Il caso del tg campano,
cinque domande a Casarin

ALLE DIECI DI mercoledì 24 ottobre Alessandro Casarin, dal primo ottobre direttore ad interim del Testata giornalistica regionale, è atteso a via Marconi per una visita alla redazione partenopea della Rai.
Quando venne a Napoli nell’aprile di cinque anni fa, in occasione della presentazione del piano editoriale del redattore capo Antonello Perillo insediato da due mesi, fu accolto nel foyer della Rai affollato da giornalisti e tecnici e al tavolo della presidenza, oltre al direttore e al redattore capo, c'erano il vicario della Tgr Federico Zurzolo e Vittorio

Di Trapani, segretario dell’Usigrai, coordinati da Fabrizio Cappella del comitato di redazione; in chiusura un buffet con tartine e pasticcini.
Nel corso dell’incontro soltanto su un passaggio delle diciassette cartelle del piano editoriale Casarin ha interrotto il redattore capo. Sul punto riportiamo la cronaca pubblicata da Iustitia che racconta il tentativo di Perillo di spiegare al direttore gli ascolti molto

Vittorio Di Trapani

modesti del tg delle 19,30 rispetto all’edizione delle 14: una delle cause, sosteneva il capo redattore, sta nel fatto che la sera vengono riproposti troppi servizi uguali dando al telespettatore l’impressione del già visto, ma è un problema comune a tante redazioni. A questo punto è stato stoppato dal direttore della Tgr: non è vero, accade soltanto in pochissime redazioni. Perillo ha incassato il gancio, ha piegato le ginocchia e ha provato a ripartire: ma noi abbiamo un problema di organico. E Casarin ha fatto partire un altro colpo: ad Aosta hanno quindici redattori e ribattono sempre tutti i pezzi”. 
Cinque mesi dopo la visita a Fuorigrotta Casarin, per motivi personali, si è dimesso da direttore della Tgr, incarico che ora gli è stato riassegnato. Sarebbe interessante sapere se oggi è informato sulla qualità dell’informazione fornita da via Marconi ai telespettatori campani e che cosa ne pensa. Per questo motivo Iustitia gli ha rivolto alcune domande senza affrontare questioni di carattere generale ma limitandosi a pochi

Federico Zurzolo (*)

fatti precisi, importanti e meno importanti.
Partiamo dai servizi ripetuti che cinque anni fa erano frequenti ma oggi sono diventati un’epidemia. Da un lavoro certosino sui tg e su Buongiorno Regione risulta che dall’otto febbraio al 25 luglio sono stati ripetuti 1097 servizi, con una media quotidiana di 6,52 servizi al giorno, sabati e domeniche incluse; dal 24 agosto al 18 ottobre sono stati

254 in 56 giorni, con una media di 4,52 al giorno. Non c’è però nessuna resipiscenza ma il calo, soltanto temporaneo, dipende dal fatto che Buongiorno Regione è ripartita il 24 settembre. E nelle ultime settimane, accanto a notizie trasmesse due volte, si sono intensificate le ‘triplette’ fino a un servizio su Pompei del 17 ottobre andato in onda quattro volte. Primati straordinari che comunque si possono migliorare. Ma perché i telespettatori campani, che pure pagano lo stesso canone delle altre regioni d’Italia, devono subire il bombardamento di servizi ‘vecchi’?
Sempre in tema di rispetto dei telespettatori passiamo al cassetto delle giacenze’ dal quale vengono tirati fuori e scongelati servizi a distanza di giorni, settimane, in qualche caso mesi da quando il fatto è accaduto. Ma se la notizia non è andata in onda quando era ‘calda’ è stata evidentemente giudicata di scarso interesse. Quindi perché riempire di fuffa, per di più stantia, il tg che copre realtà come Napoli e la Campania sempre ricche di notizie? Facciamo un esempio. Il 18 settembre viene presentato il restauro di palazzo Carafa in via San Biagio dei librai. A fine mattinata l’Ansa lancia la notizia che per conquistare un posticino al tg campano impiega due settimane, il 3 ottobre, e viene rilanciata a
Buongiorno Regione dopo altri otto giorni, l’undici ottobre.
Dopo avere affrontato l’onda dei servizi fotocopia e le notizie ‘vecchie’ e indigeste citiamo la sciatteria abituale dei ‘sottopancia’ da imputare alla redazione
Campo Dall'Orto, dg Rai dall'agosto 2015 al giugno 2017

e all’ufficio produzione che pure conta otto unità guidate da Maria Teresa Buccico. Una sciatteria che a volte ha effetti comici come è accaduto al processo a Silvio Berlusconi, condannato per ‘l’acquisto’ del senatore Sergio De Gregorio, quando sono stati invertiti i sottopancia dell’accusa (il pm Vincenzo Piscitelli) e della difesa (l’avvocato Michele Cerabona) o effetti sorprendenti quando redattori e tecnici di via Marconi sono riusciti nell’impresa di sbagliare il nome dell’allora direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto. Ma per Perillo e Buccico è così difficile mettere in onda sottopancia corretti?
Passiamo a un altro nodo della sede napoletana della Rai: l’uso dei droni. Con una iniziativa più da pro loco o da assessorato al turismo ogni sabato il tg delle 14 dedica quasi la metà del tempo, otto minuti su 19, al ‘Tg itinerante’, un viaggio nei comuni della regione per decantarne bellezze e risorse. La gran parte delle trasferte nelle province è riservata a uno dei pupilli di Perillo, l’irpino Rino Genovese, quelle che restano se le dividono Francesca Ghidini e Enzo Perone. E qui scatta la prima anomalia: in tutti i servizi Genovese utilizza i droni; in nessuno dei servizi degli altri due redattori vengono usati i droni. Perché?

Carlo Verna

Alla domanda non ha risposto nessuno dei dirigenti della Tgr, né Perillo, né il vice direttore con base Napoli Carlo De Blasio e neanche Vincenzo Morgante che ha guidato la testata fino al 30 settembre scorso. Una risposta l’ha invece fornita il blogger irpino Fabrizio Guadagno che ha riservato un lungo articolo al ‘Tg itinerante’ realizzato a Montoro, in Irpinia, da Genovese nella primavera del 2017. Il comune di

Montoro, scrive Guadagno, ha ricevuto un’offerta da una società, Media Club, che si è candidata a realizzare un “supporto multimediale” per promuovere Montoro in cambio di 2500 euro più iva. Il comune accetta e Genovese ha le immagini. Ma, si domanda Guadagno, “possibile che la Rai non sia capace di realizzare con i propri mezzi un video della durata di una manciata di minuti? Che fine ha fatto il servizio pubblico?
E, aggiungiamo, possibile che soltanto i sindaci che incontra Genovese comprino immagini da regalare alla Rai, mentre i primi cittadini che intervistano Ghidini e Perone siano tutti sprovveduti e tirchi?
I punti da toccare sarebbero ancora tanti ma limitiamoci a un accenno all’organico. È andato in pensione Enrico Deuringer ed è, purtroppo, scomparso Carlo Carione, ma non sono stati sostituiti. Né ci sono state sostituzioni per due malati di lunga durata. C’è poi la posizione ambigua di Carlo Verna, che dallo scorso ottobre è presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti: ufficialmente è appoggiato alla direzione

nazionale; in occasione delle partite di calcio si presenta a via Marconi per fare il pezzetto sul Napoli: quindi non dà un contributo all’organizzazione del lavoro ma riduce gli spazi dei cronisti sportivi.
Sono situazioni delicate e complesse che richiederebbero interventi decisi da parte di chi ha la responsabilità della redazione, ma il nocchiero di via Marconi è evanescente. E questo è uno dei problemi più difficili da risolvere:

Carlo De Blasio

Perillo spesso non si vede e quando c’è sceglie in maniera sistematica di non prendere decisioni con frasi del tipo “mi fido di te” o “io che ci posso fare” in risposta ai redattori che gli girano dubbi o problemi.   

(*) Da www.dagospia.com