Condannata la Poligrafici
per attività antisindacale

IL TRIBUNALE DI Bologna ha emesso un’importante sentenza in materia di permessi sindacali. Con la decisione depositata il 22 ottobre il giudice del lavoro Maurizio Marchesini ha condannato per attività antisindacale la Poligrafici editoriale, la spa con un capitale di oltre 34 milioni di euro che pubblica Il Resto del Carlino (oltre al Giorno e alla Nazione) ed è controllata dagli eredi dello zuccheriere Attilio Monti, la figlia Maria Luisa Monti Riffeser, presidente del consiglio d’amministrazione, e il nipote, Andrea Riffeser, che della società è vice presidente, amministratore delegato e direttore generale.
Nel giudizio promosso nel marzo 2002 dal cronista del Carlino Marco Gardenghi, affiancato dall’Aser, l’Associazione stampa dell’Emilia Romagna,

assistita dagli avvocati Alberto Piccinini e Valerio Cerritelli, e dalla Federazione nazionale della stampa, difesa dall’avvocato Bruno Del Vecchio, viene citata per attività antisindacale la Poligrafici, difesa dagli avvocati Marco Dori di Bologna e Marco


Bruno Del Vecchio e Marco Gardenghi

Papaleoni di Firenze, affiancata dalla Fieg, la Federazione italiana editori giornali, i cui legali sono Tommaso Tommesani e Ernesto Irace.
La vicenda ha inizio il 15 novembre del 2001 quando Marco Gardenghi, attraverso la mail aziendale, invia a tutti i colleghi un lungo commento molto critico sulle proposte avanzate dall’editore in merito a uno dei tanti piani di riorganizzazione del giornale.
Giornalista della sede di Ferrara del quotidiano bolognese, Gardenghi, natali ferraresi, cinquant’anni, da quattordici professionista (preceduti da otto, sempre al Carlino, vissuti da abusivo e precario) esprime la sua opinione nella veste di redattore. I suoi giudizi non piacciono ai vertici della Poligrafici, che decidono una replica immediata e durissima, anche in considerazione dell’attività sindacale svolta da Gardenghi, che, dopo tre anni da vice, dal dicembre 1998 è presidente dell’Aser. Un’attività mai particolarmente apprezzata da Riffeser, rappresentante dell’ala dura all’interno della Fieg, se è vero che nel ’97, dopo un decennio di attività ininterrotta in Italia e all’estero (al seguito della nazionale), Gardenghi era stato sollevato dall’incarico di cronista del rugby, salvo ricevere l’anno successivo il premio come miglior (ex) giornalista italiano del settore.
Ma torniamo alla replica della Poligrafici. Nella stessa giornata del 15 novembre, sempre utilizzando la mail interna, l’editore informa tutti i giornalisti


La Repubblica del 17 novembre 2004

che ha affidato ogni valutazione sul testo firmato da Gardenghi alle direzioni del gruppo e ai propri legali.
Sei giorni dopo comunica al presidente dell’Aser che sta decidendo se trattenere dalle ferie maturate i giorni di riposo settimanali “goduti irregolarmente”.
Il 30 novembre il direttore responsabile del Carlino Marco Leonelli, senza fornire alcuna motivazione, esclude Gardenghi dal lavoro già pianificato per la

domenica seguente e per tutte le successive, “nonostante i gravi problemi - scrive il magistrato nella sentenza – creati alla redazione di Ferrara con tale comportamento”.
Nel frattempo i tecnici informatici del giornale escludono Gardenghi dalla possibilità di utilizzare la mailing aziendale.
Il 28 marzo 2002 la Poligrafici comunica al giornalista che dal mese successivo avrebbe scalato dalle ferie 111 corte godute “illegittimamente”, minaccia concretizzata con la busta paga di aprile.
Una raffica di iniziative che nel corso delle udienze gli avvocati della Poligrafici cercano di presentare come scollegate e prive di intenti persecutori, citando come testi anche l’ex direttore del Carlino Marco Leonelli e quello in carica, Giancarlo Mazzuca. Ma le argomentazioni dei legali dell’editore non convincono il magistrato, anzi.
“Il carattere strumentale e punitivo di tali comportamenti aziendali – scrive il giudice Marchesini – appare con ancora maggiore evidenza ove si esamini il contenuto e le motivazioni formali date dall’azienda a tali comportamenti. Da tale esame infatti è emersa l’assoluta e palese illegittimità di tali comportamenti, e la pretestuosità ed inconsistenza delle motivazioni formali addotte, come emerso con chiarezza ed univocità dall’istruttoria svolta”.
Da queste premesse scaturisce una sentenza, in qualche modo esemplare, a tutela di chi svolge attività sindacale. Infatti il giudice del lavoro del tribunale

di Bologna sancisce l’antisindacalità del comportamento della Poligrafici e ordina che il dispositivo della sentenza sia affisso nelle bacheche aziendali della Poligrafici per venti giorni e venga pubblicato, a spese dell’editore, sulla Repubblica e sul Corriere


Marco Leonelli e Giancarlo Mazzuca

della sera. Dichiara inoltre “il diritto di Gardenghi a non subire oneri anche riflessi per l’uso dei permessi sindacali retribuiti e l’illegittimità del criterio di maturazione della corte”; condanna la Poligrafici al ripristino delle ferie maturate dall’aprile 2002; dichiara “l’illegittimità del provvedimento con cui la Poligrafici, a mezzo dei direttori Mazzuca Giancarlo e Leonelli Marco, ha esonerato Gardenghi Marco dai turni domenicali”; condanna la Poligrafici al risarcimento dei danni subiti dal giornalista, “in conseguenza dell’illegittima esclusione dai turni domenicali, da liquidare in separato giudizio”.
Per le spese legali il giudice Marchesini fissa in 19mila euro la somma da versare a Gardenghi e all’Aser e in diecimila quella da pagare alla Fnsi.
“La sentenza del tribunale di Bologna – dichiara Giovanni Rossi, segretario generale aggiunto della Fnsi – riconosce i diritti del giornalista e del sindacato ed è una decisione importante perché fa chiarezza su una questione centrale, oggetto dell’attacco mosso dalla Poligrafici e dalla Fieg: i permessi sindacali sono a pieno titolo tempo di lavoro. Né va sottovalutata la parte che riconosce la possibilità di utilizzare le mail aziendali per comunicazioni sindacali perché tutela la piena agibilità, all’interno dei giornali, per chi fa sindacato”.