, il cda della cooperativa (Roberto Paolo, Mario Pepe e Antonio Sasso) si è limitato a comunicare ai proprietari l’intenzione di mantenerla; il contratto della vecchia società con la Telecom per le linee telefoniche è scaduto, ma non è stato ancora rinnovato, quindi i giornalisti possono ricevere telefonate, ma non farne. E per servizi e interviste si lavora con i telefonini.
Intanto la ricerca di un editore non fa passi in avanti.
Sembrano in forte calo le chance di un accordo con l’imprenditore del settore sanitario Simone Improta, che in collaborazione con Tiberio Brunetti, aveva mostrato interesse all’acquisto del giornale e il 16 marzo era andato in redazione per incontrare i giornalisti. Il muro al momento più difficile da scalare è l’acquisto della testata, di proprietà della Edizioni del Roma srl.
Al di là delle attenzioni nei confronti delle vecchie società da parte della magistratura sia penale che civile, non è individuare dietro i rappresentanti formali della società chi veramente è in grado di decidere e quale può essere
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una valutazione realistica della testata.
Alla caccia ai registi dell’operazione Roma si sono dedicati in questi anni soprattutto il Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi, che ha nel consiglio d’amministrazione Paolo Berlusconi con le figlie Alessia e Luna, e |

Paolo Berlusconi e Roberto D'Agostino |
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Dagospia, il sito seguitissimo inventato nel 2010 da Roberto D’Agostino. Negli articoli è sempre presente Italo Bocchino, per anni dominus pubblico del giornale, ma sono molto citati anche l’ex moglie di Bocchino, Gabriella Buontempo, e di riflesso il padre Eugenio, venticinque anni fa costruttore rampante (e anche editore) vicino al partito socialista poi coinvolto nelle inchieste di Tangentopoli, e il professore Vincenzo Maria Greco, braccio destro del Pomicino ruggente degli anni Ottanta e Novanta.
Nebbia fitta nasconde anche la valutazione della testata. Sette anni fa il perito Marzio Pennacchini Montino, consulente nominato dal giudice del tribunale di Roma che si accingeva a organizzare l’asta per la vendita della testata su sollecitazione dei creditori della società, fu molto generoso stimandola sei milioni di euro. Una valutazione ‘larghissima’ che includeva, in maniera del tutto impropria, i due milioni e mezzo annuali del finanziamento pubblico. Oggi la situazione è completamente cambiata, con un Roma più magro sul versante delle vendite e della raccolta pubblicitaria. In ogni caso per il prezzo tutto dipenderà dalle strategie dei registi della società. |
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